Archivio per tag: Relazione

Categorie: Politica

La relazione al congresso PdCI del confermato segretario provinciale Giorgio Langella

Domenica 2 Ottobre 2011 alle 19:54
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Riceviamo da Giorgio Langella, confermato ieri segretario provinciale del PdCI al congresso svoltosi a Magrè, la sua relazione introduttiiva  e pubblichiamo.

"Ricostruire il partito comunista, unire la sinistra". Possono sembrare parole d'ordine antiche. Qualcuno, sicuramente, obietterà che sono "poco moderne". Io ritengo che non sia così. Esse derivano da un'esigenza che nasce dall'analisi della situazione nazionale e internazionale. Nascono da quanto vediamo ogni giorno, dalle condizioni di un mondo in continuo mutamento dove i rapporti di forza tra le nazioni e i popoli stanno cambiando, dove ci sono nuove e importanti esperienze di socializzazione dei mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza.

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Categorie: Politica

Franco: la Dal Lago sindaco, prove di (ri)lancio Verso Nord? Proclami. Lega a Roma? Come qui

Lunedi 19 Luglio 2010 alle 21:48
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L'on. Paolo Franco, Segretario Provinciale della Lega Nord di Vicenza, al termine della sua relazione sul triennio del mandato trascorso ha risposto a una serie di domande da parte dei giornalisti presenti. A quella più localmente 'piccante', cioè perchè a una Lega forte e vincente sia mancata la vittoria con gli alleati del PdL per i sindaci di Vicenza e Bassano, l'on. Franco ha risposto con chiarezza.

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Categorie: Eventi, Sindacati

Congresso Cgil: in 323 per 52mila tesserati

Lunedi 8 Marzo 2010 alle 14:39

Cgil Vicenza   

 

E' entrato nel vivo il congresso della CGIL vicentina che si sta svolgendo in Fiera a Vicenza. Presenti in sala 323 delegati delle 12 categorie più i pensionati, in rappresentanza di oltre 52mila tesserati.
Congressisti CgilPresiede l'assemblea Ugo Ometto, responsabile del CAF CGIL di Vicenza e provincia. Al tavolo in presidenza la segretaria nazionale Morena Piccinini, la segretaria regionale Lucia Basso, i segretari provinciali Marina Bergamin (generale), Danilo Andriollo e Fabiola Carletto. Al tavolo anche Marica Comparin (FP) e Alioune Mbaye (FIOM).
Di seguito una sintesi della relazione della segretaria generale della CGIL vicentina Marina Bergamin mentre i comunicati stampa e i materiali del congresso sono disponibili in tempo reale sul sito della CGIL vicentina .


XVI° Congresso CGIL Vicenza 8 marzo 2010

SINTESI della RELAZIONE INTRODUTTIVA AL CONGRESSO di
Marina BERGAMIN Segretaria generale CGIL Vicenza

Bergamin e PiccininiIL PERCORSO CONGRESSUALE
Un lungo percorso congressuale ci ha condotti qui oggi: 750 assemblee e oltre 17.000 iscritti consultati sulle linee politiche che la Cgil dovrà tenere nei quattro anni che abbiamo davanti. In questo lungo percorso abbiamo praticato quella che per noi è divenuta una sana ‘ossessione': la partecipazione attiva e informata alle scelte dell'Organizzazione di lavoratori e pensionati.

LA CRISI
La crisi che si è avventata su tutti i paesi occidentali e non solo, ha colto tutti impreparati, anche se da tempo molti, noi compresi, avvertivamo dei rischi di un modello di sviluppo diseguale e irrispettoso delle persone e dell'ambiente.
In esso il lavoro stesso ne è uscito svalutato, è scomparso dalla narrazione collettiva, dalla rappresentazione dei grandi mezzi di comunicazione, dopo che qualcuno ne aveva perfino teorizzato la fine. Il lavoro, invece, è ancora il fondamento delle identità oltre che delle economie e del benessere collettivo, qui come nel mondo. Il problema semmai è la sua distribuzione, la sua qualità e la sua remunerazione.
La precarietà del lavoro e delle vite sembra essere divenuto il tratto distintivo della nostra epoca. Non c'è di che essere orgogliosi.

L'intervento di Achille VariatiLE RICETTE SBAGLIATE
A questa crisi si sta rispondendo con ricette sbagliate e inadeguate e con due grandi riforme mancate.
Le ricette:
- l'accordo separato sugli assetti contrattuali che ha contrapposto Cgil e Cisl, Uil, Governo e Confindustria penalizza i lavoratori ed introduce forti limiti alla contrattazione e compromette la democrazia nei luoghi di lavoro;
- la manomissione delle norme che regolano i diritti del lavoro, in ultima l'aggiramento dell'art.18 contro i licenziamenti senza giusta causa, stanno indebolendo i lavoratori ad esclusivo vantaggio delle imprese.
Le riforme mancate:
- riforma del sistema fiscale verso un abbassamento della pressione su lavoro e pensioni
- riforma degli ammortizzatori sociali a sostegno di tutti i lavoratori, stabili e precari.

Langella, Copiello, Sbalchiero, Zuccato, Dal LagoVICENZA E LA CRISI
Alla crisi vicentina, che non è alle nostre spalle, serve una risposta di sistema, sia nel far fronte ai problemi immediati di sostegno al reddito e di ricollocazione delle persone che hanno perso il lavoro, sia nel pensare e progettare un modello si sviluppo futuro per il nostro territorio che parta anche dai punti di forza già presenti. In questo senso serve sostenere le produzioni più tradizionali (orafo, concia, tessile, meccanico) e contemporaneamente incoraggiare nuove produzioni legate al risparmio energetico e alla ‘green economy'.
Anche gli Enti locali dovrebbero, potrebbero entrare in gioco e diventare i vettori di una parziale ripresa dell'economia del territorio. Noi siamo al loro fianco nella richiesta di allentamento del Patto di stabilità nonché di una più equa redistribuzione delle risorse tra centro e territori, poiché siamo convinti che l'avvio anche di piccole, preziose opere pubbliche locali come la messa in sicurezza di scuole, ospedali, reti infrastrutturali, edifici pubblici migliorerebbero la qualità della vita e sarebbero volano per l'economia locale.

La sfida che ci sentiamo di lanciare alle imprese è di inaugurare una fase in cui la contrattazione di secondo livello sia vissuta come grande opportunità per i lavoratori e per le imprese, nel momento della crisi e oltre la crisi. Solo così si eviteranno politiche di basso profilo o scorciatoie.

Il tavolo di presidenzaLA CONTRATTAZIONE SOCIALE E IL TERRITORIO
Ma non è solo con le imprese che noi vogliamo aprire confronti qualificati. Con il 2009 la Cgil vicentina ha decisamente investito sul terreno della contrattazione sociale con Enti Locali e Istituzioni, coinvolgendo in questo Cisl e Uil e arrivando a sottoscrivere una piattaforma unitaria da far vivere nel territorio.
L'obiettivo di diventare interloqutori qualificati con le Istituzioni su quanto qualifica il vivere nelle nostre città: in questi ultimi anni si sono moltiplicati i problemi legati alla casa, ai trasporti, alla qualità dell'aria e dell'acqua, alla fruizione di servizi essenziali, assistenziali e non.

In questo momento c'è il rischio concreto di una progressiva marginalizzazione del nostro territorio a favore di territori limitrofi (Verona da una parte e Padova-Mestre dall'altra) a maggior ‘appeal' infrastrutturale, ovvero di reti materiali e immateriali, efficienti governance pubbliche, buona occupazione. Non è un caso se mancano ancora progetto e finanziamento dell'Alta Velocità esattamente nel tratto che ci riguarda o, notizia di questi giorni, siano spariti dal bilancio dello stato i 100 milioni di euro di cofinanziamento al Sistema metropolitano ferroviario regionale (SMFR).

Il nostro territorio, come altri, sarà attraversato da un reticolo di infrastrutture viarie. Attenzione: come l'economia è ad uno snodo cruciale altrettanto lo è il nostro territorio, per lungo tempo sfruttato con poco criterio. Nel nuovo scenario di un'Unione Europea a 29, spinta sempre più verso l'Est, è indubbio che il Veneto e il Nord-est occupano un posto strategico sulla carta geopolitica e geografica e diventano ineludibili scelte di tipo macro che riguardano, tra l'altro il cosiddetto Corridoio 5. Ma le scelte prospettate vanno attentamente valutate per l'impatto che produrranno in territori già fortemente impermeabilizzati e antropizzati.
Ragionare di grandi opere avendo a mente prioritariamente la logica del risparmio è pericoloso. La politica del fare e del fare in fretta non può svincolarsi da attente analisi sugli impatti ambientali, né del confronto con le comunità attraversate.

I SERVIZI PUBBLICI LOCALI

Anche i servizi pubblici locali sono sottoposti alla sfida del mercato, il decreto Ronchi ha accelerato i tempi, puntando dritto alla privatizzazione. Noi crediamo ad un saldo controllo pubblico di questi servizi e ad un affidamento ‘in house' degli stessi: perché essi non siano in balia del solo mercato. AIM, come peraltro FTV, devono essere attente al servizio prestato alla comunità in quanto a tariffe, qualità, investimenti nelle strutture ed investimenti sociali, sensibilità alle fasce più deboli della popolazione, buona occupazione. Per questo Per questo continuiamo a credere nell'opportunità di una fusione Aim-Ftv.
Per le IPAB non diversamente. Il loro ruolo è cruciale per il benessere di una parte debole della popolazione peraltro in crescita. La stesura dei nuovi Piani di zona saranno un significativo impegno per tutti: stavolta non intendiamo essere meri spettatori di disegni altrui.


APPELLO ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 12 MARZO: con la forza delle nostre idee andremo allo sciopero generale del 12 marzo contro i licenziamenti e per la difesa dell'apparato produttivo, per l'abbassamento del prelievo fiscale su lavoro dipendente e pensioni e per i diritti e la dignità dei migranti, convinti che la durezza della situazione politica, economica ed occupazionale del nostro paese lo richieda.

