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BPVi, se le azioni valessero 0,1 euro la banca avrebbe un capitale inferiore agli stipendi dei consiglieri

Di Rassegna Stampa Mercoledi 20 Aprile 2016 alle 09:33 | 0 commenti

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Alla fine tutti i nodi arrivano «alla forchetta». I nodi di un recentissimo passato che pompava il valore delle azioni e il patrimonio. La «forchetta» che oggi invece mette i 119mila azionisti della Banca Popolare di Vicenza di fronte alla desolante realtà di un’azienda che rischia di valere meno degli stipendi del suo vertice. Dieci centesimi o tre euro (l’amplissimo range per l’aumento di capitale da 1,5 miliardi) cambia poco per chi è già dentro. Ma dieci centesimi vuol dire attribuire alla banca un valore simbolico di dieci milioni. Cioè meno degli stipendi a consiglieri e sindaci nel 2015.

E allora vengono in mente le cifre che circolavano non tanto tempo fa. Una sequenza di numeri che d’improvviso cambia drammaticamente segno. E con gli azionisti che non hanno via d’uscita, azioni congelate, compravendite bloccate. Dal 2014 sono come ostaggi. Da quando cioè i loro titoli valevano 62,5 euro. La banca infatti non è quotata in Borsa.
Soltanto tre anni fa la Vicenza era la terza banca in Italia per capitalizzazione, dopo Intesa e Unicredit. Bisognava mettere insieme Ubi e Bpm o il Banco Popolare e la Popolare Emilia per raggiungere il valore della Vicenza. Che a quel prezzo, 62,5 euro, è andata a chiedere 1,5 miliardi ai soci tra il 2013 e il 2014. Quasi la metà degli azionisti, 50mila, è stata tirata dentro dal 2010 ad oggi. Già questa prima raffica di numeri avrebbe dovuto far suonare campanelli dentro e fuori Vicenza.
Sul prezzo dei titoli, il vero nodo, il consiglio decideva (lavandosi parzialmente le mani) «sulla scorta della stima fissata dall’esperto indipendente». E l’esperto indipendente, cioè Mauro Bini, professore alla Bocconi, decideva «sulla scorta dei dati forniti dalla banca - ha spiegato al Corriere - non spettava a me verificarne la veridicità». I soci sottoscrivevano gli aumenti, uno dietro l’altro. Il prezzo era sempre quello, fino al top di una capitalizzazione di 6,2 miliardi. Non dieci anni fa: all’inizio del 2015. La banca non distribuisce dividendi dal 2013 quando aveva perso 33 milioni. L’anno dopo il rosso è di 758 milioni e Gianni Zonin, presidente da 19 anni, consigliere da 32, dimessosi a novembre,sente il fiato sul collo della Bce.
Ad aprile 2015 l’azione viene tagliata a 48 euro. Ma Zonin rassicura: «Abbiamo in vista per il 2015 un risultato di sicura soddisfazione». La gente di Vicenza ci crede. Non sono speculatori. A centinaia, per esempio, hanno preso i titoli per avere il mutuo con un punto in meno di spread. Ma con una regola tassativa, si legge nei contratti: «La cessazione dalla qualifica di socio determina la decadenza dal diritto alle condizioni ...» agevolate.
È una macchina diabolica quella che rastrella azionisti. Seicento filiali in 16 regioni e 69 province devono dare la caccia al socio perché non è ammesso inoptato, il patrimonio deve essere continuamente puntellato. Ben pigiati e coperti, in una sorta di pentola a pressione pronta a esplodere, ci sono 9 miliardi di crediti deteriorati. Servono soldi e se un cliente non li ha, glieli presta la banca per sottoscrive azioni:oltre un miliardo così. Sono i finanziamenti «baciati» che la Bce ordina di cancellare dal patrimonio.
Si allarga il buco. Viene fatto fuori ad aprile l’amministratore delegato Samuele Sorato che riceve un piccolo presente di 2,6 milioni più altri 2 milioni in tre anni. La banca si è poi riservata di agire per l’eventuale recupero dei soldi, «all’esito degli accertamenti giudiziari in corso». Già perché nel frattempo la procura di Vicenza ha indagato tre consiglieri e tre manager, tra cui Zonin e Sorato, per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.
Tra giugno e settembre la Vicenza potrebbe dare una sterzata. Tre mesi decisivi per recuperare una reputazione che si sta frantumando e per impedire che si formi una cappa di diffidenza con le controparti bancarie e i clienti. Ma il trimestre trascorre senza veri cambi di passo nella governance. Il nuovo amministratore delegato, Francesco Iorio, si muove «circondato» da un consiglio di amministrazione che non molla le posizioni (e ancor più nel comitato esecutivo). Zonin lascia solo a novembre. Il nuovo presidente, Stefano Dolcetta, è una figura di garanzia più che di rottura e nel resto del cda è sempre dominante la componente che ha gestito la banca negli ultimi anni.
Il mancato ricambio fa infuriare i soci nelle due assemblee di marzo. E gli stipendi sembrano una presa in giro: un milione a Zonin nell’anno più disastroso dei 150 della Popolare Vicenza, 120mila euro a Dolcetta per un mese, 880mila euro a Iorio di fisso per sette mesi più 1,8 milioni di bonus d’ingresso. È l’ennesima occasione persa. Così come l’azione di responsabilità che non passa, anche per i troppi pompieri al vertice della banca.
Ora la Vicenza a questi prezzi (soprattutto la parte bassa della forchetta) può essere un’ottima opportunità, anche speculativa, di investimento ex novo. Ma per l’esercito di quelli entrati a 62,5 euro, i 119mila ancora in ostaggio, è rimasto ben poco.
Di Mario Gerevini, da Il Corriere della Sera


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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