Ambrosini su Veneto Banca: "le scelte strategiche al cda". Le associazioni dei consumatori: si parte dalle conciliazioni per Banco
Giovedi 26 Maggio 2016 alle 09:03 | 0 commenti
«Le scelte strategiche spettano al consiglio». Lo pigliano a margine di un convegno a Torino, Stefano Ambrosini, presidente di Veneto Banca. Ma, pur contenuto in tre dichiarazioni, il professore dice la sua sull’assetto di vertice, nel giorno in cui a Roma arriva la prima intesa banca-consumatori sulle conciliazioni. La questione sul vertice è nota: dopo una lettera Bce che chiedeva la «conferma della leadership» sul Progetto Serenissima (aumento di capitale e Borsa), il cda lunedì ha confermato - secondo la nota emessa alla fine - «la conduzione» al direttore generale Cristiano Carrus, ma anche «la delega» al consigliere Carlotta De Franceschi per «l’esecuzione del Piano di ricapitalizzazione e riassetto (leggi: le fusioni, ndr)», ricerca «dei potenziali investitori» compresa.
Così l’interpretazione a caldo - Carrus ha riavuto il comando - ha lasciato il posto all’altra: le mosse strategiche spettano in prima battuta alla De Franceschi. Con la questione correlata del confine tra le competenze dei due.
cerca di tagliare la testa al toro facendo leva su quel «ferme le prerogative decisionali del cda», terzo punto della nota di lunedì. Dice ora il presidente: «Tutte le scelte strategiche sul futuro, incluse eventuali ipotesi di integrazioni con altri istituti, sono di esclusiva competenza consiliare». E le deleghe? «Non ne sono state concesse né al direttore generale, né ad altri consiglieri: non sarebbe stato giuridicamente possibile». E sul confine delle competenze il professore tira una conclusione salomonica: «Sono fiducioso nella collaborazione fra Carrus e De Franceschi. In questo delicato momento occorre lasciar lavorare gli advisor».
Insomma, a incrociare le cose, la linea che pare uscirne è di tenere al centro il cda. Se tutto passa da lì, e lì viene riportato per esser deciso, calano anche i problemi su ruoli, competenze e confini. Senza contare, sui contatti con investitori e banche, che Veneto Banca già paga fior di advisor (Ubi e Rotschild per le opzioni strategiche, oltre a Imi e alle altre banche impegnate sul collocamento). Temi decisivi, in una fase in cui le scelte strategiche incombono, tra l’aumento di capitale da un miliardo che partirà a giugno (e quello in contemporanea del Banco Popolare per la stessa cifra è annunciato in partenza per il 6 o il 13 giugno) e i segnali di interesse di Ubi e Bper, che paiono aver fondamento, con l’opzione ingresso già nell’aumento di capitale, pur se i tempi per decidere paiono tanto stretti.
Intanto ieri a Roma Adiconsum, Federconsumatori e Adoc, con i legali dello studio Chiomenti per l’ex popolare, hanno messo in moto il processo per arrivare alle conciliazioni con i soci sul nodo compravendite delle azioni. «La banca ha accettato in principio di agire con la conciliazione», dice Roberto Nardo di Adiconsum Veneto. Il passo successivo è atteso entro quindici giorni con un nuovo vertice con tutte le associazioni dei consumatori, per definire le regole di intervento.
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto
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