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Le camere sono state sciolte e si affretta a tirare fuori un qualche documento conclusivo la
Commissione d'inchiesta sulle banche, già costretta a chiudere per tempo i suoi rapidi e farraginosi lavori all'insegna del fumo, tanto, e dell'arrosto, molto sulla griglia ma con i carboni tenuti accuratamente spenti da competenze discubili di gran parte dei commissari e da ricatti incrociati che hanno trasformato in lotta politica la ricerca della, e delle verità , sulle banche disastrate, prima, da molti manager allo sbaraglio, tra cui noti padri padroni, e distrutte, poi e spesso, da una vigilanza che ha fatto loro d'esempio.
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Gli sviluppi giudiziari per le due ex Popolari venete arriveranno tra fine febbraio e la prima metà di marzo quando si chiuderanno, salvo slittamenti, le
udienze preliminari in corso a Roma per
Veneto Banca e a Vicenza per
Banca Popolare di Vicenza. Sei le sedute in calendario per gli ex amministratori dell'istituto berico accusati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza: il 20 e il 27 gennaio e poi altre quattro date a febbraio, con l'ultima prevista il giorno 24 quando il giudice
Roberto Venditti deciderà se rinviare a giudizio, come chiede la Procura, l'ex presidente
Gianni Zonin e altri sei ex amministratori oltre all'istituto di credito in qualità di persona giuridica.
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I concessionari dicono che "gli aumenti non dipendono da loro ma da direttive nazionali", per il Governo dipendono dal piano d'investimento delle concessionarie. Sta di fatto che ogni anno crescono i pedaggi nella jungla tariffaria delle 27 concessionarie italiane (record europeo). Con l'inflazione all'1,2%, gli aumenti del 3% sono immotivati, nonché un regalo ai gestori. Diminuiscono i costi di gestione (aumenta l'automazione e sono scomparsi i casellanti), mentre il traffico è cresciuto nello scorso anno del 2,3% e gli investimenti complessivi sulla rete sono crollati a 800 milioni di euro contro una media annuale di 2,4 mld/anno nel periodo 2008/2015.
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Entro la fine di gennaio il commissario della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca farà un passo indietroL'ultimo atto formale di un certo rilievo - la firma del decreto ministeriale - è atteso entro i primi dieci- quindici giorni di gennaio. A quel punto i 18 miliardi di crediti difficili - sofferenze e incagli - passeranno dalla liquidazione delle banche venete alla Sga. E, secondo rumors insistenti, a quel punto i tempi saranno maturi perché il commissario Fabrizio Viola consideri conclusa la parte più "manageriale" del suo lavoro e lasci l'incarico. Dal lato dell'attivo, infatti, la liquidazione ha messo a segno vari obiettivi: è stato venduto il 9% di Cattolica, sono state cedute le due banche (Bim e Farbanca), per Prestinuova e Claris sono in corso le procedure (ma non si tratta di partite enormi). Restano da vendere Arca, gli immobili e le opere d'arte.
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La partita è ancora tutta da giocare, e secondo l'ex presidente del Tribunale di Treviso
Giovanni Schiavon (per pochi mesi, nel 2016, anche vice presidente di
Veneto Banca) l'esito non è scontato. Anzi: «
Secondo me, non ci sarà alcuna dichiarazione dello stato di insolvenza, la richiesta del procuratore Massimo de Bortoli sarà respinta. Perché Veneto Banca, semplicemente, a giugno di quest'anno non era insolvente». Ma come: gli ex azionisti ed ex obbligazionisti hanno esultato alla notizia della richiesta del pm, convinti che sia il primo passo (in sede amministrativa) di un percorso che porterebbe al fallimento, con speranze concrete di recuperare almeno in parte gli investimenti bruciati.
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Se la richiesta di
stato di insolvenza per
Veneto Banca proposta dal pm trevigiano
Massimo De Bortoli venisse accettata dal tribunale civile di Treviso, questa aprirebbe nuovi scenari per i risparmiatori che hanno azioni della popolare di Montebelluna (discorsi analoghi come causa effetto si potrebbero fare per la
Banca Popolare di Vicenza, ndr). "
La domanda di insolvenza farà finalmente chiarezza su quanto è accaduto in Veneto: l'intervento di carattere amministrativo della Bce è inspiegabilmente la 'base giuridica' su cui poggia il decreto del governo, che ha portato alla liquidazione coatta di Veneto Banca - ha spiegato l'avvocato
Andrea Arman, presidente del
coordinamento don Torta".
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Oggi, 30 dicembre, addirittura il quotidiano locale evidenza, per conto del coordinamento sindacale Fabi, First-Cisl, Cgil Fisac, Ugl, Uilca, Unisin che a 20 giorni dalla migrazione informatica delle ex
BPVi e
Veneto Banca in
Intesa Sanpaolo c'è "
il caos agli sportelli: « Code interminabili agli sportelli, rallentamenti delle procedure, situazioni specifiche della clientela gestita anche dalla liquidazione coatta amministrativa, cattivo funzionamento di bancomat e home banking, problemi per le attività di Tesoreria (uno su tutti il pagamento dei ticket sanitari), criticità rispetto agli affidamenti delle imprese».
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Mercoledì 27 dicembre 2017 a seguito della approvazione in legge del
Fondo vittime da reato finanziario, le associazioni
Unite per il fondo si sono incontrate presso la sala Adiconsum di Mestre per valutare quanto approvato e predisporre eventuali iniziative. L'ordine del giorno era condensato in un punto: Verifica legge riguardante il Fondo Vittime da reato Finanziario, approvata con legge di bilancio il 23/12/2017. Le associazioni presenti Adiconsum, Adusbef, Adoc, Casa del Consumatore, Codacons, Ezzelino III da Onara, Federconsumatori Veneto, Federconsumatori Friuli Venezia Giulia, Lega Consumatori, Unione Consumatori Veneto hanno manifestato l'intenzione di incontrare quanto prima il ministero dell'economia, l'Autorità anticorruzione (Anac) e Intesa SanPaolo.
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La fusione tra
Acque Vicentine e
Alto Vicentino Servizi in
Viacqua diventa realtà e dal primo gennaio 2018 saranno operativi i nuovi numeri verdi a disposizione degli utenti. Nello specifico il
Servizio Clienti risponderà all'800 154242 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00, il sabato dalle 8.00 alle 13.00) mentre il
Pronto intervento sarà operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, all'800 991522.
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Se in altre parti del Paese gli imprenditori debbono attendere in media 58 giorni per vedere pagati i lavori svolti per Pubbliche Amministrazioni, a
Vicenza i giorni sono la metà contro una media regionale assestata a 47. Non solo: rispetto ai dati nazionali, il territorio vicentino si distingue anche per una quota inferiore di enti che non hanno effettuato pagamenti nel 2016 (o non li hanno comunicati): 38,4% contro un 51,3% nazionale. Sono questi i primi elementi che emergono dell'analisi sui datiÂ
MEFÂ - Ministero Economia e Finanza, relativa ai
 pagamenti nel 2016 effettuati da 6.547 pubbliche amministrazioni per un ammontare di 115,4 miliardi di euro riferiti a quasi 23,7 milioni fatture ricevute dai fornitori per un totale di 149,2 miliardi di euro.
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