A chi giova il progetto TAV a Vicenza? La posizione di Francesca Leder
Lunedi 27 Novembre 2017 alle 10:01 | 0 commenti
Pubblicto il 25 november alle 15.11, aggiornato il 27 alle 10.01. L'aver invitato Marco Ponti e Erasmo Venosi, indiscussi esperti della materia, a un incontro che si pone come quesito "A chi giova il progetto TAV a Vicenza?" significa aver voluto marcare il valore civico, e insieme culturale e scientifico, dell'approccio con cui i cittadini che hanno promosso questo appuntamento si pongono difronte ad una questione importantissima per la nostra città . Una questione che intendiamo sottrarre ai racconti edulcorati e rassicuranti dei nostri amministratori locali i quali, per convincere gli incerti (noi siamo irrecuperabili) rispolverano tecniche comunicative da cinegiornali Luce: "questo progetto aumenterà la qualità della vita della città e farà bene a Vicenza" (Achille Variati, Sindaco di Vicenza, da Il Giornale di Vicenza, 01.11.2017, qui il video originale, ndr).
Una frase da ripetere ad alta voce, scandendo bene le parole, così suggeriscono forse dalla regia, in modo che l'effetto imbonitivo raddoppi e amplificando il consenso. Restando sul campo della cinematografia, o comunque della finzione, verrebbe da citare Nanni Moretti di "Palombella rossa" (1989) e rispondere con lo stesso tono usato dal protagonista, Michele Apicella, un po' alterato e irritato: "Come parla? Come parla? Le parole sono importanti. Come parla?"L'iniziativa di giovedì scorso è nata, come le tante che abbiamo promosso in questi anni, dalla volontà di controbilanciare con argomentazioni serie la grande mistificazione che guida la campagna di promozione porta-a-porta dell'Alta Velocità , nelle sue diverse fasi evolutive e involutive, portando all'attenzione dei cittadini e discutendo in pubblico tutti quegli aspetti (economici, tecnici, ambientali e sociali) che servono per davvero a capire come si costruisce un pezzo di opera pubblica di questa fattezza.
Un pachiderma sdraiato sulla pianura padana che, dicono gli esperti italiani e stranieri, non solo non serve ma è proprio dannosa, al pari delle tante opere piombate (è proprio il caso di dirlo) su questo territorio e paesaggio sbranati, come mai era accaduto nel passato, dalla follia umana incarnata dai nostri piccoli imperatori di provincia che cercano, come e ovunque possono, di comprare consenso, di accreditarsi nelle alte sfere della politica romana e della burocrazia ministeriale, inventando nuove figure retoriche che rendano questa condanna a morte (e non è una metafora!) emotivamente meno dolorosa.
Il Consiglio comunale, prima di Natale, "assicura" il Sindaco, si appresta a votare un progetto per l'attraversamento di Vicenza di cui è utile ricordare il delirante sviluppo. Mi limito, per ragioni di spazio, a valutarlo in termini di impatti urbanistici e di pianificazione del territorio, parametri assenti nella valutazione dell'amministrazione comunale a testimoniare che, nella testa del primo cittadino e del suo fido assessore alla progettazione e sostenibilità urbana, Antonio Dalla Pozza, per il capoluogo della tanto declamata "Grande Vicenza", con il suo bacino di utenza da 800 mila persone solo per l'Alta Velocità , non servono né l'una né l'altra valutazione, e laddove anche servissero, si delega RFI a definirne i contenuti, le modalità . Insomma: le politiche.
Ma cosa voteranno i consiglieri in Consiglio Comunale?
