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GdF: Sale a mille il numero di dipendenti pagati "fuori busta" nel conciario

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 30 Agosto 2011 alle 09:39 | 0 commenti

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Comando provinciale Guardia di Finanza - Nel corso di una ulteriore, recente attività ispettiva condotta nei confronti di un gruppo imprenditoriale multinazionale, attivo nel settore conciario, operante nel vicentino, sono state rinvenute rilevanti violazioni in materia di retribuzione dei lavoratori dipendenti: circa 4 milioni di euro risulterebbero i compensi che l’imprenditore ha elargito “fuori busta”, nel corso di cinque anni, ai propri dipendenti. Si tratta di un vero e proprio “sistema” di retribuzione irregolare, scoperto dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza, che coinvolgeva 174 lavoratori dipendenti, pur risultati regolarmente assunti.

L’ordine di grandezza delle somme complessivamente corrisposte “fuori busta” si sostanzia in corresponsioni che arrivavano anche a sfiorare € 100.000,00 mensili: l’ampiezza del fenomeno, pur risultando suscettibile di variazioni, è risultata pressoché invariata nell’ultimo decennio.

Le retribuzioni “in nero” dei dipendenti venivano gestite attraverso procedure predefinite che, in particolare, prevedevano, ad esempio, un sistema di rilevazione e consuntivazione degli orari di lavoro, un criterio di “scorporo” delle prestazioni corrisposte “fuori busta” da quelle retribuite in modo lecito, la valorizzazione degli emolumenti “irregolari” secondo quote stabilite, preventivamente rese note al personale dipendente e con esso “contrattate”, la gestione materiale del sistema, come delineato, affidata a personale specificamente individuato.

Il meccanismo è stato ricostruito analiticamente, sulla base della contabilità “parallela” esaminata, solo in relazione ad alcuni mesi (gli ultimi prima dell’inizio dell’attività ispettiva), ma convergenti dichiarazioni, rese da parte degli incaricati alla gestione del sistema, acquisite in atti da parte dei finanzieri nel corso degli approfondimenti, hanno permesso di confermare l’esistenza delle retribuzioni irregolari anche in epoche risalenti.

La corresponsione di emolumenti erogati in modo irregolare veniva posta in essere anche al fine di eludere il limite massimo (contrattualmente stabilito in 250 ore annue) di prestazioni lavorative straordinarie che il singolo lavoratore dipendente può svolgere (e che allo stesso possono essere richieste dal datore di lavoro).

Il sistema, così delineato, necessitava per il proprio funzionamento di ingenti disponibilità di denaro contante, ovviamente estranee alla contabilità ufficiale dell’impresa, ritenute rivenienti da cessioni di pellame avvenute in nero.

Le conseguenze di tale sistematica gestione imprenditoriale illecita si riverberano sotto due aspetti: da un lato, l’impresa autrice delle vendite in nero “risparmia” indebitamente le imposte che avrebbero gravato sulle singole cessioni; dall’altro, la stessa è in grado di offrire sul mercato prodotti ad un prezzo evidentemente più vantaggioso, alterando le regole della normale concorrenza commerciale.

Le ore di “straordinario” pagate “fuori busta” erano, ovviamente, meglio remunerate rispetto a quelle che avevano evidenza nel cedolino mensile delle retribuzioni: niente ritenute fiscali e niente contributi previdenziali. Il “lordo” diventava subito “netto”.

Certo che tali ore non avrebbero mai potuto essere conteggiate per la futura pensione.

Al riguardo, la Corte di Cassazione ha recentemente ribadito la piena illegalità di tali comportamenti tali da rendere parzialmente inattendibile l’impianto contabile ufficiale dell’impresa direttamente coinvolta nonché determinare responsabilità per il singolo dipendente destinatario del “nero”, il quale, peraltro, non riceve il pagamento dei contributi previdenziali corrispondenti alle prestazioni lavorative effettivamente rese.

Alla luce di quanto riscontrato, sale così a quasi 13 milioni di euro il valore complessivo delle retribuzioni “fuori busta” corrisposte nel settore conciario e contestate, nell’ultimo periodo, dalla Guardia di Finanza di Vicenza e a circa 1.000 il numero di lavoratori dipendenti irregolari scoperti e nominativamente individuati.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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