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Fiom: Relazione di Giampaolo Zanni

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 26 Febbraio 2010 alle 20:21 | 0 commenti

Cgil Vicenza  

 

5° CONGRESSO PROVINCIALE FIOM CGIL VICENZA
Circolo Operaio di Magrè ( Schio ), 25 e 26 febbraio 2010

Giampaolo ZanniRelazione di Giampaolo Zanni
( Segretario Generale FIOM CGIL Vicenza )

 

Delegati e delegati, invitati ed invitate: grazie di essere presenti e benvenuti a questo nostro congresso.


OSIAMO ED ALZIAMO LO SGUARDO

Alzare lo sguardo e osservare il pianeta che ci ospita e ciò che lo attraversa è da sempre una dolorosa necessità per un sindacato che crede nei lavoratori e nelle lavoratrici, che sono persone che fanno parte di un'umanità più vasta, e che per questo desidera per tutti umanità e giustizia.

Ovunque nel mondo la crisi economica globale prodotta dalla sciagurata sete di guadagno di un sistema finanziario malato, ha pesantemente colpito il lavoro dipendente e resa più iniqua la distribuzione del reddito e delle ricchezze.

Un recente studio illustrato in un articolo sul Sole 24 ore di martedì scorso, si asserisce che nella crisi attuale che peggiora le condizioni di vita delle popolazioni di tutto il pianeta, i movimenti di popolazione diventano più rapidi. 700 milioni di persone, pari al 16% della popolazione mondiale in età adulta, desidera infatti abbandonare il proprio paese nella speranza di una vita migliore.

D'altronde negli stessi USA, scriveva Jacques Attali in un libro pubblicato in Italia nel 2007, "la metà della ricchezza creata tra il 1990 ed il 2006 è andata a beneficio dell'1% delle famiglie". "Anche in California, un bambino su cinque vive sotto la soglia della povertà". " Su scala mondiale la metà degli abitanti del globo non ha un dignitoso accesso né all'acqua corrente, né all'istruzione, né alla sanità, né al credito, né all'alloggio". "In Africa, la situazione è peggiore: tra il 1987 ed il 2006, il reddito per abitante è diminuito di un quarto".

 

IL LAVORO DIPENDENTE NEL NOSTRO PAESE

Tutti conosciamo la situazione in cui versa il lavoro dipendente nostro paese.
Esso è stato dapprima dimenticato togliendone identità e valore, poi reso sempre più precario e adesso la crisi l'ha colpito con licenziamenti e CIG.

Le buste paga sono tra le più basse in Europa; il carico fiscale sul lavoro è invece tra i più elevati in Europa, la precarietà nel lavoro di diffonde perchè oltre due terzi delle nuove assunzioni avvengono con contratti di assunzione non a tempo indeterminato e come non bastasse il governo ha recentemente ripristinato il lavoro in affitto a vita ( staff leasing ) e sta diffondendo il lavoro accessorio, retribuito con i voucher; i migranti che perdono il lavoro diventano dopo un po' persone indesiderate e poi clandestine; il governo sta varando una pesante contro-riforma del diritto del lavoro e infine il Ministro Sacconi vuole riformare lo stato sociale secondo gli indirizzi del suo "Libro Bianco", che in sintesi punta ad un forte ridimensionamento dei servizi pubblici universali e ad esempio alla diffusione della sanità privata e integrativa.

Tutto questo non colpisce solo il lavoro dipendente, ma indebolisce i soggetti collettivi che lo rappresentano, modifica profondi e significativi tratti sociali, culturali ed etici del nostro paese e mette apertamente in discussione pezzi importanti della nostra Costituzione Materiale e della stessa Costituzione Formale.

E ciò avviene in un contesto politico delicatissimo per la nostra democrazia, perchè la miscela è diffusa corruzzione, populismo, attacco continuo alla Magistratura, debolezza dell'opposizione, scarsa partecipazione dei cittadini, diffusa sfiducia nelle istituzioni.


