Giancarlo Galan, il verdetto: il deputato decade per ineleggibilità
Mercoledi 9 Marzo 2016 alle 10:11 | 0 commenti
Alla fine il via libera alla decadenza da deputato di Giancarlo Galan è arrivato. Ieri la giunta per le elezioni della Camera ha deciso per l’ineleggibilità dell’ex presidente della commissione Cultura, che il 31 dicembre 2012 aveva patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi di reclusione e 2,6 milioni di multa (con relativa confisca di Villa Rodella) per corruzione continuata commessa dal 22 luglio 2008 al primo gennaio 2012 nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. La decadenza, passata con il solo voto contrario dell’onorevole Gregorio Fontana (FI), è stata decisa nel rispetto della legge Severino, che il 27 novembre 2013 aveva già privato del seggio di senatore l’ex premier Silvio Berlusconi.
Oggi partiranno le raccomandate di avviso allo stesso Galan e al primo dei non eletti nelle liste di FI per Veneto 1, il bassanese Dino Secco. Dalla data di ricezione della lettera, Galan avrà 20 giorni di tempo per prepararsi alla seduta pubblica del prossimo 7 aprile, alla quale potrà partecipare se otterrà il permesso dal magistrato di sorveglianza, poiché dal 9 ottobre 2014 è agli arresti domiciliari.
«L’audizione serve alle parti a garanzia della decisione della giunta, che la ribadirà — spiega il presidente Giuseppe D’Ambrosio (M5S) —. Poi si terrà una Camera di consiglio, utile a spiegare alla presidente Laura Boldrini le motivazioni della nostra decisione, ora secretate, a ufficializzare la stessa e a sottoporla al voto dell’aula di Montecitorio, che avrà l’ultima parola sulla decadenza. Se la Camera rifiuterà la proposta e non voterà , Galan si salverà , ma sarebbe un evento raro. Se invece confermerà il nostro indirizzo, assisteremo alla prima applicazione della legge Severino a Montecitorio, dopo il debutto al Senato, a carico di Berlusconi. La nostra però è una valutazione tecnica, non politica, basata appunto sulla legge Severino, secondo cui se un parlamentare viene condannato in via definitiva a una pena superiore ai due anni, decade. E questa norma l’hanno votata tutti, anche Forza Italia». Per evitare l’avvio dell’iter descritto, il questore Gregorio Fortuna ha puntato sul fatto che Galan ha patteggiato. Ma la giunta ha replicato: «Il patteggiamento è comunque una condanna e l’interessato scegliendolo sapeva che poteva incorrere nel rischio dell’applicazione della legge Severino».
«E’ stata l’istruttoria più rapida nella storia della Repubblica italiana — rivela D’Ambrosio — è durata meno di quattro mesi. Sotto il governo Berlusconi la decadenza di Cesare Previti, già condannato in via definitiva, richiese un anno e mezzo di lavori in giunta per le elezioni, a quel tempo presieduta da Donato Bruno, di Forza Italia. Memori anche di questo precedente, ora per noi la prima misura da adottare è cambiare il regolamento della giunta, non è possibile aspettare anni, fino alla condanna definitiva. Le istituzioni non possono essere messe alla berlina ed è vergognoso che una certa classe politica arrivi fino alla fine pur di non staccarsi dalla poltrona».
Dal canto suo Galan le controdeduzioni le aveva già prodotte. «E si basavano fondamentalmente sul fatto che quella decisa dalla giunta per le elezioni è una sanzione — spiega il difensore dell’ex governatore del Veneto, l’avvocato Antonio Franchini — e quindi non può essere applicata retroattivamente la legge Severino, entrata in vigore dopo i fatti contestati al mio assistito». L’articolo 25 della Costituzione recita infatti: «Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso». Galan è stato condannato definitivamente dalla Cassazione il 2 luglio 2015, mentre la legge Severino è entrata in vigore il 5 gennaio 2013.
Di Michela Nicolussi Moro, dal Corriere del Veneto
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