Così lontana, così vicina
Sabato 14 Novembre 2009 alle 08:00 | 0 commenti
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Quando sono bravi, gli scrittori hanno la capacità di fotografare la realtà con più profondità di giornalisti, sociologi ed altri osservatori. Massimo Carlotto, sulla cui bravura c'è poco da aggiungere, da almeno una decina d'anni racconta il retrobottega meno piacevole del luccicante Nordest. Un retroscena fatto di affari ai confini del lecito (e spesso ben oltre quel confine), di contatti sistematici con la criminalità organizzata, di affari rispettabili finanziati con fiumi di denaro dalla provenienza quantomeno dubbia.
Per chi segue con un po' di attenzione le cronache giudiziarie, non è una novità che anche il territorio del Veneto sia diventato terreno d'azione per le varie mafie, e non solo per quello che riguarda la gestione dello spaccio, della prostituzione o dell'usura. Diverse inchieste hanno portato allo scoperto zone d'ombra anche nella gestione di alcuni appalti o nello smaltimento dei rifiuti. Del resto la logica non fa una piega: se qualcuno ha soldi da investire, lo fa dove l'economia gira. La criminalità organizzata ha denari in abbondanza, e il Veneto era, ed in parte ancora è, uno dei motori della crescita italiana. Ora, complice lo scudo fiscale, da più parti si vocifera di capitali in rientro alla ricerca di sbocchi in cui essere investiti. Prima scelta, l'immarcescibile mattone. Per cui ci sarebbe all'orizzonte l'ennesimo assedio ai piani urbanistici dei comuni. Ci piacerebbe che fossero le solite leggende metropolitane. Temiamo, invece, che dietro le cià cole ci sia il classico fondo di verità . E forse anche qualcosa di più.
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