I METALMECCANICI NEGLI ULTIMI 4 ANNI

Quattro anni fa, proprio durante lo svolgimento dei congressi delle Camere del Lavoro territoriali, la FIOM ritornava dopo quasi 7 anni a firmare unitariamente il rinnovo del biennio economico del CCNL, dopo oltre 40 ore di sciopero, presidi nelle fabbriche, manifestazioni e blocchi stradali e dopo il positivo voto dei lavoratori.
Per ottenere quel risultato anche Vicenza diede il suo contributo: unitariamente presidiammo per una giornata intera l'azienda di Calearo, Presidente di Federmeccanica oltre che della locale Associazione Industriali, manifestammo in Fiera durante la Fiera dell'oro e bloccammo anche l'autostrada A4.

Grazie anche al positivo andamento economico del settore in quegli anni, ovunque in Italia abbiamo rinnovato gli accordi aziendali ed infine, nel corso del 2007 si è svolto il negoziato per il rinnovo del CCNL, che abbiamo firmato unitariamente nel gennaio 2008, dopo 7 mesi di trattative, circa 40 ore di sciopero, manifestazioni e dopo il voto dei lavoratori.

Il periodo unitario si è infine nuovamente interrotto dopo la firma nel gennaio 2009 dell'accordo separato sulle regole contrattuali, che ha prodotto in categoria l'ennesimo accordo separato e la negazione del voto dei metalmeccanici sullo stesso.

Poi, dall'autunno del 2008 è iniziata l'attuale devastante crisi economica, che non ha risparmiato nessun territorio e nessun comparto della categoria. Da allora la realtà quotidiana è diventata CIGO quando va bene, rstrutturazioni e riorganizzazioni con CIGS e contratti di solidarietà quando i problemi sono più seri, CIGS in deroga e sospensioni nelle piccole aziende e quando va male licenziamenti collettivi o individuali, tutto a danno dei lavoratori coinvolti.

La produzione industriale del settore metalmeccanico in Italia nel 2009 è diminuita del 27,1% rispetto al 2008, uno dei dati peggiori in Europa.
Nel settore metalmeccanico nel 2009 la CIG totale è stata pari al 580% in più rispetto al 2008, è stata pari a 240.000 lavoratori a casa per tutto l'anno, in realtà ha coinvolto quasi 600.000 metalmeccanici.

A gennaio 2010 la CIG totale nel settore è calata su dicembre 2009, ma registra un più 321% sul gennaio 2009. La CIGS da sola vede un aumento del 760% sul gennaio del 2008, a segnalare il fatto che si vanno esaurendo le 52 settimane di CIGO e che le aziende si riorganizzano e si ristrutturano.

Nonostante i primi timidi segnali di ripresa, il 2010 si annuncia un anno difficile per l'occupazione, con aziende indebolite da un così lungo periodo di crisi che ha compromesso redditività, investimenti e liquidità.

Ad oggi non abbiamo alcun provvedimento organico di politica industriale da parte del governo, che sarebbe necessario per superare la crisi e rilanciare lo sviluppo su settori nuovi e prodotti innovativi e di qualità. Ad oggi, dopo un anno di continui interventi con ammortizzatori sociali in deroga, non abbiamo neppure alcun ridisegno complessivo degli attuali ammortizzatori sociali, nessun aumento dei periodi massimi e nessun aumento delle indennità, come noi chiediamo da tempo.

 

I METALMECCANICI A VICENZA

Il settore metalmeccanico a Vicenza non registra differenze rispetto alla situazione nel resto del paese, e risente gravemente della crisi economica generale in atto anche a causa della diffusa presenza del manifatturiero.
Il panorama è caratterizzato da riorganizzazioni e ristrutturazioni, con utilizzo di CIGO, CIGS, CIGS in deroga, contratti di solidarietà, sospensioni e licenziamenti che colpiscono i dipendenti coinvolti.

Oltre alle vicende di più lunga data riguardanti la SILTAL e la SMIT, occorre ricordare alcune recenti pesanti riorganizzazioni: alla ENERSYS, alla TOMET, alla SINICO, alla CAMPAGNOLO, alla POLIDORO ed alla SCM-SAG-BUSELLATO, gruppo dove è stato firmato il primo accordo separato vicentino in un'azienda in crisi, ovviamente da parte di FIM e UILM di Vicenza, poi superato da un successivo accordo di gruppo unitariamente firmato a Roma da tutte e tre le sigle sindacali. Tante, troppe sarebbero le altre situazioni di crisi che dovrei citare.
Da segnalare alcuni accordi in aziende in crisi significativi sul piano dei contenuti o del percorso fatto, come la CIGS nel Gruppo Beltrame e l'accordo alla GDS di Cornedo.