 

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Categorie: Sindacati

Relazione di Giancarlo Puggioni (Cgil Fp)

Lunedi 1 Marzo 2010 alle 22:06
Cgil Vicenza       

 

RELAZIONE INTRODUTTIVA
IX CONGRESSO FP CGIL VICENZA
GIANCARLO PUGGIONI, Segr. Gen. FP CGIL VICENZA


Care compagne e cari compagni,

gentili ospiti e graditi invitati,

siamo, oggi, alla conclusione della campagna congressuale che ha impegnato la FP CGIL di Vicenza.

Il documento congressuale " diritti e lavoro oltre la crisi" ha raccolto il 42, 37% dei voti, il documento "La Cgil che vogliamo " il 57, 63 % , risultati conseguiti dopo un'intesa e capillare campagna di assemblee e di consultazioni, fatta di oltre 90 assemblee (per l'esattezza 96 assemblee), territoriali e di posto di lavoro, che hanno coinvolto i lavoratori e le lavoratrici di tutti i comparti che rappresentiamo ed organizziamo, sia del privato che del pubblico impiego.

Abbiamo fatto un gran lavoro: ringrazio tutti i compagni e le compagne della segreteria, i delegati e le delegate del Comitato Direttivo, le compagne e gli amici nei posti di lavoro che hanno permesso, con il loro impegno ( anche con utilizzando parte del proprio tempo libero), la loro determinazione, la loro motivazione, la riuscita, prima di tutto, in termini di partecipazione, del congresso.

La partecipazione dei lavoratori e degli iscritti alle assemblee ha dato senso e significato alla nostra Organizzazione che si conferma ben presente e radicata nei posti di lavoro e nel territorio.

Il consenso che abbiamo registrato nelle assemblee sulle nostre analisi della situazione politica ed economica del paese, l'interesse che abbiamo potuto cogliere sulle nostre proposte e sulle strategie che la nostra Organizzazione si prefigge di assumere, l'attenzione e la serietà con la quale gli iscritti hanno potuto confrontarsi anche sulle diverse opzioni politico programmatiche con le quali ci siamo presentati alle lavoratrici ed ai lavoratori, rappresentano un patrimonio di partecipazione e di senso di appartenenza importante e fondamentale che rendono questa nostra grande Organizzazione Sindacale davvero unica.

In questo straordinario mese e mezzo di assemblee, abbiamo sviluppato la nostra articolata discussione su due documenti congressuali con serietà e maturità, con quell'approccio ai temi oggetto di discussione, utile ad aiutare le lavoratrici ed i lavoratori a ragionare ed a riflettere sul quadro politico e sul contesto, analizzando l'attuale situazione politico sindacale, addentrandoci nella crisi economica, approfondendo i limiti del nostro sistema di Welfare, valutando e ragionando sui contratti, sulle condizioni materiali di milioni di lavoratori, sulla condizione dei giovani e dei pensionandi.

Non sono mancati anche i momenti di tensione e di difficoltà, non è stata una passeggiata, tutt'altro. Vi sono state anche delle incomprensioni, non sono mancati, rilievi ed osservazioni, seppur conseguenza da un lato, della inesperienza e leggerezza da parte di qualche delegato e delegata, che spinti da una grande carica motivazionale hanno, mi permetto di dire, sottovalutato alcuni aspetti formali non secondari, dall'altro, il vortice e la corsa con la quale,insieme a tutto il resto, in questi pochi giorni abbiamo fatto oltre 96 assemblee, disattenzioni e distrazioni ci possono anche stare....

Io penso che la maturità, il senso di responsabilità, La valutazione oggettiva delle situazioni, ha permesso, a questo gruppo dirigente, di prendere comunque sempre in considerazione tutte le osservazioni ed aver trovato, insieme, congiuntamente,anche le opportune e giuste soluzioni, soluzioni che hanno permesso quindi il ricomporsi di situazioni che avrebbero potuto, se non affrontate insieme, complicarsi.

Nelle assemblee abbiamo visto da parte degli iscritti e dei lavoratori interesse, abbiamo visto anche passione e idealità.

Abbiamo visto che La nostra impostazione politica, fondata sui valori costituzionali, a partire dalla solidarietà e dalla giustizia sociale, è non solo attuale ma fortemente rivendicata dalle lavoratrici e dai lavoratori, che ci chiedono di tenere alti i valori che rappresentano la vera e grande forza della CGIL.

I lavoratori e le lavoratrici sono la FP CGIL: insieme abbiamo potuto, ancora una volta positivamente vederci confermato che i nostri iscritti sono liberi, che hanno scelto liberamente di iscriversi alla più grande Organizzazione Sindacale, hanno scelto di stare con chi si batte per la dignità e i diritti delle persone.

LA CGIL, LA FP CGIL

La nostra Organizzazione ha una lunga storia, una storia centenaria, ed in queste assemblee, abbiamo avuto una ulteriore conferma che il sindacato serve, serve più di prima, è importante la nostra presenza per le persone, per i lavoratori, per il Paese, per i più deboli.

Il sindacato, NOI, mettiamo al centro della nostra iniziativa i valori della solidarietà, della giustizia, promuoviamo un'idea di sviluppo, democratico, civile e morale, fondato sulla convivenza pacifica tra i popoli, sui diritti delle persone.

Con questo congresso ribadiamo il nostro impegno per la pace "senza se e senza ma", rivendichiamo un'Europa sociale e politica, vogliamo un nuovo modello di sviluppo.

La CGIL nella sua storia è stata protagonista nella formazione dello Stato Italiano e nell'affermazione della democrazia,, la CGIL con i suoi uomini e le sue donne ha continuato ad esistere anche durante la dittatura fascista, clandestinamente, contribuendo, nella lotta partigiana antifascista alla liberazione dall'occupazione nazista e dalla dittatura.

La Costituzione Repubblicana ha nei suoi principi e valori fondanti il Lavoro: l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione Repubblicana.

La storia ci dirà che poi, nel dopoguerra, la CGIL sarà protagonista nel preservare le istituzioni democratiche dallo stragismo neofascista e dal terrorismo.

Così come, analogo protagonismo, la CGIL lo avrà attraverso le grandi lotte per la conquista dell'istruzione pubblica e della sanità pubblica, per l'universalità dei diritti di cittadinanza.

Nel precedente congresso festeggiammo i 100 anni di storia della CGIL, quelle celebrazioni furono cariche di emozioni, furono capaci di di unire la memoria con le prospettive future, per un futuro migliore per le giovani generazioni.

Una storia dunque ricca di conquiste, frutto di grandi lotte, di lotte nelle quali anche molti compagni e molte compagne ci rimisero, purtroppo, anche la loro vita, o furono oggetto di violenze e rappresaglie, compagni e compagne che lottarono fino alla fine per la democrazia e per la Repubblica, a cui dobbiamo un grande ed infinito riconoscimento.

Quattro anni fa, dunque celebranno i 100 anni di vita della CGIL, che solo a ricordarlo, ci emoziona, ed allora, eravamo fiduciosi che il Paese potesse uscire da un declino economico, politico e sociale particolarmente grave. Eravamo prossimi alle elezioni politiche, era il 2006, certi che un possibile cambio di governo, un governo di centro sinistra, avrebbe potuto creare i presupposti per una ripresa, non solo economica ma anche e soprattutto politica e sociale.

Vinse le elezioni Prodi con una grande alleanza democratica, dal centro alla sinistra, ma con, purtroppo, ottenne una maggioranza numerica molto risicata che, in parte, ne condizionò l'operato.

Le grandi aspettive vennero purtroppo e molto presto disattese, in quell'anno e mezzo di effettivo governo, il confronto fu complicato, i risultati modesti.

LA CRISI ECONOMICA, LA CRISI DI UN MODELLO DI SVILUPPO INSOSTENIBILE

La recente crisi economica che ha colpito recentemente il nostro Paese, già in crisi ed in declino da diverso tempo, è la crisi di un modello di sviluppo, il modello neo liberista che si è rivelato del tutto insostenibile, economicamente e socialmente, ed anche sotto il profilo ambientale.

La realtà è durissima, molto più grave di quanto appaia.

La società in cui viviamo è profondamente ingiusta, inumana, destinata, se non cambia, a mettere in discussione la stessa sopravvivenza dell'uomo sul pianeta, perché l'attuale modello neoliberista è del tutto insostenibile anche sotto il profilo ambientale, sociale e relazionale.

Lo sviluppo di matrice neo liberista ha fondato la propria esistenza sull'accumulazione illimitata, sulla crescita economica, una crescita che è stata però solo per i ricchi.

La ricchezza prodotta non è andata al lavoro, è andata al capitale con la conseguenza che le disuguaglianze sono drammaticamente aumentate (i ricchi + ricchi, i poveri + poveri), in tutto il mondo, anche nei paesi in via di sviluppo.

L'ambiente e la terra sono tutt'ora sottoposti ad una violenza ed a uno sfruttamento senza limiti che sta già producendo effetti gravissimi sulla salute degli esseri viventi.

Il neo liberismo ha, con le sue caratteristiche, generato guerre, terrorismo, scontri e conflitti armati, che sono sempre più frequenti.

L'ideologia capitalista impone il mercato su tutto, per essa tutto può e deve essere mercificato nel nome della crescita non esistono diritti e persone, esite solo il profitto ed il potere.

La dimensione finanziaria ha schiacciato quella economica, è stata accompagnata dalla progressiva riduzione dello stato e delle sue funzioni pubbliche.

Bassi salari, centralità dell'impresa, destrutturazione e dismissione progressiva delle funzioni pubbliche: sono stati "l'ABC" del neoliberismo !!!!

Le conseguenze le vediamo, ce lo dicono anche i lavoratori nelle assemblee, ce lo confermano tutte le analisi economiche e statistiche: le disuguaglianze crescono, 1 bambino su 4 in Italia vive in famiglie sotto la soglia di povertà, abbiamo u sistema di Welfare che non copre e non tutela come dovrebbe ed è sempre più spesso messo in crisi, messo in una condizione tale da non essere in grado di garantire i diritti universalmente intesi e costituzionalmente conquistati, dalla salute all'istruzione.

i precari oramai sono la normalità, la precarietà ha espulso dalla società la stabilità, la certezza del posto di lavoro, il lavoro frammentato e caratterizzato dai salari più bassi d'Europa, in un Paese nel quale i livelli di criminalità, di corruzione e di illegalità sono tra i più diffusi del mondo !!!

