Amenduni, il nuovo; Marchionne, il vecchio: per i lavoratori Valbruna batte Mirafiori
Lunedi 14 Febbraio 2011 alle 15:22 | 0 commenti
Confronto tra il "contratto-ricatto" di Mirafiori e quello "normale" della Valbruna, da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n.207 in distribuzione da venerdì e scaricabile da qui*.
È interessante confrontare due accordi recentemente firmati tra aziende e la controparte sindacale. Mi riferisco al famoso accordo imposto da Marchionne a Mirafiori e a quello, forse meno famoso ma altrettanto importante, siglato alla Valbruna di Vicenza.
Il primo ha visto la firma solo di una parte dei sindacati (FIM-CISL, UILM, FISMIC, UGL), il secondo è stato firmato da tutte le organizzazioni sindacali. Questi due accordi sono differenti sia per forma che per contenuti.
Il diktat padronale di Marchionne
Quello di Mirafiori è permeato da una spasmodica ricerca di competere nel mercato abbattendo i costi ed eliminando qualsiasi potenziale conflitto. Questa visione dei rapporti industriali, di fatto, peggiora le condizioni di lavoro e riduce i diritti dei lavoratori. L'accordo di Mirafiori (e, prima, quello di Pomigliano) ha, di fatto, distrutto il contratto nazionale ed è conseguente a un'interpretazione stravagante e a tutto vantaggio del padrone delle leggi dello Stato e della Costituzione. Il diritto di sciopero viene, di fatto, cancellato, il diritto alla salute (e alla cura) viene subordinato a una media annuale dell'incidenza delle assenze per malattia. Parte integrante dell'accordo è, poi, il sistema Ergo Uas. Un sistema di monitoraggio e organizzazione del lavoro che trasforma l'operaio addetto alla catena a un ingranaggio fissando tempi e metodi che porteranno necessariamente all'aumento della fatica e dell'alienazione. Sul fronte dell'occupazione c'è la dichiarata volontà di assumere nuovi lavoratori (eventualmente e se ce ne fosse necessità ) soltanto utilizzando contratti a tempo determinato o di apprendistato. In una situazione nella quale l'età media degli operai addetti al montaggio è di 48 anni, questa decisione di precarizzazione delle assunzioni non dà alcuna garanzia sul futuro. Nulla di moderno ma un ritorno ad epoche passate, con meno garanzie per i lavoratori. La trattativa, poi, è stata inesistente, basata su un ricatto (o si accetta l'accordo così com'è o si chiude la produzione e la fabbrica). Alla fine i lavoratori sono stati "costretti" ad esprimersi tra l'accettazione dei diktat padronali e la perdita del posto di lavoro. Più che un accordo, l'imposizione di una decisione senza possibilità di contrattazione. Questo metodo arrogante e ultimativo è stato supinamente accettato dalle sigle sindacali che hanno controfirmato l'accordo. La Fiom, che non ha firmato, è stata tacciata di estremismo e di scarso interesse allo sviluppo del paese. In base all'accordo stesso, non potrà più essere presente in fabbrica. La contestazione della Fiom e di gran parte degli operai della catena di montaggio aveva come obiettivo una produzione di qualità . L'unica in grado di competere con la concorrenza. Si chiedeva un piano di investimenti e di sviluppo concreto e non solo enunciato, sul quale si potesse discutere e trattare. Si voleva conoscere la quantità e la qualità reale degli investimenti più volte annunciati da Marchionne ma che nessuno ha ancora potuto vedere scritti nero su bianco in un progetto degno di questo nome.
Un esempio positivo da Vicenza
L'accordo Valbruna è il risultato diverso di una trattativa "normale". Si tratta di un accordo integrativo che fissa condizioni migliorative rispetto al contratto in essere. Non ci sono clausole che peggiorano i diritti dei lavoratori. Nulla che impedisca lo sciopero o lo limiti. Non ci sono norme che impediscano a un'organizzazione sindacale di fare il suo mestiere. Anzi, nell'art.2 si dichiara testualmente che "le parti confermano l'impegno a mantenere un sistema adeguato di relazioni sindacali basato su uno scambio preventivo di informazioni tra la Direzione Aziendale, la RSU e le OO.SS. Provinciali". Per quanto riguarda il mercato del lavoro si afferma (art. 13) che "fermo restando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato" le assunzioni con altri contratti verranno comunque disciplinate. Per quanto concerne il tempo determinato, ad esempio, è specificato che "saranno utilizzati per un periodo massimo di mesi 11 nell'arco di un biennio; superato tale periodo il lavoratore sarà assunto con contratto a tempo indeterminato". Un'impostazione completamente diversa da quella usata da Marchionne alla Fiat. Non vengono barattati aumenti e adeguamenti salariali con la perdita di diritti o con l'aumento insostenibile dei ritmi di lavoro in catena di montaggio. Si legano i premi ai risultati ottenuti e alla qualità del prodotto. Alla Valbruna tutte le sigle sindacali hanno firmato e hanno ottenuto un accordo che non lede i diritti fondamentali dei lavoratori. Un accordo che può essere definito un buon accordo. A Mirafiori la Fiom è stata lasciata sola a contrastare un brutto accordo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La linea di Marchionne è, purtroppo, chiara. La Fiat, in Italia, è destinata a diventare una succursale della Chrysler. Ai padroni della Fiat non interessa se la produzione resterà in Italia, se la progettazione verrà fatta a Torino o in altra parte del mondo. Non interessa se i lavoratori avranno o no lavoro e se il lavoro che avranno sarà precario. Non credo che la proprietà della Valbruna sia "di sinistra" o meno interessata al profitto. Credo che, almeno in questo caso, sia stata più lungimirante di Marchionne. Forse ha intenzioni serie di continuare la produzione nel nostro territorio, in Italia. E, forse, ha capito che la sfida va accettata puntando sulla qualità del prodotto e del processo e non sull'abbattimento dei costi. L'aumento della produttività non significa lavorare di più a costo minore, ma produrre meglio un prodotto di qualità superiore. Che i lavoratori diventino servi, che i ritmi diventino insostenibili, che si diminuiscano le pause, che si aumentino le ore di cassa integrazione non significa produrre meglio. Significa solo produrre male un prodotto che non sarà né innovativo, né qualitativamente migliore di altri. Chi ha applaudito Marchionne come un "innovatore" dovrebbe fare ammenda. Il confronto tra l'accordo di Mirafiori e quello della Valbruna dimostra che condizioni di lavoro migliori sono possibili. Basta contrattare e non subire senza discussione quello che vuole il padrone.
*L'autore del nostro articolo è Giorgio Langella, PdCI e Federazione della Sinistra di Vicenza
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