Jacopo Berti candidato governatore per M5S: Tav inutile, no Padania, sì autonomia, Zaia è 'il sistema'. E Moretti? Si farà cerette a Bruxelles
Domenica 7 Dicembre 2014 alle 11:04 | 0 commenti
Di Alessio Antonini*
Trentun'anni, padovano, imprenditore e consulente con tanto di tre soci («Ma per il momento ancora nessun dipendente») e una laurea in giurisprudenza per lasciare alle spalle il cliché del «grillino» tutto informatica e web. Di certo, Jacopo Berti, il candidato alla presidenza della Regione Veneto per il Movimento 5 Stelle, non è timido come altri «portavoce» appena sbarcati nell'agone della politica.
Seduto al centro tra il senatore Enrico Cappelletti e il deputato Federico D'Incà , sembra a suo agio di fronte ai giornalisti e guarda dritto negli occhi quando risponde alle domande. Lei è un piccolo imprenditore e il Movimento 5 Stelle si è sempre rivolto ai piccoli imprenditori. In Veneto la categoria ha accolto con favore la notizia dei finanziamenti per la Tav e si lamenta per la mancanza di infrastrutture e di grandi opere, mentre voi avete sempre appoggiato i comitati ambientalisti. Ci dobbiamo aspettare un cambio di passo a breve? «No. Non ci saranno cambi di passo perché le grandi opere sono l'alveo perfetto in cui far scorrere la corruzione e dare soldi agli amici. I piccoli imprenditori non ci guadagnano nulla da questi appalti che vengono vinti sempre dai soliti noti. Le grandi opere non portano ricchezza sul territorio». Però la maggioranza dei piccoli imprenditori continua a insistere sulla necessità di fare le infrastrutture. Che dice a questi potenziali elettori? «Che la Tav in Italia costa 27 milioni di euro al chilometro contro i 10 della Francia e i 9 della Spagna. Non riesco proprio a capire come possa interessare alle piccole imprese. E se qualcuno la pensa così, sapremo convincere i cittadini che quello che serve veramente al Veneto è altro». Che cosa serve? «Servono servizi efficienti per le imprese e per i cittadini e un piano serio di investimento energetico. Dobbiamo liberarci della schiavitù energetica da altri Paesi e dai contratti capestro dell'Eni. Possiamo farlo sfruttando l'energia solare, quella eolica e quella idrica. Opere di questo tipo portano molto più indotto alle aziende di qualunque Tav. E poi, con i fondi ridotti di cui disponiamo, non ha proprio senso parlare di Tav quando il trasporto regionale è in condizioni vergognose». L'ospedale di Padova ha tutte le caratteristiche della grande opera. Si fa o no? «Finora non abbiamo visto nessun progetto concreto. Abbiamo solo visto il sindaco di Padova Massimo Bitonci proporre ogni giorno un nuovo posto a caso. Prima ha proposto un'area la cui bonifica da sola costa centinaia di milioni di euro, poi ha proposto di farlo su una necropoli. Adesso aspettiamo che indichi come luogo su cui edificare l'ospedale gli Eremitani o la Cappella degli Scrovegni? Comunque ne parleremo nel programma». Non c'è ancora? «È in lavorazione e sarà pronto a gennaio. A differenza di qualcun altro che decide in due stanze, noi abbiamo dei gruppi di lavoro che interagiscono sul territorio. Non abbiamo delegati: ci sono dei cittadini che redigono il programma in prima persona. E sono sicuro che piacerà a molti». Ci sarà anche un capitolo dedicato all'indipendenza o all'autonomia del Veneto? «Se ci si riferisce alla legge regionale, quella è una buffonata. Noi siamo sempre a favore dei referendum e delle consultazioni popolari, ma qui stiamo parlando di una proposta fatta da un partito che da vent'anni governa il Veneto e che da vent'anni parla di Padania e indipendenza facendo copia e incolla di vecchi slogan. L'autonomia è una questione seria e va affrontata seriamente per una regione schiacciata tra due territori a statuto speciale. Se fosse per me farei subito tutte le regioni italiane a statuto speciale, ma visto che non funziona così e visto che noi, a differenza di altri, non soffriamo di annuncite , cerchiamo di parlare di cose concrete». Allora parliamo di sicurezza e di immigrazione. Su questi temi in Veneto si vincono o si perdono le elezioni. «Ecco. Allora sganciamo subito le due cose. La sicurezza è un problema vero, mentre l'immigrazione è un grande business come dimostrano le indagini di Roma capitale. La sicurezza per me è vivere bene in un territorio, sapere che posso tenere aperta l'azienda, che posso mantenere il lavoro, che posso avere una pensione dignitosa, che la scuola non cade a pezzi. La sicurezza è sapere che non devo cambiare paese per trovare un lavoro». Lei però rischia di non entrare nemmeno in consiglio perché con il nuovo sistema elettorale il candidato presidente del terzo partito resta fuori. Lo sa? «Certo. E mi dispiace per Alessandra Moretti che resterà fuori. Sono però convinto che a Bruxelles ci siano degli ottimi centri estetici quindi non si deve scoraggiare». Quindi vincerà Zaia? «Se i veneti vogliono lo status quo si possono anche tenere Zaia, ma non credo proprio che sia così. È evidente che Zaia è stato il paravento di un sistema di cui lo scandalo Mose è solo la punta dell'iceberg. E a proposito: vinceremo noi».
*Da Il Corriere del Veneto
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