Le politiche del Governo, fatte di tagli alla pubblica amministrazione, di leggi ad personam sono del tutto, non solo inefficaci ad affrontare la crisi, ma sono oltremodo aggravanti !!!

Per uscire da questa crisi sarà necessario lottare, e lottare per cambiare, con l'ambizione di trasformare questa ingiusta società.

Il Congresso della CGIL sarà impegnato a delineare una nuova linea ed una nuova strategia sindacale, per uscire dalla crisi salvaguardando il lavoro, conquistando nuovi spazi di democrazia e di diritti, nuovi spazi di partecipazione.

Nella discussione congressuale abbiamo posto, e poniamo come categoria del pubblico impiego, la necessità che la questione dello stato sociale, del sistema di Welfare e con esso il lavoro pubblico, siano posti al centro dell'iniziativa politica della Confederazione: le questioni del pubblico impiego non sono questioni che riguardano solo la categoria ma devono essere adeguatamente considerate e poste al centro dell'azione politico sindacale di tutta la CGIL, perché dal Lavoro Pubblico discendono e si materializzano i diritti.

Non a caso amo definire, insieme a tanti di noi, che il Pubblico Impiego è la Fabbrica dei Diritti, proprio perché attraverso la voce, le mani, gli strumenti che hanno e dispongono i lavoratori pubblici dipendono l'esigibilità dei diritti, la qualità del servizio, che, come nei casi dei servizi alla persona, del lavoro di un infermiere, di un medico e di un operatore volgiono dire qualità della vita di tutti, che nel caso dei lavoratori della giustizia o delle forze dell'ordine significa sicurezza e legalità !!

Occupazione, precarietà e salari sono questioni che devono essere affrontate con determinazione, con decisione, ponendo in atto una strategia sindacale rivendicativa, di lotta e di partecipazione.

Esiste anche una enorme questione generazionale, una intera nuova generazione si trova in una condizione insostenibile, anche socialmente, oltre che economicamente. Sono inaccettabili le condizioni di lavoro che vengono imposte, precarie e con bassi salari!!!

IL MODELLO CONTRATTUALE E LE POLITICHE DEL GOVERNO

L'accordo separato sul modello contrattuale è particolarmente grave perché
a) non permette di tutelare i salari
b) ridimensiona il valore del CCNL
c) ridisegna il ruolo del sindacato

La cosiddetta controriforma Brunetta, il decreto ,legislativo 150/2009, ridisegna completamente il diritto del lavoro nel pubblico impiego, è figlia dell'accordo separato sul modello contrattuale, firmato da Governo, Confindustria e Cisl e Uil, la quale trasforma in legge i termini dell'accordo, il che, per noi, complica maledettamente tutto.

Il punto su cui dobbiamo prestare particolare attenzione è sull'offensiva che è in atto, un'offensiva volta a ridisegnare il ruolo del sindacato in questo Paese. Le nuove regole sulla contrattazione, soprattutto per il pubblico impiego, prefigurano un sindacato non come controparte, ma come strumento, un sindacato di servizi!!!

Tutta la CGIL ha deciso di non sottoscrivere il nuovo modello contrattuale, voluto da Governo, Confidustria e Cisl e Uil.

La ragione quindi per cui confermiamo la nostra contrarietà non è tanto e solo sulla parte salariale. Quell'accordo noi l'abbiamo ritenuto del tutto incompatibile con le posizioni della CGIL, non solo quindi sui salari ma anche sullo Stato Sociale ed in particolare sulla proposta di una bilateralità non integrativa ma sostitutiva !!!

Così come riteniamo sbagliato e grave, per i diritti, l'impostazione, le strategie e gli obiettivi del libro bianco sul Welfare del Governo che prefigura un sistema non più pubblico , ma bensì un sistema nel quale il pubblico diventa residuale, sostituito in parte e per alcune funzioni da un sistema assicurativo privato e dell'altra, per altre funzioni, dagli enti bilaterali a cui dovrebbero concorrere anche i sindacati !!!!

Sono preoccupato perché, se mettiamo tutto insieme, dalla crisi economica (che crea un certo contesto di insicurezza, di paura, di precarietà e di riccattabilità dei lavoratori), l'accordo separato sul modello contrattuale, la controriforma Brunetta e l'attacco ai lavoratori pubblici, la controriforma Gelmini, il libro bianco sul Welfare, le leggi ad personam, la privatizzazione della protezione civile, la controriforma sul diritto del lavoro (che modificherebbe il ruolo del giudice del lavoro, la conciliazione e l'arbitrato) è del tutto evidente che in campo un vero e proprio progetto volto a stravolgere i principi costituzionali, ridimensionando il ruolo dei corpi sociali cosiddetti "intermedi", come il sindacato, a partire da noi, da noi del Pubblico Impiego.

Le cariche della polizia ai lavoratori in lotta, il presidio delle fabbriche da parte delle forze dell'ordine durante alcune assemblee all'indomani della rottura sul contratto dei metalmeccanici, i gravissimi fatti di Rosarno, connotano il nostro Paese tra quelli che in questo momento sono sotto osservazione dagli osservatori internazionali sul fronte dei diritti umani.

Lo sciopero lanciato dalle associazioni dei migranti è un tentativo di rivolta democratica, è la rivolta di quella parte della società che non sopporta più una situazione insostenibile e sulla quale pesano particolarmente le conseguenze peggiori delle politiche del Governo, della crisi economica, di un senso comune ostile e intollerante nei loro confronti.

I migranti e le loro condizioni sono lo specchio di questa società frutto del modello liberista e capitalista: migrano dalla povertà, dalla miseria e dalle guerre, lavorano precari, spesso in appalto e in cooperative, con pochi diritti e bassi salari (quando sono in regola), o peggio, clandestini per poter lavorare e mangiare (in nero), condizione che è reato e per non essere denunciato ed espulso, costretto al silenzio ed a subire di tutto........Cos'è questo ? Cos'è se non una intollerabile condizione di schiavitù e di sfruttamente moderna!!

Di fronte a questo, questi lavoratori non vanno lasciati soli, vanno sostenuti con decisione: per queste ragioni penso sia importante garantire anche il nostro sostegno alla fiaccolata organizzata a Montecchio Maggiore da CGIL CISL - UIL per il prossimo 1 marzo !!!

IL LAVORO PUBBLICO

Il Decreto sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali e con essi quindi la gestione anche delle risorse idriche, rappresenta un prospettiva grave e pericolosa per i lavoratori e per le famiglie. Bene abbiamo fatto a reagire, a contrastarlo, ora dobbiamo proseguire, lavorando affianco ed insieme alle tante associazioni che si occupano della questione con l'obiettivo di cancellare questa legge e di preservare tutti i beni comuni dalle privatizzazioni. Dobbiamo, ostinatamente continuare a batterci affinché i beni comuni (salute, istruzione, acqua, sicurezza) siano dichiarati del tutto indisponibili al mercato, non privatizzabili, sia nella proprietà del bene sia per quanto riguarda la gestione !!

Il Lavoro Pubblico è stato sottoposto in questi anni a continui attacchi, tutte le ultime finanziarie hanno previsto tagli indiscriminati, tagli all'occupazione, tagli di risorse, assenza totale di programmi e progetti per , da un lato colpire ed aggredire i problemi che colpiscono da anni le Pubbliche Amministrazioni (sprechi, partitocrazia, ecc...) e dall'altro rimettere in campo un progetto di rilancio delle P.A..

La miopia politica che ha colpito chi ha governato in questi anni è particolarmente grave, perhcè non si è compreso che un rilancio delle funzioni pubbliche possono rappresentare anche una straordinaria occasione per accrescere un sistema Di Welfare dei diritti oggi in crisi e nel contempo essere uno strumento importante sotto il profilo economico e sociale, per una stabile e buona occupazione, per contribuire a far riprendere, anche per questa via, il Paese.

Il Decreto Legislativo 150/2009, la controriforma Brunetta, è innanzitutto funzionale a cancellare il pubblico, è l'esatto contrario di quanto viene, da lor signori, enfatizzato: ridimensiona la contrattazione, colpisce i lavoratori, discrimina e vessa il lavoro, ha, alcuni aspetti di evidente dubbia costituzionalità. E' per queste ragioni, che tutta la CGIL deve essere impegnata a contrastarla ed a costruire un progetto generale di rilancio e valorizzazione delle funzioni pubbliche, di quella fabbrica dei diritti di cui il Paese ha davvero bisogno.

Sulla qualità del lavoro, lo dico con spirito costruttivo e di confronto rivolgendomi alle parti pubbliche, alle nostre controparti, anche ai gentili ospiti che abbiamo oggi invitato, è bene che ci intendiamo.

La valutazione del personale, quale strumento di misurazione della qualità del lavoro, per come la state ponendo nei posti di lavoro, ha una connotazione sostanzialmente ideologica, fine a se stessa, non sempre condivisibile, soprattutto quando non è funzionale al miglioramento dell'organizzazione e del servizio ed è del tutto scollegata dagli obiettivi generali, o peggio ancora, quando gli obiettivi generali non sono connessi al servizio ed ai bisogni dei cittadini.

Stabilire, come prevede il decreto, che qualcuno, a priori, debba essere valutato negativamente e sia escluso dai benefici economici derivanti dalla contrattazione di secondo livello, è del tutto inaccettabile, è la negazione stessa di un qualsivoglia sistema di valutazione!!

Di fatto diventa un modo esplicito per colpire individualmente le persone, creare un clima di scontro tra gli stessi lavoratori e produrre una sostanziale ingovernabilità democratica della "fabbrica dei diritti" !!!

Anche per queste ragioni, non abbiamo condiviso e riteniamo sbagliato ed incomprensibile la scelta di alcune direzioni generali ULSS di prestarsi alla sperimentazione della scheda di valutazione elaborata dalla commissione nazionale, senza alcun confronto democratico con le RSU, non tenendo in considerazione i sistemi di valutazioni già contrattati ed in essere a livello locale, in una realtà, tra l'altro, dove le relazioni sindacali sono sempre state discrete.

