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CorVeneto: Moody’s «Se vince il No banche venete in bilico». Zaia «Amici di Renzi»

Di Rassegna Stampa Venerdi 14 Ottobre 2016 alle 09:30 | 0 commenti

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La vittoria del «no» al referendum costituzionale potrebbe creare serie difficoltà a Veneto Banca e Popolare di Vicenza nella chiusura degli aumenti di capitale che i due istituti potrebbero essere costretti a lanciare in futuro su richiesta della Bce. A sostenerlo è Carlo Gori, vice presidente di Moody’s e analista senior sulle banche dell’area Emea. «Ci sono rischi per gli aumenti delle banche più deboli che devono ricapitalizzarsi in tempi rapidi – ha detto ieri Gori – la vittoria del “no” potrebbe ridurre la fiducia degli investitori e rendere gli aumenti più difficili.

Ci sono quattro banche deboli: Mps, Carige, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Queste sono quelle che prima delle altre dovrebbero ridurre i deteriorati e per farlo dovrebbero andare a chiedere capitale. Questa ricapitalizzazione dipende dalla fiducia degli investitori e questa fiducia può essere colpita da un “no” al referendum e dalle eventuali dimissioni di Renzi, che potrebbero rendere un investitore estero più nervoso e spingerlo a non partecipare all’aumento». Moody’s esclude comunque, in caso di vittoria del «no», un downgrade automatico del rating del sistema bancario italiano. Secondo Gori, «il primo effetto del “no” sarebbe sulla fiducia degli investitori e sul valore di mercato delle banche, che potrebbe scendere ancora rispetto al valore contabile e rendere gli aumenti più difficili».

Parole che, seppur tra mille condizionali, hanno scatenato la reazione del governatore Luca Zaia, che proprio ieri a Milano, insieme ai colleghi di Liguria e Lombardia Giovanni Toti e Roberto Maroni, ha lanciato il comitato dei presidenti di Regione, dei sindaci e degli amministratori locali per il «no» alla riforma (si chiamerà «Serve un no!», in evidente contrapposizione al «Basta un sì» messo in campo dal governo e dal Pd). «Il prezzemolino Renzi, che ormai ci ritroviamo dappertutto, certo ha un bel club di aiutanti – ha detto Zaia – Moody’s sostiene che se passa il “no” le popolari non riusciranno a chiudere gli aumenti di capitale. Gigi D’Alessio dice che non canterà più. Se questo è il livello dei testimonial, siamo sulla strada giusta».

I tre governatori accusano la riforma d’essere «neocentralista» e si dicono pronti a «difendere il sistema delle autonomie, delle Regioni, dei territori e quindi della democrazia» mettendo in campo, come già era accaduto a Genova sui migranti, una controproposta basata sul presidenzialismo e federalismo. «Noi non siamo qui a fare i sindacalisti delle Regioni, a difendere le poltrone – ha continuato Zaia – La nostra è una battaglia di civiltà e interpretiamo fino in fondo il pensiero del Presidente Mattarella, che ha chiesto un confronto chiaro, sano, paritetico. Proprio quello che Renzi non permette».

Lo scenario tratteggiato dal governatore è a dir poco a tinte fosche: «Il modello di Stato proposto dal premier è la Grecia: i nostri cittadini non saranno più curati dalla sanità eccellente dei territori, dovranno confrontarsi con un ufficio sperduto di Roma. E la scuola resterà com’è, da Repubblica delle banane, con i ragazzi a fare riscaldamento a bordo campo in attesa dei professori. Noi invece proponiamo il modello tedesco, con la riduzione delle catene decisionali. E poi, se vince il “sì”, il Senato non sarà più elettivo anche se non sarà eliminato, come non sono state eliminate le Province, una bugia. E vengono rafforzate le Regioni a statuto speciale, in Sicilia tutto resterà com’è». Quindi l’appello finale: «I cittadini non hanno alibi, se vincerà il “sì” guai a chi si lamenterà della scuola e della sanità che non funzionano».
Di Ma.Bo, da Il Corriere del Veneto 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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