Infine va posta attenzione sul fatto che i lavoratori, oltre a pagare la crisi con i licenziamenti e con la CIG e con un rinnovo contrattuale davvero misero, la pagano anche con la riduzione dei PDR aziendali in essere e con i mancati rinnovi degli accordi aziendali. Abbiamo addirittura casi di PDR pari a zero Euro ( BDF, POLIDORO e MENEGHETTI ) e casi di disdetta aziendale degli accordi aziendali in vigore, come alla EBARA.


CONGRESSO: ESITO VOTAZIONE DOCUMENTI

Come categoria arriviamo a questo appuntamento statutario dopo un lavoro straordinario, che ci ha permesso di effettuare in 6 settimane, oltre al nomale lavoro quotidiano, più di 300 assemblee congressuali svoltesi in 225 aziende metalmeccaniche ed orafe della nostra Provincia ( 25 aziende in più rispetto al precedente congresso ), dove lavorano 4.418 iscritti alla FIOM e dove abbiamo raccolto il voto di 3.698 iscritti.

3.466 iscritti alla FIOM, pari al 94,3%, hanno scelto il documento congressuale "La CGIL che vogliamo", con primo firmatario Moccia, mentre altri 209 iscritti, pari al 5,7%, hanno scelto il documento "I diritti ed il lavoro oltre la crisi", con primo firmatario Epifani.

Nelle altre FIOM del Veneto, tranne Treviso, dove di poco ha vinto il documento Epifani, ha prevalso quello Moccia, con Venezia che raggiunge la percentuale più alta ( 95% ) e Vicenza che realizza il maggior numero di assemblee svolte e di votanti e la seconda migliore percentuale nella regione.

A Vicenza il documento Moccia è stato il più votato oltre che in FIOM anche in FP ( 57,7% ) e nella FILT ( 86,9% ), mentre in tutte le altre categorie ha prevalso in larga misura quello Epifani.

Nella CGIL di Vicenza, complessivamente, hanno votato 17.548 iscritti, che hanno scelto per il 71,89% il documento Epifani e per il 28,11% quello Moccia.

Nel Veneto ha prevalso in tutte le province il documento Epifani, che arriva al 62% a Venezia, al 71,89% a Vicenza, al 74% a Padova e Rovigo, al 75% a Treviso, al 76% a Verona ed al 82% a Belluno.
Dopo Venezia, dove il Segretario Generale si era schierato con il documento Moccia, Vicenza fa registrare dnque il secondo migliore risultato di questo documento, appunto con il 28,11%.
Nella nostra regione il documento Moccia ha prevalso oltre che nella FIOM anche nella FP.

A livello nazionale sembra, non abbiamo infatti ancora dati ufficiali, che il documento Epifani abbia vinto con circa l'80% dei voti
Il documento Moccia sembra abbia vinto a livello nazionale solo nella FIOM, con un risultato di poco sotto al 50% nella FP e di circa il 35% in FISAC.

Questi sono i numeri di un confronto congressuale che in diverse occasioni in tutta Italia ha vissuto veri e propri scontri tra i rappresentanti dei 2 documenti e che registra ancora in queste ore fortissime contestazioni e tensioni e molti ricorsi circa la correttezza delle votazioni e la validità dei risultati.

