I motivi del default della BPVi, il presidente di ViNòva Otello dalla Rosa: chiusura provinciale e crisi di visione del mondo. E, gli ricordiamo, miopia dei media locali
Lunedi 7 Agosto 2017 alle 13:34 | 1 commenti
Pubblichiamo volentieri l'analisi che fa il presidente di ViNòva, Otello Dalla Rosa, del default della Banca Popolare di Vicenza con una doverosa premessa e puntualizzazione su una sua frase. Dalla Rosa, che non ce ne vorrà per la nostra "pignoleria", dice di aver seguito "il dibattito sulla crisi delle banche partito dalle pagine del Corriere della Sera e giunto di recente alle pagine del Giornale di Vicenza e delle testate on-line locali...". In effetti, se il dibattito è partito solo oggi sui media a cui fa cenno, la denuncia del default in arrivo è iniziata su VicenzaPiu.com dal 13 agosto 2010, come ben sa il presidente di ViNòva, che ha presentato "Vicenza. La città sbancata" per secondo e tra i pochi a Vicenza.
Se gli articoli che raccoglie il nostro libro dossier, il primo dei quali, appunto, datato 13 agosto 2010, avessero trovato un'eco diversa e non solo ostile presso, soprattutto, la stampa locale ufficiale e funzionale al sistema e presso tutto il sistema stesso, oggi moltissimi soci truffati non ci direbbero "se avessimo letto prima i suoi articoli...", molti meno ci gratificherebbero col loro "meno male che leggevo VicenzaPiu.com da tempo" e, soprattuto, si sarebbero evitati i dibattiti ipocriti e postumi odierni che sanno tanto di "excusatio (non) petita, accusatio manifesta".
Grazie, comunque, presidente per essere stato uno dei tanti in provincia ma ben il secondo a Vicenza (su tre, in compagnia dell'amico Andrea Pittarello e del Movimento 5 Stelle che lo ha voluto presentare simbolicamente a Palazzo Trissino) ad aver dato visibilità pubblica al nostro libro, premiato da un grande, e triste, successo di vendite nonostante nessun giornale locale, neanche fra quelli che lei chiama media on line, lo abbia mai citato come esistente...
Detto questo e in attesa di un nuovo appuntamento presso ViNòva su altri argomenti scottanti, che sappiamo stare a cuore anche a lei, leggiamo ora la sua nota e vediamo la sua inervista.
Il direttore
Il presidente di ViNòva analizza i motivi del default dell'istituto di credito
Dalla Rosa sulla BPVi: chiusura provinciale e crisi di visione del mondo
Serve è un sistema al passo con le esigenze di un Veneto e di un Nord-Est mutati
Di Banca Popolare di Vicenza si è parlato e se ne parla anche all'interno di ViNòva, ultima occasione la passeggiata che ha aperto il ciclo promosso dall'associazione e dal suo presidente, Otello Dalla Rosa. La prima tappa si è snodata proprio dalla sede centrale della Banca Popolare. Dalla Rosa ha qui portato i presenti in alcune riflessioni entrando nel merito della questione. «Ho seguito il dibattito sulla crisi delle banche - ha esordito Dalla Rosa - partito dalle pagine del Corriere della Sera e giunto di recente alle pagine del Giornale di Vicenza e delle testate on-line locali. È un dibattito che non spiega le cause della crisi e non consente di immaginare un futuro migliore. Per il momento, purtroppo, è solo un gioco allo scarica-barile nel rimpallo di responsabilità a cui stiamo assistendo. Se da un lato credo sia giusto voltare pagina, dall'altro ciò non deve essere fatto troppo in fretta e soprattutto senza aver capito bene cosa è successo. Giusto richiamare Intesa SanPaolo ad un ruolo attivo, ma proponendo una nostra visione della città e dell'economia. A questo punto, però, il problema non sono i nemici esterni, bensì il nostro progetto di sviluppo per Vicenza e per il Veneto. Il default della BPVi ha dimostrato che una chiusura "provinciale", una fuga dalla competizione globale, il far finta di non vedere i dati, la presunzione di essere superiori agli altri, ci ha portato a una drammatica bancarotta, alla perdita irrimediabile di credito e di reputazione. Adesso dobbiamo per forza aprire una strada nuova. E non può essere che la strada dell'integrazione, dell'alleanza con le altre città , per costruire una identità e una società veneta nuova, metropolitana, migliore di quella perduta. Oggi abbiamo bisogno di nuove banche e nuove istituzioni, per tornare a contare in Europa.»
Il dibattito dell'ultimo periodo è stato inaugurato dalle sferzate di De Bortoli sul Corriere, dove l'intera classe dirigente del Nordest è stata richiamata alle proprie responsabilità , a partire dagli imprenditori dimostratisi inadeguati sia nel ruolo di soci, che in quello di amministratori, ma anche come clienti.
Nel mezzo della discussione tuttavia il cittadino comune viene lasciato da parte, rendendogli di difficile comprensione quanto sta accadendo, se non addirittura impossibile capire le ragioni del default e delle scelte che dovranno essere compiute ora.
Dalla Rosa ha così voluto fissare i punti nodali della riflessione.
1. La crisi delle banche provinciali è una crisi di visione del mondo.
Continuare a erogare credito, non solo agli amici degli amici, ma soprattutto a imprese senza merito, è possibile solo in un drammatico errore di visione, quando si pensa che la crisi sia passeggera, non richieda una drastica selezione degli affidamenti e possa essere superata con il trucco delle "baciate".
2. Buona parte della classe dirigente del Nord-est, per fortuna non tutta, è complice di un gruppo dirigente che ha sbagliato e rischia di sbagliare ancora oltre ogni ragionevole limite, mettendo a repentaglio i risparmi di centinaia di migliaia di persone, perché non vuole misurarsi con il mondo esterno.
3. I ritardi negli interventi e gli errori di procedura nei soccorsi hanno aggravato una situazione già difficile di suo. Hanno messo in evidenza carenze incredibili nel sistema di "protezione civile" dei risparmiatori, gli unici veri "traditi" e per i quali sarà doveroso trovare delle forme di ristoro. Bail in è un concetto recente, che non è stato compreso dai funzionari delle banche popolari e dagli organi di stampa contro il quale dobbiamo batterci in Europa.
Oggi è urgente progettare un nuovo sistema istituzionale più avanzato e meno provinciale di quello ereditato. All'altezza delle esigenze di un sistema produttivo che ha un bisogno disperato di servizi amministrativi, bancari e finanziari, associativi migliori.
«Il nuovo Veneto è composto da una grande area metropolitana centrale e una fascia pedemontana a fortissima vocazione manifatturiera. Le riforme vanno fatte a servizio di questa realtà , molto diversa da quella di 20 o 30 anni fa, non più imperniata sulle province. Non siamo soltanto interessati alla ricerca di colpevoli, che pure deve esserci. La magistratura dovrà accertare irregolarità e comportamenti dolosi da parte dei singoli che possano aver truccato i dati, i bilanci e le informazioni dovute agli azionisti e ai risparmiatori. Siamo chiamati, invece, ad evitare che comportamenti legittimi, dal punto di vista formale, ma sbagliati dal punto di vista strategico, si ripetano. Le banche del futuro dovranno garantire soprattutto "competenza" e un meccanismo di selezione dei dirigenti all'altezza delle nostre aspettative. Se Intesa SanPaolo si limitasse alle acquisizioni e non cambiasse nulla ci sarebbe davvero da preoccuparsi! L'economia che vogliamo per Vicenza e per il Veneto manifatturiero non è certo questa!»
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