Fiat Usa...ta da Marchionne. Langella, FdS: come volevasi dimostrare
Sabato 5 Febbraio 2011 alle 13:44 | 0 commenti
Giorgio Langella, FdS - Sergio Marchionne è negli Stati Uniti e, al solito, parla. Dichiara: "tra due o tre anni Fiat e Chrysler potranno diventare un'unica entità che potrebbe avere sede qui" (ovvero a Detroit). Allora non è la FIAT ad aver comprato la Chrysler, ma il contrario. Lo smantellamento delle industrie italiane continua e non è dovuto alla "cattiveria" degli operai, della Fiom o della sinistra (quella vera).
È voluto da lorpadroni che hanno a cuore unicamente il portafoglio e la convenienza personale. Anche a costo di cancellare la produzione in Italia.
Marchionne è fatto così, continua a ricattare. L'ha fatto a Pomigliano e a Mirafiori costringendo i lavoratori a referendum illegittimi. Lo fa adesso "promettendo" di trasferire la sede oltreoceano perché "nel Bel Paese si fa troppa politica" e c'è ancora qualcuno che si ostina a non piegare la testa.
Adesso i vari Fassino, Chiamparino, Ichino, Veltroni, D'Alema, Renzi, Bonanni e compagnia servile cosa diranno? Protesteranno, forse, e pretenderanno spiegazioni, si stracceranno le vesti e magari oseranno dire che Marchionne non sta ai patti (ma sempre e comunque pacatamente e "con rispetto" per il "grande manager") ... ma potevano pensarci prima, aiutare la Fiom nella lotta per i diritti invece di attaccarla ad ogni occasione. La lotta dei lavoratori e della Fiom vuole mantenere la produzione in Italia, solo che vuole un piano industriale serio e non i giochi di borsa o le speculazioni finanziarie.
Ma perché quei "signori" che si sono accodati al governo e al ministro Sacconi per applaudire la "modernità " di Marchionne non prendono atto del proprio fallimento e ci liberano della loro presenza? Forse la Politica italiana ne trarrebbe vantaggio.
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