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I morti della Marlane Marzotto continueranno a morire?

Di Citizen Writers Sabato 6 Dicembre 2014 alle 21:10 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella (segr. reg. Veneto – PdCI) e Luc Thibault (USB - Vicenza) e pubblichiamo

Il 19 dicembre, molto probabilmente, ci sarà la sentenza del primo processo Marlane-Marzotto. Le notizie che arrivano dal tribunale di Paola (unite alle ultime sentenze del processo Eternit e di altri procedimenti che hanno visto "assolvere" gli imputati per prescrizione o altro), promettono nulla di buono ai fini di ottenere verità e giustizia.

Il fronte degli avvocati eccellenti, difensori di imputati altrettanto eccellenti, ha creato, senza ombra di dubbio, una barriera di contestazione delle perizie e di considerazioni varie che potrebbero annullare le accuse dei PM.

Sì, affermano, certamente qualcosa alla Marlane è successo, ma non esiste nessuna prova certa per una condanna. Al massimo ci sono indizi. Le prove si sono perdute negli anni, interminabili, delle indagini preliminari e, dopo, in quelli di un processo che sembrava non iniziare mai grazie alle eccezioni, alle richieste di trasferimento del dibattimento e ai cavilli che gli stessi avvocati difensori hanno continuato a sollevare riuscendo, così, ad ottenere ripetuti rinvii. Del resto, e lo si capisce dalle loro arringhe, come si può essere sicuri, oggi e dopo così tanto tempo, della colpevolezza personale degli imputati? Forse altri dovevano essere indagati e inquisiti. E, poi, gli sversamenti di materiali non proprio salubri non possono e non devono essere considerati disastro ambientale. Al massimo sono concause, leggerezze più o meno veniali magari fatte dai lavoratori stessi e ordinate da chissà chi. Del resto i vertici della Marzotto, dirigenti e proprietari della Marlane, erano interessati solo a far fruttare al meglio i propri "investimenti". Come tutti i "bravi padroni" volevano guadagnare tanti soldi. Non potevano certo prestare attenzione a quello che succedeva là, nel profondo sud della nostra penisola.

E così, dicono gli avvocati difensori, devono essere tutti assolti. La colpa, eventuale, è sempre e comunque di altri. Poi, come si legge in un articolo di Andrea Polizzo, l'accusa non è riuscita a provare che "le cautele in oggetto al capo d'imputazione, se fossero state adottate, avrebbero evitato malattie tumorali". Infatti "nel 1997 gli impianti di areazione presenti in fabbrica sono stati aggiornati, ma i tumori continuarono a verificarsi". Queste frasi sono chiarificatrici (alla pari di quelle pronunciate da Gaetano Marzotto relativa all'attenzione solo ai propri denari) di un modo di procedere purtroppo abituale del modello di sviluppo trionfante. Un modello inumano. In pratica si afferma che, anche se fosse stato tutto in regola, i tumori ci sarebbero stati comunque. Così, mentre i lavoratori continuavano ad ammalarsi e morire, ci si poteva sentire in pace con la propria coscienza. E si proseguiva, come risulta da varie testimonianze di parenti delle vittime e di chi è sopravvissuto, a chiedere agli ammalati in punto di morte di firmare le proprie dimissioni. Perché? Possibile che nessuno si sia chiesto il perché di tanti casi di tumore? Possibile che ci si potesse sentire assolti quando anche quando, con gli "aggiornamenti degli impianti di areazione", si continuava a morire? Possibile che sia stata tutta una fatalità?

Signori, siamo di fronte al trionfo dell'indifferenza per una tragedia del lavoro della quale nessuno si sente responsabile. Nessuno, per lorsignori, ha colpa alcuna. O meglio, la colpa è degli altri, di quadri intermedi e di capireparto non meglio identificati e, quindi, neppure imputati o indagati. La colpa, in ultima analisi, è degli stessi lavoratori.

Comunque, qualsiasi sarà la sentenza, nello stabilimento della Marlane di Praia a Mare, la tragedia c'è stata. È un fatto. Gli ammalati ci sono, i decessi e le vite spezzate anche. E c'è l'inquinamento. Il problema è che "nessuno è responsabile". Un problema molto, troppo comune in questa Italia che sta franando e il cui degrado politico e sociale pare inarrestabile.

Gli imputati eccellenti, a quello che sembra, possono dormire sonni tranquilli perché prove certe a loro carico non ci sono (o, qualora ci fossero, verrebbero smantellate e minimizzate dalla bravura degli avvocati difensori). Così potranno continuare a interessarsi unicamente ai loro guadagni.

E i morti della Marlane-Marzotto continueranno a morire.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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