Da Pomigliano a Venezia, Save come Fiat
Domenica 5 Settembre 2010 alle 10:59 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI- Federazione della Sinistra Vicenza, Prc - Nonostante le dichiarazioni dei vari sindacalisti (o presunti tali) alla Bonanni, il "modello Pomigliano" viene diffuso in tutto il territorio nazionale. Succede anche in Veneto, alla SAVE la società (privata) di gestione degli scali aeroportuali di Venezia e Treviso.
Enrico Marchi, il ricchissimo presidente di questa società , vuole imporre un nuovo contratto ai dipendenti della controllata Save Security (alla quale sono affidati i controlli all'interno degli aeroporti) sulla falsariga di quello Fiat di Pomigliano. Vuole fare un referendum (come a Pomigliano) tra i lavoratori e lancia un ultimatum-ricatto: se non otterrà almeno 80% di si, "terzializzerà " l'attività . In poche parole licenzierà tutti. Proprio un bell'esempio di democrazia. Ma cosa vogliono questi padroni? Sicuramente vogliono imporre ogni loro capriccio, tenere i salari il più bassi possibile (da quello che si capisce Marchi non vuole che sia applicato il contratto nazionale Assaeroporti che prevede migliori condizioni salariali rispetto all'attuale), cancellare i diritti nei luoghi di lavoro, ridurre le organizzazioni sindacali al ruolo di stanchi e succubi ragionieri. Ma vogliono anche che i lavoratori approvino ogni loro decisione, che non protestino, che accettino di avere sempre meno. Le Istituzioni dovrebbero contrastare con fermezza questa forma ottocentesca di rapporto tra padrone e lavoratori. Dovrebbero garantire ai lavoratori i normali diritti, impedire gli odiosi ricatti e colpire con severità chi, per guadagnare sempre di più, non esita a chiudere le fabbriche, delocalizzare, licenziare e ridurre chi lavora al ruolo di suddito.
L'esempio di Pomigliano si diffonde tra i padroni. È logico, fa parte della loro strategia. Ma accettare questo non è possibile. Chi, come CISL e UIL, ha accettato il "metodo Marchionne" dicendo che era inevitabile e dovuto alla difficoltà del mercato dell'auto faccia almeno autocritica e ritorni dalla parte dei lavoratori. A chi afferma che non esiste più il conflitto tra padrone e lavoratori diciamo di aprire gli occhi e guardare quello che sta succedendo nel nostro paese. I diritti dei lavoratori sono giornalmente sotto attacco, i lavoratori vengono costantemente divisi, umiliati, resi deboli dalla precarietà . Non si può continuare a subire questa situazione senza perlomeno sperare di ottenere migliori condizioni per chi lavora. E lottare.
Giorgio Langella
segr. prov. Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra Vicenza
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