Consapevole che quanto accade ovunque nel paese condiziona comunque tutti, per quanto riguarda Vicenza, lo dico da Segretario Generale della FIOM schierato come sapete col documento "La CGIL che vogliamo"e come coordinatore provinciale di questo documento a livello confederale nella Camera del Lavoro, sono soddisfatto in primo luogo di non aver fatto contenti quanti auspicavano nella nostra organizzazione scontri, polemiche, divisioni, un nostro isolamento sindacale ed una nostra batosta sul piano dei numeri.
In secondo luogo credo che il successo ottenuto a Vicenza in FIOM, in FP ed in FILT, ed i consensi ottenuti in FILCTEM ed in SLC, che ci hanno permesso di arrivare a quel quasi 30% di risultato complessivo a Vicenza, ci permetta di dire a testa alta la nostra ai congressi e di concorrere con le nostre idee alla definizione della linea della CGIL per i prossimi 4 anni.
Una sola battuta mi permetto di fare a riguardo dei congressi dello SPI, dove il documento Epifani ha raggiunto il 95,2%. Per favorire il voto al documento Epifani in tutte le 73 assemblee svolte in provincia è stato ripetuto fino alla nausea che il documento Moccia vuole eliminare lo SPI, unico sindacato che difende i pensionati, per tenere in categoria i pensionati ed i loro contributi associativi. Come si può cassare dal dibattito tutti i contenuti dei documenti e snaturare il senso delle cose scritte in uno dei due documenti? Non si può, non va bene sprecare così preziose occasioni di confronto democratico.


IL CONGRESSO E LE SFIDE PER IL SINDACATO CHE VOGLIAMO

Finora ho cercato di descrivere e di raccontare la realtà che ci circonda, vicina e lontana, e le vicende in corso e vissute negli ultimi 4 anni.
Adesso vorrei approfondire il mio ragionamento e concentrarmi veramente su ciò che costituisce, a mio avviso e come sostenitore del documento Moccia, il cuore e lo spirito della nostra analisi e proposte.

Fin dal 2001, il compianto Segretario Generale della FIOM Claudio Sabattini, all'indomani della vittoria elettorale di una destra che annunciava la volontà di intervenire sulle pensioni, sul fisco, sui contratti, sui diritti dei lavoratori, sullo stato sociale e sulla stessa nostra Costituzione; del primo accordo separato per il rinnovo del biennio economico del CCNL dei metalmeccanici e della distruzione delle torri gemelle e conseguenti crisi economico-finanziaria mondiale e risposta miliare degli USA di Bush, avvertiva con una lucidità stupefacente l'affacciarsi di un attacco senza precedenti per dimensioni e violenza e condotto a livello economico, politico, sociale e culturale al lavoro dipendente, alle conquiste storiche del movimento operaio e sindacale ( CCNL, art. 18 ... ), ai sistemi europei di welfare state, alle leggi anche costituzionali che ne costituiscono il fondamento ed alle grandi organizzazioni sociali ( i corpi intermedi ) che li sostengono; il tutto peraltro in un quadro di estrema debolezza dei partiti di massa della sinistra politica, storicamente vicini al lavoro dipendente ed al sindacato.

Avvenne proprio così sia a livello mondiale ( pensiamo alle guerre ), che economico ( crisi fino al 2005 ), che politico-sindacale ( accordi separati nei metalmeccanici e con il Patto per l'Italia anche a livello confederale).
La FIOM e la CGIL seppero reagire con forza e si riuscì a fermare l'attacco a livello sindacale ( non si toccò l'art. 18 e riconquistammo rinnovi contrattuali unitari ), a livello sociale ( grazie alla nascita e protagonismo di vari movimenti sociali antagonisti e non : no global e girotondi ) ed a livello politico ( vittoria elettorale del Centro-Sinistra e vittoria del NO al referendum sulla riforma costituzionale voluta da Berlusconi ).
In quegli anni la FIOM, categoria che più di altre aveva subito l'attacco che prima ho descritto, avvertiva la mancanza di un impianto sindacale e politico-culturale in grado non solo di contrastare quanto stava avvenendo, ma anche di invertire il processo in atto e di cominciare a dettare noi l'agenda sindacale.
Per questo in FIOM facemmo il Congresso Ordinario anticipato, con al centro due questioni legate e rilevatesi in seguito decisive e dirimenti: ruolo e peso del CCNL e democrazia sindacale, o meglio chi decide la firma degli accordi sindacali.

Non a caso l'anno successivo, al congresso della CGIL, consapevoli che l'attacco sarebbe stato portato ancora sulla contrattazione e che per farlo dovevano impedire il voto dei lavoratori su eventuali nuove regole, la FIOM propose due tesi alternative proprio su questi due grandi temi, per spingere la CGIL intera a rilanciare la centralità del ruolo e del peso dei CCNL e per sancire il diritto dei lavoratori di votare, a tutti i livelli, gli accordi che li riguardano.