I consiglieri che si diranno a favore, con lungimiranza, voteranno un progetto che "attraverserà " Vicenza da Ponte Alto alla stazione perché, su cosa succederà oltre, non si sa dire, a causa di qualche imprevisto sul tracciato storico (strozzature all'altezza di Viale Risorgimento) e di una procedura tecnico-finanziaria che consente di fare a fette come un salume nostrano il tratto ferroviario (i cosiddetti lotti costruttivi) e dunque fermarsi bellamente alla stazione. Un'opera così tanto strategica per la nostra città che può essere immaginata sino a Viale Roma ma da lì in poi, come nel Polesine in questa stagione dell'anno, cala (e non per cattiva volontà o incompetenza, ovviamente) un nebbia fitta e impenetrabile. Poi ancora voteranno una nuova stazione, progettata dal famoso archistar architetto Elio Marino, punta di diamante dello staff di professionisti assoldati da Italffer, il quale ha partorito un concept che trasformerà la stazione in un hub, corredato di parcheggio ipogeo. Davanti ai giornalisti convocati lo scorso 31 ottobre, a cui ha voluto spiegare la sua vision, servendosi di "un plastico in scala 1:500 costato tre mesi intensi di lavoro" (N. Negrin, Il Giornale di Vicenza, 01.11.2017, il nostro video è sempre lo stesso, ndr), l'architetto e i gli alti funzionari RFI convenuti confermano, una volta per tutte, che si passa dai sogni alla realtà . "Il progetto - afferma in modo timidamente orgoglioso Marino - coniuga la visione trasportistica con quella urbanistica e paesaggistica e la stazione si trasformerà come un vero hub dell'intermodalità , accessibile in maniera efficace e rapida sia con Tpl, sia con mezzi privati e biciclette. I parcheggi saranno esclusivamente sotterranei per le auto private che arriveranno in stazione, mentre in taxi e posti disabili saranno in superficie, dove si aprirà anche una nuova piazza per viaggiatori e cittadini, che diventerà la nuova porta della città ". Conclude con determinata convinzione "Aggiungiamo inoltre spazi verdi".
Voteranno anche ponti, sottopassi, nuove strade e rotatorie che consentiranno di raggiungere, rigorosamente in macchina ma molto (più?) velocemente la stazione. Strade come quella di Viale dell'Arsenale, oggi ai più quasi sconosciuto (fatti salvi gli abitanti dei Ferrovieri), perché infrattato nei meandri della zona industriale nei pressi dell'Arsenale ferroviario, da cui prende appunto il nome. Un viale di grande scorrimento interno che consentirà di deviare il traffico di attraversamento dei Ferrovieri, infilandolo tra strade di quartiere della larghezza di 6 massimo 8 metri, e portandolo direttamente in Viale Verona integrato a un futuribile cavalcaferrovia all'altezza di Viale Maganza (per capirci, in zona Gogna, dove si apre il grande cono verde del Retrone, in sostituzione di quello storico, di Via Ferretto de' Ferretti), bocciato dall'UNESCO già a marzo scorso, e arrivare così, se si vuole e serve, al megaparcheggio da 500 posti auto della stazione i quali, sommati ai 490 del Parcheggio Verdi, e all'abbondantemente sottoutilizzato Parcheggio Cattaneo con i suoi 245 posti auto (ce ne starebbero almeno tre volte di più) fanno 1235 posti auto in parcheggi dedicati in un'area di meno di un chilometro.
Un'attrazione di macchine in centro storico mai vista prima che rende inutile e ridicola, anche agli occhi dei più inesperti, ogni politica urbana che si appelli alla sostenibilità .
E poi ancora, proprio in nome della più volte richiamata sostenibilità , ma contraddetta dal grande attrattore di traffico in stazione (il già citato parcheggio), un filobus (senza fili) denominato TPL (che sta per trasporto pubblico locale, come già lo sono i normalissimi autobus che girano per la città ) che metterà in collegamento Vicenza Ovest con Vicenza Est, aree note per attendere da anni quel colpo di reni politico che le possa definitivamente trasformare in polarità commerciali e terziarie a vantaggio di quanti a loro rischio (!) vi hanno investito e atteso silenziosi le auspicate valorizzazioni, e ora, prima che cali il sipario su questa amministrazione, e si prepari la prossima, chiedono di essere lautamente ripagati di tanta pazienza.
L'incontro dello scorso giovedì si è chiuso con un monito e un invito da parte di Marco Ponti ai presenti che suona più o meno così: non illudetevi di poter cambiare le cose, le macchinazioni messe in campo in questo progetto sono troppo sofisticate per poter essere smontate. Ma continuate a battervi e siate le cattive coscienze di quanti in nome di un'opera "che farà bene alla città ", non solo si impossessano di territori e di risorse economiche, ma rubano il futuro alle generazioni che verranno.
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