I "Padroni del Veneto" abitano anche a Vicenza
Lunedi 25 Giugno 2012 alle 22:48 | 0 commenti
Oltre 280 pagine fitte fitte in cui si fa una disamina argomentata e disincantata del potere veneto negli ultimi vent'anni. È questa in buona sostanza l'architrave che regge I padroni del Veneto, libro del cronista Renzo Mazzà ro (qui la videointervista, qui un capitolo chiave del libro), giornalista del gruppo L'Espresso che scrive su Mattino, Nuova Venezia e Tribuna. Il libro nel tardo pome riggio è stato al centro di una presentazione in sala degli Stucchi, la sala nobile del comune di Vicenza: tra l'auditorio l'europarlamentare Pdl Sergio Berlato nonché altri tra politici, manager, uomini delle istituzioni beriche e, fra i sindacalisti, solo Gianfranco Refosco, segretario generale provinciale della Cisl di Vicenza.
Il sindaco di Vicenza Achille Variati (Pd) ha fatto da padrone di casa rispetto ad un dibattito che ha visto come relatori l'ex consigliere comunale berico della Margherita Luca Romano (da anni convertito agli studi sociologici) e lo stesso Mazzà ro: relatore il direttore del GdV Ario Gervasutti che ha orchestrato tempi e domande di una chiacchierata dal tono sempre amichevole, la quale ha fornito spunti di riflessione in quel triangolo concettuale, con ripercussioni reali, che è costituito da politica, economia e informazione. Sul banco degli imputati, almeno sul piano dialettico, Mazzà ro chiama il cosiddetto «quindicennio azzurro», indelebilmente marchiato dall'ex governatore veneto «Giancarlo Galan». E con lui la galassia politico-economica che gli gira attorno: dall'eurodeputato Lia Sartori, al gruppo Gemmo (non mancano infatti gli spunti in chiave vicentina: una realtà descritta come marginale rispetto al cuore vivo della regione), dal gruppo Mantovani all'assessore regionale ai trasporti Chisso. Relatori e moderatore, pur portatori di toni e punti di vista diversi, hanno convenuto sul periodo di crisi generale, culturale ed identitaria in primis, che sta attraversando il Veneto nonché sugli scompensi causati dal modello di sviluppo degli ultimi vent'anni, molto spinto sul piano della speculazione fondiaria e della gestione oligopolistica di parte della finanza regionale. Una situazione difficile creatasi anche per la mancanza di una opposizione di centrosinistra che a seconda dei casi, così sostiene l'autore, o è stata debole o ha partecipato alla spartizione di potere e appalti. In ultimo Mazzà ro ha anche puntato l'indice nei confronti di parte della magistratura veneta, rilevandone una certa inerzia nel trattare indagini che ad alto livello accenda i riflettori su colletti bianchi e flussi finanziari.
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