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BPVi, le ipotesi dell'addio di Sorato
Martedi 12 Maggio 2015 alle 20:51 | 0 commenti
Come da copione, il lungo cda della Popolare di Vicenza che è iniziato oggi pomeriggio alle 15 e che è proseguito per ben più di tre ore – segno che le questioni da chiarire sono molte e che l’armonia che un tempo regnava nel consiglio presieduto da Gianni Zonin oggi è messa in discussione dai troppi fronti aperti – ha accettato le dimissioni del consigliere delegato Samuele Sorato.
E come da copione mancano spiegazioni ufficiali chiare sul perché del divorzio. La nota diffusa poco dopo le 18, a Cda ancora in corso, è piena di ringraziamenti: «Il Consiglio di Amministrazione – si legge – ha ringraziato il dottor Sorato per gli anni di lavoro trascorsi nella Banca. Il dottor Sorato parimenti ringrazia il Consiglio di Amministrazione, per la fiducia accordatagli in questi anni di attività , nonché le collaboratrici e i collaboratori che lo hanno accompagnato». Ma la notizia più attesa (quella sul successore di Sorato) non è arrivata: «Le deleghe a suo tempo conferite al Consigliere Delegato – recita la nota – vengono attribuite temporaneamente al Comitato Esecutivo».
Insomma, l’addio di Samuele Sorato (che dal 2008 era direttore generale della banca e che da appena tre mesi si era visto conferire le deleghe di consigliere delegato) non è coinciso con il ritorno di Divo Gronchi, ex dg che viene dato in pole position per la sostituzione. Anzi, oggi qualcuno ha ipotizzato anche un nome alternativo a Gronchi, quello di Carlo Crosara, ex direttore di Friuladria (gruppo Cariparma). Comunque vada a finire, il fatto che in un momento tanto delicato la nomina del successore venga rinviata, significa che le riflessioni da portare avanti per Zonin e per gli altri consiglieri sono difficili e complicate.
Le ipotesi ufficiose sul reale motivo delle dimissioni di Sorato sono di doppia natura. Da un lato c’è chi dice che abbia dovuto farsi da parte per agevolare quel processo di aggregazione che a breve dovrà partire, e che per quanto riguarda BpVi continua a vedere come ipotesi privilegiata quella della fusione con Veneto Banca (nella Marca però questo scenario continua a generare forti resistenze). L’altra spiegazione vuole invece che la “serenità †interna al management di BpVi sia stata incrinata dalle recenti ispezioni di Bce e Consob. In particolare la Banca Centrale Europea ne ha condotte due (la prima partita il 26 febbraio, la seconda dal 13 al 17 aprile) che hanno avuto per oggetto gli aumenti di capitale 2014 con i quali Pop Vicenza ha superato di un soffio gli stress test europei. L’ispezione della Consob risale invece al 22 aprile scorso, e ha riguardato la fissazione tramite perizia del prezzo delle azioni (che l’ultima assemblea ha svalutato del 22% da 62,5 a 48 euro). Se il motivo della rottura fosse collegato ai controlli delle authority sarebbe spiegata la totale anomalia di un allontanamento che arriva a distanza di appena 90 giorni dalla promozione di Sorato ad amministratore delegato.
Anomalia ancora più evidente se si pensa alla fase delicata in cui la banca si trova. Sorato era infatti l’uomo che aveva il compito di condurre la Popolare di Vicenza alla trasformazione in spa, con probabile fusione con un’altra banca, e infine allo sbarco in Borsa. Averlo allontanato prima che tutta la manovra inizi non è un buon segnale che BpVi trasmette all’esterno. Tanto più che pochi giorni fa è stato annunciato ai sindacati un piano che prevede 200 esuberi su 5.500 dipendenti e la chiusura di 150 sportelli su 650. Una cura dimagrante molto rigida che viene letta dai sindacati come propedeutica alla fusione con un altro istituto, anche se è stata presentata nella logica di un piano “stand aloneâ€. Il futuro prossimo della Popolare di Vicenza è perciò costellato da punti interrogativi, il più grande dei quali è se la provincia Berica manterrà sul proprio territorio una banca che solo un anno fa (complice la benedizione di Bankitalia) si mostrava forte, spavalda, e pronta a espandersi e fare shopping. Con la vigilanza bancaria spostata presso Francoforte lo scorso ottobre è però cambiato tutto, e oggi i 120mila soci si ritrovano senza risposte chiare su quando e come riusciranno a vendere le azioni, su cosa ne sarà della loro banca tra un anno, sul perché il consigliere delegato si sia dimesso in fretta e furia in un momento tanto delicato.