IL LAVORO A VICENZA

Molte sono le problematiche che colpiscono il lavoro ed il lavoro pubblico anche a Vicenza, dal mancato riconoscimento del diritto al recupero delle festività infrasettimanali lavorate del personale delle case di riposo pubbliche, ai problemi degli organici e dei carichi di lavoro presso chè in tutte le pubbliche amministrazioni, il blocco delle assunzioni, il sottofinanziamento dei servizi alla persona, i continui ricorsi ad appalti ed esternalizzazioni al massimo ribasso che colpiscono i diritti ed i salari dei lavoratori e dequalificano il servizio !!

Molti di questri problemi hanno origini e sono la conseguenza di scelte operate in altre sedi, a livello regionale o nazionale.

Ma vi sono aspetti invece, strettamente locali, ovvero a come si sta ed a come si lavora nelle aziende, nelle cooperative, negli enti pubblici del vicentino.

Per questo invito voi tutti, delegati e delegate, di rappresentare in questa occasione le vostre diverse realtà lavorative.

Il clima nei luoghi di lavoro sta drammaticamente peggiorando, al sacrificio, alla capacità di molto personale di far fronte, con grande senso di responsabilità, con grande fatica e volontà, anche in situazioni molto complicate e ben oltre il proprio mansionario o profilo professionale, rischia di prendere ora il sopravvento la frustrazione, che poi potrebbe trasformarsi in demotivazione o in abbandono... Nessuno può permettersi di assistere passivamente al declino del lavoro pubblico e delle funzioni pubbliche, sarebbe irresponsabile nei confronti innanzitutto dei cittadini !!

Alle nostre controparti, o meglio parti pubbliche, Sindaci, Direttori Generali, Segretari, diciamo questo: voi avete la responsabilità di tenere in piedi la "fabbrica dei diritti", e potete evitare che le situazioni precipitino affrontando le varie problematiche con autorevolezza e rafforzando anche un sistema di relazioni sindacali centrato sul coinvolgimento, sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, con la consapevolezza che, per garantire i diritti e la qualità, non si può prescindere dal rafforzare e dall'investire su chi, materialmente, realizza il prodotto, sia esso salute, sia esso giustizia, sia esso certificazioni, sia esso istruzione, sia esso sicurezza.

Registriamo, con preoccupazione, il farsi strada di un approccio che, in nome di un fantomatico bisogno di decisionismo e autorità, esclude il confronto con il sindacato, RIVELANDOSI COSI PROFONDAMENTE ANTIDEMOCRATICO, che predilige l'utilizzo di strumenti impositivi, dagli ordini di servizio ai richiami, rimette in discussione organizzazioni del lavoro consolidate senza alcun confronto con i lavoratori.

Alle parti pubbliche, che hanno la grande responsabilità di governare e gestire le funzioni pubbliche di tutti i settori, diciamo che devono svolgere questa funzione con trasparenza ed onestà, curando con attenzione le scelte, i comportamenti e le relazioni, anche con il sindacato e con i lavoratori che, troppo spesso, sono, scarsamente considerati.

Il Veneto è sempre stata una terra, una regione anche di grandi conquiste nell'ambito socio sanitario, la nostra regione è stata in prima linea ed è tutt'ora un riferimento a livello nazionale ed internazionale nel campo della sanità e dell'assistenza.

Negli ultimi anni abbiamo risentito pesantemente dell'assenza di una vera e concordata pianificazione, è mancato un piano ed un progetto di rilancio dei servizi socio sanitari.

In questi anni, fatti di tagli ai bilanci e di blocchi delle assunzioni, hanno imperversato appalti ed esternalizzazioni, consulenze e collaborazioni. Il risultato che si è prodotto è stato un sostanziale incremento delle spese, una drammatica caduta della qualità dei servizi, un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro, sia sotto il profilo salariale sia sotto il profilo dell'occupazione, più precaria e più frammentata.

Le prossime elezioni regionali rappresentano un momenti importante, non solo per la nostra regione, ma anche per il quadro politico nazionale: io penso che la nostra organizzazione sindacale debba impegnare il prossimo consiglio regionale ad adottare politiche socio sanitarie dalla chiara connotazione pubblica, in netta discontinuità con gli indirizzi di questi anni.

Serve una vera riforma delle IPAB che ne rafforzino il profilo pubblico e siano a pieno inserite nella rete pubblica dei servizi alla persona, serve un nuovo piano socio sanitario, serve smetterla con la finanza di progetto in sanità !!!

I lavoratori chiedono di essere coinvolti, di essere valorizzati e considerati per le competenze e le professionalità che sono in grado di esprimere, sono la parte attiva e decisiva per la riuscita del prodotto, per garantire i diritti alle persone, ai cittadini.

Oggi non abbiamo bisogno di suite di lusso negli ospedali, abbiamo bisogno di garantire servizi a tutti e lo si può fare anche investendo tempo e risorse per il personale !!

DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE

La nostra Organizzazione Sindacale dovrà rafforzare la sua impostazione confederale, rafforzando il rapporto con i cittadini, con i fruitori dei servizi, affrontando le questioni vere che colpiscono il lavoro ed il servizio da un punto di vista politico, politico perché sono questioni che si riflettono sui cittadini !!

A Cisl e Uil : sappiamo che oggi non vi sono, purtroppo, le condizioni per sviluppare una unità sindacale tra noi più profonda in grado di condividere anche valori, ideali e cultura. Vi rinnovo l'invito a lavorare, nel merito, unitariamente, i lavoratori ce lo chiedono !! Assumiamo unitariamente, come metodo, come pratica sindacale condivisa e universale, la consultazione dei lavoratori su tutto ciò che li riguarda, perché, per questa via, penso che sarà possibile ricostruire le condizioni per ritrovare l'unità.

Come abbiamo fatto, d'altro canto, e praticato in alcune occasioni, come recentemente fatto in camera di commercio a Vicenza, dove, grazie al referendum, non solo abbiamo poi sottoscritto tutti quell'accordo, ma si sono create anche le condizioni per poter tentare di ricomporre le divisioni !!!

Possiamo avere idee diverse e valutazioni non omogenee, ma se decidiamo che l'ultima parola deve comunque spettare ai lavoratori, permettendo loro di esprimersi, permettendolo a tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti, precari e stabili, allora avremmo raggiunto l'obiettivo di dare piena legittimità agli accordi ed alle piattaforme, valore al lavoro, conquistata la democrazia nei luoghi di lavoro !!!

I cittadini ed i lavoratori devono avere sempre il diritto innanzitutto di essere informati e di esprimersi: sulle piattaforme e sugli accordi per i contratti nei luoghi di lavoro, ma anche sui progetti e sulla vita cittadina nella amministrazione di una città, di un comune o di una regione!!

Come ho detto al Comitato Direttivo, nella relazione programmatica di ottobre in occasione della mia elezione a Segr. Generale, mi riferisco in particolare alla città di Vicenza sia sul caso Wisco, sia alla questione Dal Molin, molto sentita e vissuta anche tra i compagni e le compagne della nostra categoria.

Ebbene, io penso che, sulla questione Dal Molin, abbiamo fatto bene a lottare, insieme alla Camera del Lavoro, insieme alle tante associazioni ed ai movimenti pacifisti, ai tanti cittadini e lavoratori che hanno, in questi mesi ed anni, lottato per la democrazia, per la pace, per la salute. E' per queste ragioni che abbiamo scelto in segreteria di invitare a questo nostro congresso il Comitato dei Cittadini No Dal Molin, che ringrazio della presenza a nome di tutta la segreteria e credo di tutti di noi ed a cui vi rivolgiamo un sentito ringraziamento.

La contrarietà alla nuova base USA è indiscutibile, contrarietà che deriva innanzitutto da una idea di società e di relazioni tra i popoli che per noi si deve fondare, sempre ed ovunque, sulla pace e non sulla guerra, sui diritti e non sulla violenza e la prepotenza, sulla giustizia e la democrazia e non sulle oligarchie e le dittature, sulla salute e la sicurezza per tutti e non sullo sfruttamento dell'ambiente e sui profitti.

Noi con il movimento per la pace ne siamo parte, non sempre abbiamo usato e usiamo le stesse parole d'ordine, non sempre siamo stati capaci di camminare insieme, ma malgrado questo o per l'inevitabilità di differenze indiscutibili tra una organizzazione come la CGIL e le associazioni ed i movimenti, io penso che a Vicenza sia nato, intorno al No Dal Molin, un fatto inedito, positivo, di partecipazione e di voglia di lottare, civile, pacifica, non violenta, democratica.

Questo patrimonio di democrazia e di partecipazione, indipendentemente da come andrà a finire, non deve andare disperso: è un patrimonio per il futuro, per le attuali giovani generazioni che domani dovranno farsi carico di questa società ed è nostra responsabilità, anche di questo gruppo dirigente non disperdere questo patrimonio di civiltà.

Per queste ragioni penso che sia importante che noi, anche oggi ,convintamene, ribadiamo diamo il nostro pieno nostro convito sostegno ed impegno per la pace e per il disarmo.

Dunque, è importante avere sempre chiaro il quadro generale, il contesto politico e sociale, avere uno sguardo critico verso la società.

Diventerà, sempre più strategico, per tutta l'organizzazione, tenere insieme gli interessi ed i bisogni dei cittadini con le nostre e giuste rivendicazioni sindacali, non per dire che questo non è stato fatto in questi anni, tutt'altro, ma per sostenere che questa impostazione va confermata e rafforzata.

IL LAVORO CHE RAPPRESENTIAMO

Tra le nostre priorità INSIEME alla valorizzazione delle funzioni pubbliche nell'interesse generale del Paese, ci sta la lotta alla precarietà e la tutela di quei lavoratori che sono oggi più deboli di altri, come appunto i precari ma anche i lavoratori delle cooperative.

Nell'ambito della cooperazione sociale, c'è davvero una profonda riflessione da sviluppare sul lavoro, sugli appalti, sulle condizioni di lavoro di questi lavoratori, sul ruolo della cooperazione e del terzo settore nella società italiana, settore che sta diventando, e lo considero un problema da affrontare, oramai sempre più sostitutivo della gestione pubblica.