Le nostre tesi alternative prevalsero largamente in FIOM e pur non vincendo in CGIL ottennero visibilità e consensi trasversali, al punto che il documento politico conclusivo del congresso attestava tutta la CGIL a difesa di CCNL e voto dei lavoratori.

Ma evidentemente non fu sufficiente: la CGIL si appiattì troppo a difesa del neonato governo Prodi e condivise la sua politica dei due tempi, cercò in modo scomposto una ritrovata sintonia sindacale con CISL e UIL, anche per aprire il negoziato sugli assetti contrattuali con Confindustria, senza tuttavia stabilire chiaramente regole democratiche in caso di opinioni diverse.
E così iniziò un pericoloso nostro declino: caduta del governo Prodi, nessuna riduzione delle tasse sui redditi da lavoro e da pensione, nessuna misura concreta contro la precarietà nel lavoro e poi, dopo l'ampia vittoria elettorale della destra, la divisione con CISL e UIL e l'accordo separato sulle regole in tema di contrattazione, negando il voto dei lavoratori sulle stesse.
Subito dopo l'accordo separato sulle regole, ancora una volta sulla pelle dei metalmeccanici si è scatenato l'attacco: è arrivata la disdetta di FIM e UILM del CCNL firmato anche da noi appena un anno prima, sono arrivate le piattaforme separate e poi l'accordo separato, senza che i lavoratori abbiano potuto votare e decidere.
E adesso abbiamo un contratto che fissa aumenti inferiori alla stessa inflazione prevista nel triennio ( sono scorporati infatti dal calcolo i beni energetici ), una prima rata di aumento davvero misera che vale dai 16 ai 18 Euro netti mensili e prossimamente nuove regole che imbrigliano la contrattazione aziendale, che a parole si vorrebbe invece favorire, e possibilità in certe materie di derogare in peius rispetto al CCNL. Quando si firma un accordo separato per il rinnovo del CCNL Cooperative Metalmeccaniche, dove la FIOM ha oltre il 90% degli iscritti e degli RSU, si porrà pure un tema di democrazia e si capisce l'impronta autoritaria che hanno preso le relazioni industriali in Italia.

Senza offesa per nessuno, CISL e UIL hanno ormai scelto la strada del loro futuro; sarà sempre più caratterizzata da legittimazione politica proveniente dai governi e dalle controparti, da meno conflitto e più, come dice il Ministro Sacconi "complicità" con le imprese, da meno contrattazione e da più enti bilaterali e offerta di servizi, da democrazia di mandato e da gestione diretta di aspetti quali formazione, mercato del lavoro e strumenti di sostegno al reddito.

La CGIL dichiara di non condividere questa strada e di non credere a questo modello di sindacato; ma questo non basta, perchè la durezza della condizione attuale del lavoro dipendente, che ho prima descritto, impone in primo luogo un onesto ripensamento circa la strategia e la tattica della nostra confederazione in questi 4 anni.

Il congresso è l'occasione per farlo e proprio per questo, alla luce di queste mie riflessioni, non potevamo non esprimere chiaramente e nel rispetto delle regole interne il nostro dissenso circa la mancanza o, se volete la carenza, in CGIL di un impianto sindacale e culturale all'altezza dell'attacco in atto, cioè di una strategia in grado di rilanciare dignità, valore, diritti, valori e tutele delle persone e del pezzo di società che noi vogliamo rappresentare.

Nel concreto, il congresso deve discutere ed alla fine dire con nettezza qual'è il nostro modello di sindacato, visto che in casa nostra c'è anche chi dice che alla fine faremo come CISL e UIL. Cosa vuol dire per noi credere in un sindacato soggetto collettivo, soggetto libero, soggetto generale, soggetto negoziale, soggetto autonomo? Come oggettiviamo, cioè traduciamo in cose concrete, questi 5 essenziali aggettivi che qualificano la nostra idea antica di sindacato nelle moderne società?

