Ferron (Fiom): alle Acciaierie Beltrame di Vicenza diritti negati come alla Fiat
Martedi 16 Luglio 2013 alle 17:00 | 0 commenti
Maurizio Ferron, FIOM di Vicenza - Il tema della democrazia nei luoghi di lavoro (inteso come diritto dei lavoratori di poter eleggere liberamente i propri rappresentanti e di poter votare e decidere sugli accordi prima che vengano firmati) e il tema della rappresentanza (cioè di regole trasparenti e certificate che definiscano chi e quando una organizzazione sindacale ha il ruolo di rappresentanza collettiva dei lavoratori e quindi della contrattazione), hanno finalmente avuto, nelle ultime settimane, l'attenzione dovuta.
Il tutto dopo anni in cui questi due diritti fondamentali (appunto la democrazia e la rappresentanza), sanciti dalla Costituzione e definiti nello Statuto dei Lavoratori, sono stati progressivamente prima sviliti e svuotati e poi calpestati a partire dalle vicende della Fiat ma poi con prassi analoghe, cioè l'esclusione della Fiom Cgil da tutta una serie di diritti sindacali, si sono estese anche al resto delle aziende metalmeccaniche.
Ora questi problemi, anzi prevaricazioni, hanno finalmente trovato una risposta definitiva attraverso due fatti molto importanti e positivi:
1)     Il primo è l'accordo tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, firmato il 31 maggio scorso che ha stabilito regole precise in tema di rappresentanza e democrazia proprio per chiudere la stagione degli accordi separati
Tra le altre cose l'accordo ha stabilito il fatto che i contratti, prima di essere firmati, devono essere sottoposti al voto dei lavoratori.
Inoltre ha sancito il diritto dei lavoratori di eleggere tutti i propri rappresentanti sindacali direttamente e con il solo criterio proporzionale in base all'esito del voto, senza quote riservate di nomina delle organizzazioni sindacali.
2)     Il secondo fatto è la sentenza della Corte Costituzionale del 2 luglio che, a seguito di una serie di ricorsi presentati sul caso Fiat, ha dichiarato illegittima e incostituzionale l'esclusione della FIOM da tutta una serie di diritti sindacali (es. l'ora di assemblea, il riconoscimento di tutti gli RSU eletti dai lavoratori ecc.), solo per il fatto che la FIOM non ha sottoscritto il contratto Fiat o il Contratto nazionale. Contratto, quest'ultimo, che non è stato votato dai lavoratori e alla Fiom è stato impedito di partecipare alle trattative.
Tutto bene quindi; finalmente la sentenza della Corte Costituzionale ripristina la giustizia ed il diritto e con essi le regole democratiche.
Invece no!!! Malgrado questi due fatti, nelle aziende metalmeccaniche continua ad avvenire esattamente il contrario.
L'ultimo caso è quello del rinnovo della RSU alle Acciaierie Beltrame di Vicenza avvenuto il 14 giugno scorso. I lavoratori hanno assegnato ai candidati Fiom il circa il 45 per cento delle preferenze (le altre tre liste presenti FIM, UILM, UGL hanno ottenuto singolarmente molti meno voti).
Sulla base dell'esito del voto, gli RSU Fiom eletti dovrebbero essere 6 sul totale di 12.
Invece la Direzione aziendale (con l'avvallo delle altre sigle sindacali) ha riconosciuto solo 3 RSU Fiom, assegnando la maggioranza alle altre liste, pur con meno voti ottenuti.
Oltre a rappresentare, tutto questo, un disprezzo per il voto dei lavoratori, va notato che le elezioni sono avvenute dopo l'accordo unitario di CGIL, CISL, UIL e Confindustria del 31 maggio e soprattutto che la Corte Costituzionale ha successivamente sancito illegittima l'esclusione della Fiom, come in questo caso. Ha stabilito appunto, che le Leggi, a partire dalla Costituzione vanno rispettate.
Casi analoghi erano già avvenuti nelle settimane precedenti; penso in particolare alle assemblee che la FIOM aveva convocato per informare i lavoratori (è successo anche alla Beltrame) oppure alle elezioni delle RSU (con esito falsato come sopra) alla SCM Group di Thiene, alla Baxi di Bassano o alla MECC ALTE di Creazzo.
Ora è necessario ripristinare una condizione di correttezza e di rispetto dei diritti sindacali che sono prima di tutto diritti dei lavoratori, come quello di essere informati nelle assemblee e di eleggere liberamente i propri rappresentanti.
Ma è triste pensare che 5 anni di crisi e i conseguenti problemi gravi che stanno colpendo i lavoratori e le aziende non abbiano ancora insegnato che si può uscirne solo con uno sforzo comune a partire dal rispetto delle regole e delle Leggi e non utilizzare la situazione per escludere il sindacato che semplicemente non ha accettato gli accordi separati peggiorativi.
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