Nell'ambito dell'igiene ambientale e della tutela dell'ambiente e della gestione dei rifiuti ed anche delle risorse idriche, io penso che sia necessario ribadire con forza che queste funzioni devono essere pubbliche, non devono essere privatizzate,

La sanità pubblica è oggi seriamente messa in discussione ed in Veneto, ribadiamo la nostra contrarietà alla finanza di progetto.

L'uso del projet financing in sanità lo contrasteremo ancora, perché non è, né può essere lo strumento per finanziare la costruzione di nuovi ospedale.

Le condizioni lavorative del personale delle aziende sanitarie peggiorano, perché i carichi di lavoro crescono e così anche la complessità assistenziale con le conseguenti obbligatorie assunzioni di responsabilità del personale, condizioni queste che stanno stressando drammaticamente il personale, a cui va riconosciuto il merito della tenuta del sistema ma che che pone a tutti noi l'urgenza di intervenire in modo deciso e continuo.

Nelle funzioni centrali le condizioni di lavoro si fanno sempre più difficili a causa dei tagli sia agli organici che delle risorse, ma anche al salario accessorio, tagli che impediscono di erogare servizi all'altezza dei bisogni del Paese, delle imprese e dei cittadini, con gravi danni sul fronte dei diritti, basti pensare solo alla giustizia, oramai in ginocchio, per non parlare poi anche del comparto sicurezza.

Attraverso le funzioni centrali lo Stato dovrebbe essere presente nel territorio, tutelare la sicurezza dei cittadini, contrastare le illegalità diffuse a partire dalla lotta all'evasione fiscale, erogare servizi e risorse per i cittadini ed i lavoratori: nello stato in cui siamo, gravissimo, nessuno è oggi in grado dire con responsabilità che lo Stato c'è !!!

Guardate che questa situazione è significativa di un arretramento generale e di un degrado dello stato e delle funzioni pubbliche che pone seriamente in discussione la stessa capacità del nostro Paese di stare con i Paesi sviluppati, civili e democratici dell'Europa e del Mondo.

Le importanti mobilitazioni di questi giorni sulla giustizia, le nostre denunce sulle condizioni di lavoro nei tribunali e nelle case circondariali non hanno ancor avuto quella rilevanza mediatica che la gravità imporrebbe: non ci fermeremo, andremo avanti, finchè non sarà data risposta ai lavoratori ed ai cittadini !!

Nel settore delle IPAB la situazione è altrettanto drammatica sia per chi vi lavora sia per chi vi è ospite. Il settore risente dei pochi finanziamenti, dell'assenza di vere politiche sociali e di programmazione e progettazione. In questo quadro la privatizzazione rischia di divenire un fenomeno, come posso dire, progressivo, sul quale rischia di prevalere una sorta di inevitabilità diffusa.
Bene abbiamo fatto QUINDI noi a mobilitarci a difesa ed a promozione del pubblico ma credo dobbiamo con urgenza risolvere i problemi che colpiscono i lavoratori, dai carichi di lavoro (servono nuovi standard) all'applicazione del contratto, alla contrattazione aziendale, a partire dal tema delle festività, su cui, a questo punto, non ci resta che aprire una grande mobilitazione di lotta, e mi sento di proporre a Cisl e Uil, qui presenti , di adottare insieme nuove iniziative, non escludendo anche il ricorso allo sciopero.

Il tutto per dire che, dal momento che la nostra azione politico sindacale, di questa nostra speciale categoria che è la funzione pubblica, inevitabilemente si connette con la politica, con lo sviluppo del territorio, con le imprese e la cooperazione sociale, ritengo fondamentale sviluppare la nostra azione sindacale anche fuori dai luoghi di lavoro, consapevoli che siamo tanto più forti quanto più sapremo connettere i diritti dei lavoratori con i diritti dei cittadini.

Con questa impostazione risulterà quindi fondamentale tenere contatti e relazioni stabili e strutturate con le camere del lavoro nelle zone ed essere seriamente impegnati e protagonisti nei consigli di zona della CGIL Vicentina.

Alla CGIL di Vicenza la nostra categoria può e deve dare un contributo all'altezza delle sfide: riconosco alla Camera del Lavoro di Vicenza di essere stata sempre al fianco dei lavoratori della nostra categoria, modalità questa che ha permesso di sviluppare negli ultimi tempi un solido rapporto ed una solida un'unità d'azione, importante che vorremo poter proseguire e rafforzare convintamente.

DOPO IL CONGRESSO

La nostra categoria, la FP CGIL Vicenza, ha un futuro tutto da costruire.

Credo vi siano tutte le condizioni per guardare positivamente alle prospettive di radicamento e di sviluppo della nostra categoria che ha saputo caratterizzarsi per impegno, serietà e determinazione.

Tutto il gruppo dirigente di questa categoria ha saputo fare squadra, lavorare insieme per raggiungere obiettivi importanti.

Il buon tesseramento, il rinnovamento dei quadri e del gruppo dirigente, il rinnovamento che sta avvenendo nei luoghi di lavoro e di cui ne è testimonianza questa plurale platea congressuale, sono elementi che devono essere valorizzati perché sono le fondamenta su cui costruire la FP CGIL dei prossimi anni.

Dopo l'articolata e anche dura discussione congressuale, accompagnata anche da forti momenti di tensione, come credo sia normale possa avvenire in una Organizzazione Sindacale viva ed attiva, discussione che abbiamo sviluppato nelle oltre 90 assemblee di base, tensioni derivate anche per l'articolazione di posizioni che vi sono state all'interno della nostra segreteria, ora penso che sia venuto il momento di ricomporci.

Se i centri regolatori mi riproporranno a Segr . Gen. della FP CGIL di Vicenza, Il mio impegno sarà per una gestione collegiale, plurale e unitaria della categoria, in segreteria e nel direttivo, per portare, rappresentare e fare sintesi del punto di vista di tutti noi, facendo vivere sempre i pluralismi, come è stato nella storia della nostra organizzazione sindacale e senza però mai far venir meno la responsabilità, che penso un Segretario Generale non può non avere e, di conseguenza, operare sempre le necessarie sintesi.

A mio avviso sarebbe profondamente sbagliato concludere il congresso con vincitori e vinti, mentre è fondamentale, per rafforzare la CGIL, fare la necessaria sintesi politica.

LO SCIOPERO DEL 12 MARZO

Infine, come sapete,

LA CGIL HA PROCLAMATO LO SCIOPERO GENERALE IL 12 MARZO: spetta a noi lavorare per la piena riuscita dello sciopero, uno sciopero che mette al centro l'urgenza di cambiare, perché cambiare politiche non solo si può ma è anche necessario !!

1) fermare i licenziamenti, garantendo la prosecuzione della cassa integrazione, raddopiiare l'indennità di disoccupazione, sostenere il reddito e prevedere ammortizzatori sociali per i precari, estendere i contratti di solidarietà;
2) mettere mano alla giustizia distributiva, si chiede inasprimento della lotta all'evasione fiscale e ridurre il peso fiscale sul lavoro che contribuisce per oltre il 44% al gettito fiscale nazionale !!
3) regolarizzare i migranti che lavorano, abolire il reato di clandestinità

CONCLUSIONI

Care compagne e cari compagni, dobbiamo resistere, lottare e rivendicare, con coerenza morale, decisi, ben sapendo che i veri eroi, come ci dice un grande artista quale è Caparezza in una delle sue canzoni, sono quei tanti lavoratori che, malgrado tutto, non si rassegnano, lottano per il salario, lottano per la pensione e per i diritti, difendendo i propri figli e la società, dalla criminalità diffusa, dalla mafia e dalla malavita pronta, come non mai, a sfruttare la precarietà, la disoccupazione ed i bassi salari !!!

Compagne e compagni, insieme, facciamo in modo che il Lavoro Pubblico sia anche PRESIDIO DI LEGALITA',
facciamo in modo che con le nostre lotte trasformiamo questa ingiusta e complicata società,
facciamo in modo che il mondo sia messo al servizio dell'uomo, del suo benessere e della sua felicità.
Enrico Berlinguer ha ragione: la lotta, per questi obiettivi, non può che riempirci adeguatamente la vita !!

Grazie a tutti,

Vicenza, 24 Febbraio 2010

 

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Categorie: Politica, Sindacati

Fiom: Relazione di Giampaolo Zanni

Venerdi 26 Febbraio 2010 alle 20:21
Cgil Vicenza  

 

5° CONGRESSO PROVINCIALE FIOM CGIL VICENZA
Circolo Operaio di Magrè ( Schio ), 25 e 26 febbraio 2010

Giampaolo ZanniRelazione di Giampaolo Zanni
( Segretario Generale FIOM CGIL Vicenza )

 

Delegati e delegati, invitati ed invitate: grazie di essere presenti e benvenuti a questo nostro congresso.


OSIAMO ED ALZIAMO LO SGUARDO

Alzare lo sguardo e osservare il pianeta che ci ospita e ciò che lo attraversa è da sempre una dolorosa necessità per un sindacato che crede nei lavoratori e nelle lavoratrici, che sono persone che fanno parte di un'umanità più vasta, e che per questo desidera per tutti umanità e giustizia.

Ovunque nel mondo la crisi economica globale prodotta dalla sciagurata sete di guadagno di un sistema finanziario malato, ha pesantemente colpito il lavoro dipendente e resa più iniqua la distribuzione del reddito e delle ricchezze.

Un recente studio illustrato in un articolo sul Sole 24 ore di martedì scorso, si asserisce che nella crisi attuale che peggiora le condizioni di vita delle popolazioni di tutto il pianeta, i movimenti di popolazione diventano più rapidi. 700 milioni di persone, pari al 16% della popolazione mondiale in età adulta, desidera infatti abbandonare il proprio paese nella speranza di una vita migliore.

D'altronde negli stessi USA, scriveva Jacques Attali in un libro pubblicato in Italia nel 2007, "la metà della ricchezza creata tra il 1990 ed il 2006 è andata a beneficio dell'1% delle famiglie". "Anche in California, un bambino su cinque vive sotto la soglia della povertà". " Su scala mondiale la metà degli abitanti del globo non ha un dignitoso accesso né all'acqua corrente, né all'istruzione, né alla sanità, né al credito, né all'alloggio". "In Africa, la situazione è peggiore: tra il 1987 ed il 2006, il reddito per abitante è diminuito di un quarto".

