BPVi, una banca da 6 miliardi che oggi vale 10 milioni. E Atlante non pagherà più di 10 centesimi per azione
Giovedi 21 Aprile 2016 alle 09:21 | 0 commenti
La Banca Popolare di Vicenza non vale più niente. È l’unica conclusione possibile dopo il concitato scambio di comunicati e dichiarazioni che ha animato la giornata di ieri. L’intervento del fondo Atlante, che nei prossimi giorni sottoscriverà quasi l’intero ammontare dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi necessario a tenere in vita la banca, stenderà un velo pietoso su una storia tutta da raccontare. Andando dritte all’obiettivo le due associazioni Adusbef e Federconsumatori hanno chiesto ieri alla Consob “di impugnare gli ultimi bilanci poco veritieri della Bpvi, a cominciare dall’ultimo approvato pochi giorni faâ€.
I rispettivi presidenti Elio Lannutti e Rosario Trefiletti parlano di “gestione scandalosa e fraudolenta, avallata da Consob e Bankitaliaâ€. Accuse implicitamente confermate dall’economista Luigi Zingales che ieri in un’intervista al Mattino ha detto che l’operazione Atlante “copre gli errori e le responsabilità individuali e scarica i crediti inesigibili sugli assicurati e sui pensionati†e che sarebbe stato più opportuno “un intervento diretto della Cassa Depositi e Prestiti (dello Stato, ndr) affiancato da una commissione d’inchiesta che chiarisse le responsabilità â€.
È stata la Consob (commissione che vigila sui mercati finanziari) a chiedere alla Bpvi e a Unicredit (impegnata a garantire il successo dell’aumento di capitale di cui è regista) chiarimenti sulla anomala forchetta di prezzo annunciata due giorni fa: da 10 centesimi a 3 euro per azione. Dalle risposte di Bpvi e Unicredit si è capito come stanno le cose. Il fondo Atlante, ancora in via di costituzione, si è impegnato a subentrare a Unicredit come garante, e quindi sottoscriverà tutte le nuove azioni emesse che non troveranno acquirenti sul mercato, a quanto pare quasi tutte. Ma il fondo Atlante ha posto una condizione: non pagherà più di dieci centesimi per azione.
L’amministratore delegato della Bpvi Francesco Iorio, rispondendo a domande dei giornalisti, ha parlato in termini molto tecnici: “C’è un bookbuilding con un procedimento competitivo. Vedremo quanto il bookbuilding sarà riempito dall’offerta istituzionale. Se ci sarà un pezzo di non sottoscritto a quel punto Atlante avrà il diritto di ritirare il non sottoscritto al prezzo minimo di 0,10 euroâ€. Traduzione: quando si collocano azioni sul mercato si raccolgono le offerte dei vari compratori, che propongono un prezzo. Quando la somma delle offerte raggiunge il totale da collocare si fissa come prezzo per tutti quello più basso. In questo caso è quindi automatico che tutti gli 1,5 miliardi di aumento di capitale andranno a 10 centesimi, il prezzo fissato da Atlante. Normalmente però, quando un collocamento raccoglie offerte scarse o a prezzo troppo basso, le banche collocatrici fermano tutto e prendono atto che non c’è mercato per l’aumento di capitale.
Nel caso Bpvi ciò significherebbe il fallimento immediato della banca. Per cui ci si farà andare bene anche i 10 centesimi per azioni offerti da Atlante. Anche se è notizia ufficiale che la Quaestio, società presieduta dall’economista Alessandro Penati che gestirà il fondo Atlante, ha posto la condizione del prezzo di 10 centesimi, ci dev’essere sotto un bel pasticcio, a giudicare da una frase inserita da Unicredit nella sua risposta ai quesiti Consob: “Con riferimento all’intervallo di valorizzazione, nell’accordo disub-underwriting si da atto che Quaestio non ha partecipato né all’attività di pre-marketing, né alla definizione di qualunque proposta e che pertanto la stessa non potrà essere ritenuta responsabile, a qualsiasi titolo, in relazione alla citata propostaâ€.
La traduzione concreta di questi tecnicismi è semplice e drammatica. Bpvi ha circa 100 milioni di azioni. Un anno fa valevano, per decisione di periti incaricati dal presidente-padrone Gianni Zonin, 62,5 euro l’una, per un totale teorico (visto che la banca non era e non è ancora quotata in Borsa) di 6,2 miliardi di euro. Oggi i “salvatori†hanno deciso che quelle azioni valgono 10 centesimi l’una e 10 milioni di euro in tutto. Per fare 1,5 miliardi di aumento di capitale a 10 centesimi per azione dovranno esserne emesse 15 miliardi, numero rispetto al quale si capisce facilmente quanto peseranno i 100 milioni di azioni attualmente in mano ai 119 mila soci storici.
Quindi Bpvi vale oggi 10 milioni di euro, mentre nel bilancio 2015 approvato il 26 marzo scorso il capitale sociale valeva 377 milioni di euro. Non solo. Quando fu deciso l’aumento di capitale, lo scorso settembre, si parlava di un prezzo per azione tra 10 e 15 euro, già considerato molto penalizzante ma frutto delle voragini che la vigilanza Bce aveva trovato nella banca. In occasione dell’assemblea che un mese fa ha trasformato la Popolare in società per azioni il prezzo (teorico) di recesso per gli azionisti fu fissato in 6 euro. È come se la Popolare di Vicenza si stesse sgretolando da un giorno all’altro. E nessuno dà spiegazioni convincenti.
Di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano
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