Assindustria, altra sconfitta per Amenduni
Sabato 20 Marzo 2010 alle 07:29 | 0 commenti
 Articolo pubblicato sul numero 187 di VicenzaPiù, da oggi in edicola a 1 euro.
Assindustria, altra sconfitta per Amenduni L'elezione del nuovo consiglio della sezione meccanica consolida la linea del presidente Zuccato Bocciati, invece, gli esponenti della vecchia dirigenza L'ennesima battaglia della lunga guerra di posizione che si sta giocando all'interno di Assindustria si è chiusa con un risultato chiaro.
E forse, questa volta, definitivo. Da un lato una conferma del gradimento per il nuovo corso impostato dal presidente Roberto Zuccato, dall'altro una debacle con pochi precedenti per il vecchio gruppo dirigente. È difficile dare una lettura diversa di quanto avvenuto un paio di settimane fa con le elezioni del nuovo consiglio della sezione della meccanica e della metallurgica.
In apparenza un passaggio di routine, un semplice rinnovo di cariche interne: in realtà uno snodo cruciale per gli equilibri dell'Associazione. E, a cascata, per tutti quelli che dipendono da Palazzo Bonin Longare. Perché la sezione meccanica è la più importante tra tutte quelle della Confindustria provinciale (da sola raggruppa un terzo degli iscritti, e nomina in giunta ben sei rappresentanti, quando tutte le altre sezioni ne hanno uno, al massimo due). E perché in quella votazione, ancora una volta, si sono fronteggiate la linea del presidente Zuccato, eletto nel 2008 soprattutto grazie al consenso della base di piccoli imprenditori, e quella della "vecchia" dirigenza. I fatti sono andati così.
Negli ultimissimi giorni prima della votazione, alla lista dei candidati si sono aggiunti alcuni nomi inaspettati e di grande peso. Nomi riconducibili ad alcune delle più importanti aziende del settore, e tutti in prima fila nella precedente giunta di Assindustria: come Michele Amenduni, delle acciaierie Valbruna , già vicepresidente all'epoca di Massimo Calearo (e la famiglia Amenduni tramite la Ferak ha da poco reso più rilevante addirittura la propria quota nel tempio della finanza bene, le Generali, n.d.r.); come Susanna Magnabosco, candidata alla successione di Calearo proprio con il sostegno degli Amenduni, (e battuta da Zuccato); o come Adamo Dalla Fontana, anche lui vicepresidente con Calearo.
Da eleggere c'erano i 12 membri del consiglio di sezione, e ogni delegato poteva assegnare al massimo 8 preferenze secondo una prassi consolidata all'interno dell'associazione, e studiata per garantire alle eventuali minoranze una rappresentanza sicura (in questo caso almeno quattro posti su dodici).
Bene, l'esito dello scrutinio non ha lasciato molto spazio all'immaginazione.
Gli otto più votati sono tutti nomi vicini alla linea dell'attuale presidente; i big del vecchio corso, invece, non sono riusciti nemmeno a rientrare nei quattro eletti di minoranza.
Eppure giocavano in casa - la sezione meccanica è la "loro" sezione. Ed avevano dalla loro la forza dei numeri, dato che in Assindustria le aziende hanno a disposizione un pacchetto di voti che varia in base alle loro dimensioni: quelle piccole possono dare un unico voto; quelle più grandi, come la Valbruna, possono arrivare a venti. Ma non è bastato.
Il grosso dei delegati ha diretto altrove le proprie preferenze.
E né Michele Amenduni, né Susanna Magnabosco, né Adamo Dalla Fontana, né Alberto Zamperla (anche lui tra i candidati considerati legati alla precedente dirigenza) sono riusciti ad entrare nel consiglio di sezione.
Per Zuccato è la conferma che il percorso di rinnovamento e normalizzazione avviato in questa prima metà mandato - percorso cominciato con l'indicazione di Vittorio Mincato alla presidenza della Camera di Commercio, proseguito con il cambio alla direzione del Giornale di Vicenza e con la nuova presidenza della Fiera - va nella direzione giusta. E che la grande maggioranza dell'associazione sta dalla sua parte.
Per i suoi avversari interni è una bocciatura con poche possibilità di appello.
Anche perché, tagliati fuori dal consiglio della loro sezione, e in scadenza nei rispettivi mandamenti territoriali, i pezzi da novanta della vecchia Assindustria si trovano ora completamente esclusi dalla giunta dell'associazione.
Cioè dal vero fulcro delle decisioni che contano.
Luca Matteazzi
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