 

IL LAVORO DIPENDENTE NEL NOSTRO PAESE

Tutti conosciamo la situazione in cui versa il lavoro dipendente nostro paese.
Esso è stato dapprima dimenticato togliendone identità e valore, poi reso sempre più precario e adesso la crisi l'ha colpito con licenziamenti e CIG.

Le buste paga sono tra le più basse in Europa; il carico fiscale sul lavoro è invece tra i più elevati in Europa, la precarietà nel lavoro di diffonde perchè oltre due terzi delle nuove assunzioni avvengono con contratti di assunzione non a tempo indeterminato e come non bastasse il governo ha recentemente ripristinato il lavoro in affitto a vita ( staff leasing ) e sta diffondendo il lavoro accessorio, retribuito con i voucher; i migranti che perdono il lavoro diventano dopo un po' persone indesiderate e poi clandestine; il governo sta varando una pesante contro-riforma del diritto del lavoro e infine il Ministro Sacconi vuole riformare lo stato sociale secondo gli indirizzi del suo "Libro Bianco", che in sintesi punta ad un forte ridimensionamento dei servizi pubblici universali e ad esempio alla diffusione della sanità privata e integrativa.

Tutto questo non colpisce solo il lavoro dipendente, ma indebolisce i soggetti collettivi che lo rappresentano, modifica profondi e significativi tratti sociali, culturali ed etici del nostro paese e mette apertamente in discussione pezzi importanti della nostra Costituzione Materiale e della stessa Costituzione Formale.

E ciò avviene in un contesto politico delicatissimo per la nostra democrazia, perchè la miscela è diffusa corruzzione, populismo, attacco continuo alla Magistratura, debolezza dell'opposizione, scarsa partecipazione dei cittadini, diffusa sfiducia nelle istituzioni.


I METALMECCANICI NEGLI ULTIMI 4 ANNI

Quattro anni fa, proprio durante lo svolgimento dei congressi delle Camere del Lavoro territoriali, la FIOM ritornava dopo quasi 7 anni a firmare unitariamente il rinnovo del biennio economico del CCNL, dopo oltre 40 ore di sciopero, presidi nelle fabbriche, manifestazioni e blocchi stradali e dopo il positivo voto dei lavoratori.
Per ottenere quel risultato anche Vicenza diede il suo contributo: unitariamente presidiammo per una giornata intera l'azienda di Calearo, Presidente di Federmeccanica oltre che della locale Associazione Industriali, manifestammo in Fiera durante la Fiera dell'oro e bloccammo anche l'autostrada A4.

Grazie anche al positivo andamento economico del settore in quegli anni, ovunque in Italia abbiamo rinnovato gli accordi aziendali ed infine, nel corso del 2007 si è svolto il negoziato per il rinnovo del CCNL, che abbiamo firmato unitariamente nel gennaio 2008, dopo 7 mesi di trattative, circa 40 ore di sciopero, manifestazioni e dopo il voto dei lavoratori.

Il periodo unitario si è infine nuovamente interrotto dopo la firma nel gennaio 2009 dell'accordo separato sulle regole contrattuali, che ha prodotto in categoria l'ennesimo accordo separato e la negazione del voto dei metalmeccanici sullo stesso.

Poi, dall'autunno del 2008 è iniziata l'attuale devastante crisi economica, che non ha risparmiato nessun territorio e nessun comparto della categoria. Da allora la realtà quotidiana è diventata CIGO quando va bene, rstrutturazioni e riorganizzazioni con CIGS e contratti di solidarietà quando i problemi sono più seri, CIGS in deroga e sospensioni nelle piccole aziende e quando va male licenziamenti collettivi o individuali, tutto a danno dei lavoratori coinvolti.

La produzione industriale del settore metalmeccanico in Italia nel 2009 è diminuita del 27,1% rispetto al 2008, uno dei dati peggiori in Europa.
Nel settore metalmeccanico nel 2009 la CIG totale è stata pari al 580% in più rispetto al 2008, è stata pari a 240.000 lavoratori a casa per tutto l'anno, in realtà ha coinvolto quasi 600.000 metalmeccanici.

A gennaio 2010 la CIG totale nel settore è calata su dicembre 2009, ma registra un più 321% sul gennaio 2009. La CIGS da sola vede un aumento del 760% sul gennaio del 2008, a segnalare il fatto che si vanno esaurendo le 52 settimane di CIGO e che le aziende si riorganizzano e si ristrutturano.

Nonostante i primi timidi segnali di ripresa, il 2010 si annuncia un anno difficile per l'occupazione, con aziende indebolite da un così lungo periodo di crisi che ha compromesso redditività, investimenti e liquidità.

Ad oggi non abbiamo alcun provvedimento organico di politica industriale da parte del governo, che sarebbe necessario per superare la crisi e rilanciare lo sviluppo su settori nuovi e prodotti innovativi e di qualità. Ad oggi, dopo un anno di continui interventi con ammortizzatori sociali in deroga, non abbiamo neppure alcun ridisegno complessivo degli attuali ammortizzatori sociali, nessun aumento dei periodi massimi e nessun aumento delle indennità, come noi chiediamo da tempo.

 

I METALMECCANICI A VICENZA

Il settore metalmeccanico a Vicenza non registra differenze rispetto alla situazione nel resto del paese, e risente gravemente della crisi economica generale in atto anche a causa della diffusa presenza del manifatturiero.
Il panorama è caratterizzato da riorganizzazioni e ristrutturazioni, con utilizzo di CIGO, CIGS, CIGS in deroga, contratti di solidarietà, sospensioni e licenziamenti che colpiscono i dipendenti coinvolti.

Oltre alle vicende di più lunga data riguardanti la SILTAL e la SMIT, occorre ricordare alcune recenti pesanti riorganizzazioni: alla ENERSYS, alla TOMET, alla SINICO, alla CAMPAGNOLO, alla POLIDORO ed alla SCM-SAG-BUSELLATO, gruppo dove è stato firmato il primo accordo separato vicentino in un'azienda in crisi, ovviamente da parte di FIM e UILM di Vicenza, poi superato da un successivo accordo di gruppo unitariamente firmato a Roma da tutte e tre le sigle sindacali. Tante, troppe sarebbero le altre situazioni di crisi che dovrei citare.
Da segnalare alcuni accordi in aziende in crisi significativi sul piano dei contenuti o del percorso fatto, come la CIGS nel Gruppo Beltrame e l'accordo alla GDS di Cornedo.

Infine va posta attenzione sul fatto che i lavoratori, oltre a pagare la crisi con i licenziamenti e con la CIG e con un rinnovo contrattuale davvero misero, la pagano anche con la riduzione dei PDR aziendali in essere e con i mancati rinnovi degli accordi aziendali. Abbiamo addirittura casi di PDR pari a zero Euro ( BDF, POLIDORO e MENEGHETTI ) e casi di disdetta aziendale degli accordi aziendali in vigore, come alla EBARA.


CONGRESSO: ESITO VOTAZIONE DOCUMENTI

Come categoria arriviamo a questo appuntamento statutario dopo un lavoro straordinario, che ci ha permesso di effettuare in 6 settimane, oltre al nomale lavoro quotidiano, più di 300 assemblee congressuali svoltesi in 225 aziende metalmeccaniche ed orafe della nostra Provincia ( 25 aziende in più rispetto al precedente congresso ), dove lavorano 4.418 iscritti alla FIOM e dove abbiamo raccolto il voto di 3.698 iscritti.

3.466 iscritti alla FIOM, pari al 94,3%, hanno scelto il documento congressuale "La CGIL che vogliamo", con primo firmatario Moccia, mentre altri 209 iscritti, pari al 5,7%, hanno scelto il documento "I diritti ed il lavoro oltre la crisi", con primo firmatario Epifani.

Nelle altre FIOM del Veneto, tranne Treviso, dove di poco ha vinto il documento Epifani, ha prevalso quello Moccia, con Venezia che raggiunge la percentuale più alta ( 95% ) e Vicenza che realizza il maggior numero di assemblee svolte e di votanti e la seconda migliore percentuale nella regione.

A Vicenza il documento Moccia è stato il più votato oltre che in FIOM anche in FP ( 57,7% ) e nella FILT ( 86,9% ), mentre in tutte le altre categorie ha prevalso in larga misura quello Epifani.

Nella CGIL di Vicenza, complessivamente, hanno votato 17.548 iscritti, che hanno scelto per il 71,89% il documento Epifani e per il 28,11% quello Moccia.

Nel Veneto ha prevalso in tutte le province il documento Epifani, che arriva al 62% a Venezia, al 71,89% a Vicenza, al 74% a Padova e Rovigo, al 75% a Treviso, al 76% a Verona ed al 82% a Belluno.
Dopo Venezia, dove il Segretario Generale si era schierato con il documento Moccia, Vicenza fa registrare dnque il secondo migliore risultato di questo documento, appunto con il 28,11%.
Nella nostra regione il documento Moccia ha prevalso oltre che nella FIOM anche nella FP.

A livello nazionale sembra, non abbiamo infatti ancora dati ufficiali, che il documento Epifani abbia vinto con circa l'80% dei voti
Il documento Moccia sembra abbia vinto a livello nazionale solo nella FIOM, con un risultato di poco sotto al 50% nella FP e di circa il 35% in FISAC.

Questi sono i numeri di un confronto congressuale che in diverse occasioni in tutta Italia ha vissuto veri e propri scontri tra i rappresentanti dei 2 documenti e che registra ancora in queste ore fortissime contestazioni e tensioni e molti ricorsi circa la correttezza delle votazioni e la validità dei risultati.

