Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: il governo preme per il loro salvataggio e tra Intesa e Unicredit qualcosa "eppur si muove"
Giovedi 8 Giugno 2017 alle 19:34 | 2 commenti
Per il salvataggio delle due banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, riferisce Radiocor Il Sole 24 Ore, e per evitare una risoluzione che peserebbe sul sistema italiano per 11 miliardi, questo l'ammontare della 'massa protetta' dei depositi dei due istituti assicurata dal Fondo interbancario di tutela, le maggiori banche italiane, piu' che il sistema nel suo complesso, si stanno facendo parte attiva per trovare una soluzione. Lo ha chiarito il direttore generale di UniCredit Franco Papa. Tra le varie opzioni allo studio la piu' difficle al momento appare quella della soluzione spagnola, con la risoluzione del Banco Popular e l'intervento del Banco Santander che ha pero' azzerato azionisti e bondholder subordinati della sesta banca spagnola. Il reperimento di un 'cavaliere bianco' sia per la Popolare di Vicenza che per Veneto Banca appare improbabile anche considerando le taglie robuste dei due big nazionali: Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Se la soluzione della ricapitalizzazione precauzionale come indicato stamani da Il Sole 24 Ore resta la preferita anche dal Governo oltre che quella piu' percorribile, vanno trovate le risorse private, oltre un miliardo, chieste da Margrethe Vestager della Dg Comp per autorizzare l'intervento pubblico. E serve anche un veicolo per farlo. Quest'ultimo potrebbe essere l'attuale Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi che andrebbe tuttavia ricapitalizzato visto che le risorse residue, non sufficienti per le due venete, sono impegnate per agevolare la cessione delle tre piccole casse del Centro Italia (CariCesena, Cassa SanMiniato e Cassa Rimini) a Credit Agricole Cariparma. Gli organi dello Schema Volontario al momento non risultano convocati.
Le banche italiane, conferma quindi la Reuters, stanno iniziando a esplorare la fattibilità di un accollo pro-quota del capitale aggiuntivo chiesto dall'Unione Europea a Veneto Banca e Pop Vicenza, pari a circa 1,2 miliardi di euro, riferiscono due fonti vicine al dossier.
"Il costo per il fondo a tutela dei depositi nell'ipotesi peggiore sarebbe di dieci volte maggiore quindi ha senso trovare un sistema per cui si riesca a dividere pro quota il capitale aggiuntivo chiesto dalla Ue", spiega una delle due fonti aggiungendo che alcuni dei principali istituti sarebbero favorevoli in linea di massima.
"Non sarebbe un acquisto come nel caso del Santander ed è essenziale che tutto il sistema bancario condivida, sarebbe il male minore", aggiunge la prima fonte, sottolineando che resta da capire quali sono i contorni legali di un simile intervento, ad esempio se Atlante sia il giusto veicolo, perché non è partecipato solo da banche e non ci sono tutti gli istituti. Una seconda fonte bancaria spiega che ci sono pressioni del governo su Unicredit e Intesa Sanpaolo per finanziare il fondo volontario per la tutela dei depositi e poi coinvolgere altri istituti.
"Credo che stiano cercando di convincerli a mettere soldi sul Fondo Volontario, per poi tirarsi dietro tutti", spiega la seconda fonte. "La strada di liquidare (le banche) e poi spartirsi le spoglie allo stato non risulta", aggiunge la fonte, confermando che non sarà seguito il modello Popular/Santander.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.