@dpyri
Insomma, l’addio di Samuele Sorato (che dal 2008 era direttore generale della banca e che da appena tre mesi si era visto conferire le deleghe di consigliere delegato) non è coinciso con il ritorno di Divo Gronchi, ex dg che viene dato in pole position per la sostituzione. Anzi, oggi qualcuno ha ipotizzato anche un nome alternativo a Gronchi, quello di Carlo Crosara, ex direttore di Friuladria (gruppo Cariparma). Comunque vada a finire, il fatto che in un momento tanto delicato la nomina del successore venga rinviata, significa che le riflessioni da portare avanti per Zonin e per gli altri consiglieri sono difficili e complicate.
Le ipotesi ufficiose sul reale motivo delle dimissioni di Sorato sono di doppia natura. Da un lato c’è chi dice che abbia dovuto farsi da parte per agevolare quel processo di aggregazione che a breve dovrà partire, e che per quanto riguarda BpVi continua a vedere come ipotesi privilegiata quella della fusione con Veneto Banca (nella Marca però questo scenario continua a generare forti resistenze). L’altra spiegazione vuole invece che la “serenità †interna al management di BpVi sia stata incrinata dalle recenti ispezioni di Bce e Consob. In particolare la Banca Centrale Europea ne ha condotte due (la prima partita il 26 febbraio, la seconda dal 13 al 17 aprile) che hanno avuto per oggetto gli aumenti di capitale 2014 con i quali Pop Vicenza ha superato di un soffio gli stress test europei. L’ispezione della Consob risale invece al 22 aprile scorso, e ha riguardato la fissazione tramite perizia del prezzo delle azioni (che l’ultima assemblea ha svalutato del 22% da 62,5 a 48 euro). Se il motivo della rottura fosse collegato ai controlli delle authority sarebbe spiegata la totale anomalia di un allontanamento che arriva a distanza di appena 90 giorni dalla promozione di Sorato ad amministratore delegato.
Anomalia ancora più evidente se si pensa alla fase delicata in cui la banca si trova. Sorato era infatti l’uomo che aveva il compito di condurre la Popolare di Vicenza alla trasformazione in spa, con probabile fusione con un’altra banca, e infine allo sbarco in Borsa. Averlo allontanato prima che tutta la manovra inizi non è un buon segnale che BpVi trasmette all’esterno. Tanto più che pochi giorni fa è stato annunciato ai sindacati un piano che prevede 200 esuberi su 5.500 dipendenti e la chiusura di 150 sportelli su 650. Una cura dimagrante molto rigida che viene letta dai sindacati come propedeutica alla fusione con un altro istituto, anche se è stata presentata nella logica di un piano “stand aloneâ€. Il futuro prossimo della Popolare di Vicenza è perciò costellato da punti interrogativi, il più grande dei quali è se la provincia Berica manterrà sul proprio territorio una banca che solo un anno fa (complice la benedizione di Bankitalia) si mostrava forte, spavalda, e pronta a espandersi e fare shopping. Con la vigilanza bancaria spostata presso Francoforte lo scorso ottobre è però cambiato tutto, e oggi i 120mila soci si ritrovano senza risposte chiare su quando e come riusciranno a vendere le azioni, su cosa ne sarà della loro banca tra un anno, sul perché il consigliere delegato si sia dimesso in fretta e furia in un momento tanto delicato.
@dpyri
di Davide Pyriochos da VeneziePost
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