Consapevole che quanto accade ovunque nel paese condiziona comunque tutti, per quanto riguarda Vicenza, lo dico da Segretario Generale della FIOM schierato come sapete col documento "La CGIL che vogliamo"e come coordinatore provinciale di questo documento a livello confederale nella Camera del Lavoro, sono soddisfatto in primo luogo di non aver fatto contenti quanti auspicavano nella nostra organizzazione scontri, polemiche, divisioni, un nostro isolamento sindacale ed una nostra batosta sul piano dei numeri.
In secondo luogo credo che il successo ottenuto a Vicenza in FIOM, in FP ed in FILT, ed i consensi ottenuti in FILCTEM ed in SLC, che ci hanno permesso di arrivare a quel quasi 30% di risultato complessivo a Vicenza, ci permetta di dire a testa alta la nostra ai congressi e di concorrere con le nostre idee alla definizione della linea della CGIL per i prossimi 4 anni.
Una sola battuta mi permetto di fare a riguardo dei congressi dello SPI, dove il documento Epifani ha raggiunto il 95,2%. Per favorire il voto al documento Epifani in tutte le 73 assemblee svolte in provincia è stato ripetuto fino alla nausea che il documento Moccia vuole eliminare lo SPI, unico sindacato che difende i pensionati, per tenere in categoria i pensionati ed i loro contributi associativi. Come si può cassare dal dibattito tutti i contenuti dei documenti e snaturare il senso delle cose scritte in uno dei due documenti? Non si può, non va bene sprecare così preziose occasioni di confronto democratico.


IL CONGRESSO E LE SFIDE PER IL SINDACATO CHE VOGLIAMO

Finora ho cercato di descrivere e di raccontare la realtà che ci circonda, vicina e lontana, e le vicende in corso e vissute negli ultimi 4 anni.
Adesso vorrei approfondire il mio ragionamento e concentrarmi veramente su ciò che costituisce, a mio avviso e come sostenitore del documento Moccia, il cuore e lo spirito della nostra analisi e proposte.

Fin dal 2001, il compianto Segretario Generale della FIOM Claudio Sabattini, all'indomani della vittoria elettorale di una destra che annunciava la volontà di intervenire sulle pensioni, sul fisco, sui contratti, sui diritti dei lavoratori, sullo stato sociale e sulla stessa nostra Costituzione; del primo accordo separato per il rinnovo del biennio economico del CCNL dei metalmeccanici e della distruzione delle torri gemelle e conseguenti crisi economico-finanziaria mondiale e risposta miliare degli USA di Bush, avvertiva con una lucidità stupefacente l'affacciarsi di un attacco senza precedenti per dimensioni e violenza e condotto a livello economico, politico, sociale e culturale al lavoro dipendente, alle conquiste storiche del movimento operaio e sindacale ( CCNL, art. 18 ... ), ai sistemi europei di welfare state, alle leggi anche costituzionali che ne costituiscono il fondamento ed alle grandi organizzazioni sociali ( i corpi intermedi ) che li sostengono; il tutto peraltro in un quadro di estrema debolezza dei partiti di massa della sinistra politica, storicamente vicini al lavoro dipendente ed al sindacato.

Avvenne proprio così sia a livello mondiale ( pensiamo alle guerre ), che economico ( crisi fino al 2005 ), che politico-sindacale ( accordi separati nei metalmeccanici e con il Patto per l'Italia anche a livello confederale).
La FIOM e la CGIL seppero reagire con forza e si riuscì a fermare l'attacco a livello sindacale ( non si toccò l'art. 18 e riconquistammo rinnovi contrattuali unitari ), a livello sociale ( grazie alla nascita e protagonismo di vari movimenti sociali antagonisti e non : no global e girotondi ) ed a livello politico ( vittoria elettorale del Centro-Sinistra e vittoria del NO al referendum sulla riforma costituzionale voluta da Berlusconi ).
In quegli anni la FIOM, categoria che più di altre aveva subito l'attacco che prima ho descritto, avvertiva la mancanza di un impianto sindacale e politico-culturale in grado non solo di contrastare quanto stava avvenendo, ma anche di invertire il processo in atto e di cominciare a dettare noi l'agenda sindacale.
Per questo in FIOM facemmo il Congresso Ordinario anticipato, con al centro due questioni legate e rilevatesi in seguito decisive e dirimenti: ruolo e peso del CCNL e democrazia sindacale, o meglio chi decide la firma degli accordi sindacali.

Non a caso l'anno successivo, al congresso della CGIL, consapevoli che l'attacco sarebbe stato portato ancora sulla contrattazione e che per farlo dovevano impedire il voto dei lavoratori su eventuali nuove regole, la FIOM propose due tesi alternative proprio su questi due grandi temi, per spingere la CGIL intera a rilanciare la centralità del ruolo e del peso dei CCNL e per sancire il diritto dei lavoratori di votare, a tutti i livelli, gli accordi che li riguardano.

Le nostre tesi alternative prevalsero largamente in FIOM e pur non vincendo in CGIL ottennero visibilità e consensi trasversali, al punto che il documento politico conclusivo del congresso attestava tutta la CGIL a difesa di CCNL e voto dei lavoratori.

Ma evidentemente non fu sufficiente: la CGIL si appiattì troppo a difesa del neonato governo Prodi e condivise la sua politica dei due tempi, cercò in modo scomposto una ritrovata sintonia sindacale con CISL e UIL, anche per aprire il negoziato sugli assetti contrattuali con Confindustria, senza tuttavia stabilire chiaramente regole democratiche in caso di opinioni diverse.
E così iniziò un pericoloso nostro declino: caduta del governo Prodi, nessuna riduzione delle tasse sui redditi da lavoro e da pensione, nessuna misura concreta contro la precarietà nel lavoro e poi, dopo l'ampia vittoria elettorale della destra, la divisione con CISL e UIL e l'accordo separato sulle regole in tema di contrattazione, negando il voto dei lavoratori sulle stesse.
Subito dopo l'accordo separato sulle regole, ancora una volta sulla pelle dei metalmeccanici si è scatenato l'attacco: è arrivata la disdetta di FIM e UILM del CCNL firmato anche da noi appena un anno prima, sono arrivate le piattaforme separate e poi l'accordo separato, senza che i lavoratori abbiano potuto votare e decidere.
E adesso abbiamo un contratto che fissa aumenti inferiori alla stessa inflazione prevista nel triennio ( sono scorporati infatti dal calcolo i beni energetici ), una prima rata di aumento davvero misera che vale dai 16 ai 18 Euro netti mensili e prossimamente nuove regole che imbrigliano la contrattazione aziendale, che a parole si vorrebbe invece favorire, e possibilità in certe materie di derogare in peius rispetto al CCNL. Quando si firma un accordo separato per il rinnovo del CCNL Cooperative Metalmeccaniche, dove la FIOM ha oltre il 90% degli iscritti e degli RSU, si porrà pure un tema di democrazia e si capisce l'impronta autoritaria che hanno preso le relazioni industriali in Italia.

Senza offesa per nessuno, CISL e UIL hanno ormai scelto la strada del loro futuro; sarà sempre più caratterizzata da legittimazione politica proveniente dai governi e dalle controparti, da meno conflitto e più, come dice il Ministro Sacconi "complicità" con le imprese, da meno contrattazione e da più enti bilaterali e offerta di servizi, da democrazia di mandato e da gestione diretta di aspetti quali formazione, mercato del lavoro e strumenti di sostegno al reddito.

La CGIL dichiara di non condividere questa strada e di non credere a questo modello di sindacato; ma questo non basta, perchè la durezza della condizione attuale del lavoro dipendente, che ho prima descritto, impone in primo luogo un onesto ripensamento circa la strategia e la tattica della nostra confederazione in questi 4 anni.

Il congresso è l'occasione per farlo e proprio per questo, alla luce di queste mie riflessioni, non potevamo non esprimere chiaramente e nel rispetto delle regole interne il nostro dissenso circa la mancanza o, se volete la carenza, in CGIL di un impianto sindacale e culturale all'altezza dell'attacco in atto, cioè di una strategia in grado di rilanciare dignità, valore, diritti, valori e tutele delle persone e del pezzo di società che noi vogliamo rappresentare.

Nel concreto, il congresso deve discutere ed alla fine dire con nettezza qual'è il nostro modello di sindacato, visto che in casa nostra c'è anche chi dice che alla fine faremo come CISL e UIL. Cosa vuol dire per noi credere in un sindacato soggetto collettivo, soggetto libero, soggetto generale, soggetto negoziale, soggetto autonomo? Come oggettiviamo, cioè traduciamo in cose concrete, questi 5 essenziali aggettivi che qualificano la nostra idea antica di sindacato nelle moderne società?

Serve discutere ed entrare nel merito dei temi, ad esempio per capire come autonomia dai governi e dai partiti non comporti distacco dalla dimensione politica, assolutamente necessaria per determinare una equa redistribuzione della ricchezza di un paese attraverso la leva fiscale e per definire ruolo e consistenza di quella della rete di servizi pubblici che garantiscono i diritti universali di cittadinanza, oppure per evitare di buttare via a prescindere tutta la bilateralità, rispetto alla quale occorre invece distinguere, mettere dei paletti, darci una linea.

Voglio sottolineare che l'iniqua distribuzione del reddito e della riccchezza che sempre più si configura a livello mondiale ed all'interno di tutti i paesi, compreso il nostro, come la riduzione della quota di PIL che va ai redditi da lavoro dipendente e da pensioni a beneficio delle rendite finanziarie ed immobiliari e dei profitti, non troverà sbocchi se non attraverso la leva fiscale e quella contrattuale, di categoria, di secondo livello e sociale territoriale.
Per quanto riguarda il fisco i lavoratori ancora aspettano risultati sulla restituzione del fiscal drag, l'aumento delle detrazioni da lavoro e da pensione e la riduzione della tassazione sul TFR.
Lo sciopero generale a sostegno delle nostre richieste al governo sul fisco, indetto dalla sola CGIL per il 12 marzo prossimo, nel Veneto con manifestazione regionale a Padova, deve vederci tutti impegnati al massimo per la sua riuscita, consapevoli che gli impegni congressuali ci hanno finora tolto tempo prezioso per prepararlo a dovere e che quindi occorre uno sforzo collettivo ulteriore.
Rivendicare la riduzione del fisco nelle buste paga è la giusta risposta alla riesumata idea berlusconiana di riduzione delle attuali aliquote fiscali a solo 2, a beneficio degli alti redditi e senza alcun beneficio per la gran parte dei contribuenti a redditi medio-bassi.

Occorre poi affrontare il tema della contrattazione.
La CGIL non ha firmato l'accordo sulle nuove regole contrattuali, ma non è accettabile che ogni categoria proceda in totale autonomia, perchè alla fine sulle nostre ambiguità giocano CISL e UIL e controparti e sui metalmeccanici si scaricano le tensioni e le contraddizioni tra le confederazioni.
I metalmeccanici iscritti alla FIOM e che hanno avuto un aumento contrattuale da fame frutto di un accordo che la CGIL non ha firmato, giustamente si chiedono cosa abbiamo intenzione di fare per ribaltare la situazione, perchè l'accordo è stato davvero pessimo, ma è in vigore e altre categorie anche della CGIL hanno rinnovato i contratti solo in parte disattendendone i contenuti.
Epifani afferma che così facendo si "disarticola l'accordo".
Attenzione però, perchè così facendo e pur se disarticolato, passa comunque quell'accordo, dalla CGIL definito sbagliato e nefasto per i lavoratori e che Emma Marcegaglia ha invece definito "l'unica vera riforma istituzionale italiana del 2009, che ha segnato la fine del conflitto ideologico tra capitale e lavoro". E poi aggiunge che "quello che è sembrato un momento di divisione è poi stato superato: non è un caso che, metalmeccanici a parte, su tutti i contratti poi l'unità sia stata ritrovata firmando accordi innovativi prima della scadenza e senza conflitti".

E sempre in tema di contrattazione: qual'è la nostra posizione sui fondi sanitari integrativi? La FIOM a Vicenza finora ha mantenuto una sua coerenza, ma ci sono categorie che li hanno avviati unitarianmente nei CCNL e negli accordi aziendali. Li negoziamo o no? E se li negoziamo con quali attenzioni ed avvertenze?

Sulla democrazia cosa decidiamo? La CGIL dice che i lavoratori devono votare gli accordi che li riguardano, ma regole pattizie con CISl e UIL a riguardo non ce ne sono e nemmeno una legge che lo sancisca come diritto.
Io capisco che fare il referendum tra i lavoratori artigiani forse è impraticabile, ma nelle categorie industriali lo è, così pure per gli accordi aziendali.
Capisco che ci può essere un problema di certificazione dei risultati delle votazioni, ragioniamoci e definiamo i rimedi.
Insomma, perchè non entriamo nel merito e non decidiamo una strategia per realizzare nei modi e nelle forme possibili quello che nelle fabbriche metalmecaniche ci chiedono tutti da anni?
Perchè solo la FIOM e non tutta la CGIL raccoglierà le firme per una legge di iniziativa popolare sulla rappresentanza e la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro?
Insisto molto su questo tema perchè le questioni fondamentali prima citate ( modello di sindacato, regole contrattuali e contrattazione ) sono profondamente legate al tema delle regole sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacali.

Sono veramente convinto infatti che regole che diano ai lavoratori il diritto di scegliere i sindacati che devono contrattare e di votare gli accordi che li riguardano, avrebbero impedito non solo l'accordo separato sulle regole contrattuali ed il recente rinnovo separato del CCNL metalmeccanici, ma impedirebbero anche la scelta del Ministro Sacconi, scritta nel suo "Libro Bianco"di attribuire agli enti bilaterali compiti quali la gestione degli ammortizzatori sociali, ad esclusione della Disoccupazione.

Anzi, per dirla tutta io penso che l'argine più sicuro contro lo stravolgimento della natura e dei compiti del sindacato, come rimedio alla pratica nefasta degli accordi separati e come possibile via per un sincero percorso unitario, sia proprio un grande processo di democrazia sindacale che permetta ai lavoratori ed agli iscritti di contare sulla vita sindacale e sulle scelte contrattuali.

Voglio dire come la penso anche sulla confederalità e sui cosiddetti servizi.
Tanti sostenitori del documento Epifani accusano il secondo documento di essere poco confederale e di non dire nulla sui servizi.
Se è un modo per evitare discussioni di merito più intriganti, non lo condivido ma capisco; se lo si pensa davvero allora mi preoccupo, in quanto si afferma un'idea che non fa parte della storia della CGIL. La FIOM è categoria confederale per eccellenza, essendo nata prima della CGIL ed avendola fatta nacere proprio per favorire la crescita di un grande sindacato generale dei lavoratori, in grado di coordinare le lotte categoriali e di concretizzare un progetto complessivo di umanizzazione del lavoro e di costruzione di una società democratica, libera e soprattutto giusta.

Secondo i sostenitori el documento Epifani noi saremmo poco confederali perchè contiamo sulla forza della categoria e non pensiamo alle categorie deboli. Proprio perchè i lavoratori sono divisi ed il lavoro sempre più frammentato noi sosteniamo la necessità di battersi per buoni accordi che si estendano sempre più a tutti, così come un positivo accordo aziendale è spesso preso da riferimento anche dagli RSU di altre aziende per farne uno simile. E poi noi siamo favorevoli ad accorpamenti categoriali e guardiamo co favore alla creazione di un grande sindacato dell'industria, proprio per riunificare un mondo del lavoro sempre più spezzato.

E sui servizi rifiutiamo polemiche strumentali. La tutela collettiva che si esercita con la contrattazione non va contrapposta a quella individuale garantita da servizi efficienti e puntuali. Servono l'una e l'altra dimensione, che devono integrarsi e coordinarsi sempre più; altra cosa è teorizzare l'abbandono della dimensione negoziale collettiva per fare del sindacato un soggetto erogatore di servizi di sola tutela individuale, scelta che sarebbe per noi sbagliata e dannosa.

Questi sono solo alcuni dei temi che un vero congresso dovrebbe affrontare, sono quelli che come categoria sentiamo più vicini, accanto ad altri che cito solamente e riguardano la scuola, la formazione e la ricerca; il lavoro pubblico e nei servizi; la sanità e l'assistenza; la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; le pensioni e la previdenza integrativa; il mercato del lavoro; le politiche abitative e dei trasporti; i beni comuni; le problematiche che riguardano i migranti; la cura e la formazione degli RSU, degli RLS e dei funzionari; le politiche delle pari opportunità; il mondo della disabilità; l'informazione; i giovani.

Occorrerà capire come la CGIL intenderà utilizzare l'enorme lavoro collettivo di discussione svolto, in corso e che si svolgerà, ai vari livelli.
Se sapremo essere un'organizzazione viva, democratica ed inclusiva, e dunque la maggioranza che ha vinto il congresso saprà a tutti i livelli interloquire per costruire sintesi comuni nell'elaborazione dei documenti e nella costruzione degli organismi direttivi e delle segreterie, la CGIL sarà più forte e preparata ad affrontare la strada che dobbiamo percorrere; se invece avvenisse un processo contrario, si manifesterebbe nella nostra confederazione una concezione autoritaria nuova per la sua lunga storia e che a mio avviso renderebbe più debole l'intera organizzazione.
A noi tutti spetta il compito, ovviamente ciascuno per le proprie responsabilità, di favorire l'esplicarsi della prima ipotesi.


LA FIOM DI VICENZA

La FIOM di Vicenza è un'organizzazione che ha dovuto affrontare a livello locale tutto ciò che è avvenuto in questi 4 anni.

Pur in questo contesto complicato, grazie all'impegno di tutti, Segreteria provinciale delegati e delegate del Direttivo, RSU ed RLS, abbiamo cercato di muoverci calandoci nelle diverse situazioni mantenendo però un coordinamento provinciale, allo scopo di favorire comportamenti coerenti con la linea dell'organizzazione e nel contempo lavorando quotidianamente per tenere sul tesseramento e sul piano delle risorse.

Per favorire questo agire sindacale e contrattuale condiviso, come ricorderete abbiamo realizzato anche una ricerca, affidata all'IRES CGIL del Veneto, sugli esiti della contrattazione aziendale nell'industria metalmeccanica vicentina. La ricerca, presentata in un convegno nel 2008 e molto apprezzata oltre che in CGIL anche dagli altri sindacati e dalle stesse controparti, ci ha permesso di analizzare le luci e le ombre della concreta contrattazione aziendale che a Vicenza riusciamo ad agire ed a darci degli obiettivi di miglioramento della stessa.

Gli iscritti alla FIOM di Vicenza sono aumentati ogni anno dal congresso di 4 anni fa, e grazie ad un enorme lavoro svolto l'anno scorso, nel 2009 essi sono aumentati di 110 unità sul 2008, realizzando in un anno oltre 1200 nuove deleghe, 455 in più rispetto a quelle raccolte nel 2008.

Anche i conti della FIOM vicentina sono a posto.
Dall'ultimo congresso abbiamo sempre chiuso i bilanci, due volte anche grazie ad un contributo della Camera del Lavoro, con un avanzo di esercizio, ed anche nel 2009, nonostante la crisi, la Cassa Integrazione, i licenziamenti e le spese sostenute per le manifestazioni nazionali a Roma ed a Milano, il nostro Conto Economico si chiuderà con un avanzo di esercizio.

In qualità di primo responsabile sia dei successi che delle battute d'arresto della FIOM vicentina, io sono orgoglioso di fare parte di un'organizzazione che ha dimostrato piedi saldi nei luoghi di lavoro e nel territorio, capacità di coltivare il rapporto con i lavoratori e le lavoratrici e caparbietà nell'alzare lo sguardo oltre le difficoltà per trovare ragioni, energia e determinazione necessarie per continuare a essere quel sindacato che nel lontano 1901 i metallurgici vollero e seppero costruire.

Infine, affinchè tutto sia esplicito e trasparente, tutti sapete che questo è il mio ultimo congresso in qualità di Segretario Generale, in quanto nel corso di quest'anno arriverò a scadenza di mandato. Se il nuovo Direttivo Provinciale della FIOM di Vicenza, che domani questo Congresso eleggerà, mi darà ancora fiducia, sappiate che sarà mia cura portare a termine il mandato e favorire il miglior ricambio possibile per questa FIOM che tanto mi ha insegnato e che porto nel cuore attraverso i vostri volti e quelli dei lavoratori e delle lavoratrici della categoria.

Grazie per l'ascolto e buon congresso!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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