Serve discutere ed entrare nel merito dei temi, ad esempio per capire come autonomia dai governi e dai partiti non comporti distacco dalla dimensione politica, assolutamente necessaria per determinare una equa redistribuzione della ricchezza di un paese attraverso la leva fiscale e per definire ruolo e consistenza di quella della rete di servizi pubblici che garantiscono i diritti universali di cittadinanza, oppure per evitare di buttare via a prescindere tutta la bilateralità, rispetto alla quale occorre invece distinguere, mettere dei paletti, darci una linea.

Voglio sottolineare che l'iniqua distribuzione del reddito e della riccchezza che sempre più si configura a livello mondiale ed all'interno di tutti i paesi, compreso il nostro, come la riduzione della quota di PIL che va ai redditi da lavoro dipendente e da pensioni a beneficio delle rendite finanziarie ed immobiliari e dei profitti, non troverà sbocchi se non attraverso la leva fiscale e quella contrattuale, di categoria, di secondo livello e sociale territoriale.
Per quanto riguarda il fisco i lavoratori ancora aspettano risultati sulla restituzione del fiscal drag, l'aumento delle detrazioni da lavoro e da pensione e la riduzione della tassazione sul TFR.
Lo sciopero generale a sostegno delle nostre richieste al governo sul fisco, indetto dalla sola CGIL per il 12 marzo prossimo, nel Veneto con manifestazione regionale a Padova, deve vederci tutti impegnati al massimo per la sua riuscita, consapevoli che gli impegni congressuali ci hanno finora tolto tempo prezioso per prepararlo a dovere e che quindi occorre uno sforzo collettivo ulteriore.
Rivendicare la riduzione del fisco nelle buste paga è la giusta risposta alla riesumata idea berlusconiana di riduzione delle attuali aliquote fiscali a solo 2, a beneficio degli alti redditi e senza alcun beneficio per la gran parte dei contribuenti a redditi medio-bassi.

Occorre poi affrontare il tema della contrattazione.
La CGIL non ha firmato l'accordo sulle nuove regole contrattuali, ma non è accettabile che ogni categoria proceda in totale autonomia, perchè alla fine sulle nostre ambiguità giocano CISL e UIL e controparti e sui metalmeccanici si scaricano le tensioni e le contraddizioni tra le confederazioni.
I metalmeccanici iscritti alla FIOM e che hanno avuto un aumento contrattuale da fame frutto di un accordo che la CGIL non ha firmato, giustamente si chiedono cosa abbiamo intenzione di fare per ribaltare la situazione, perchè l'accordo è stato davvero pessimo, ma è in vigore e altre categorie anche della CGIL hanno rinnovato i contratti solo in parte disattendendone i contenuti.
Epifani afferma che così facendo si "disarticola l'accordo".
Attenzione però, perchè così facendo e pur se disarticolato, passa comunque quell'accordo, dalla CGIL definito sbagliato e nefasto per i lavoratori e che Emma Marcegaglia ha invece definito "l'unica vera riforma istituzionale italiana del 2009, che ha segnato la fine del conflitto ideologico tra capitale e lavoro". E poi aggiunge che "quello che è sembrato un momento di divisione è poi stato superato: non è un caso che, metalmeccanici a parte, su tutti i contratti poi l'unità sia stata ritrovata firmando accordi innovativi prima della scadenza e senza conflitti".

E sempre in tema di contrattazione: qual'è la nostra posizione sui fondi sanitari integrativi? La FIOM a Vicenza finora ha mantenuto una sua coerenza, ma ci sono categorie che li hanno avviati unitarianmente nei CCNL e negli accordi aziendali. Li negoziamo o no? E se li negoziamo con quali attenzioni ed avvertenze?

Sulla democrazia cosa decidiamo? La CGIL dice che i lavoratori devono votare gli accordi che li riguardano, ma regole pattizie con CISl e UIL a riguardo non ce ne sono e nemmeno una legge che lo sancisca come diritto.
Io capisco che fare il referendum tra i lavoratori artigiani forse è impraticabile, ma nelle categorie industriali lo è, così pure per gli accordi aziendali.
Capisco che ci può essere un problema di certificazione dei risultati delle votazioni, ragioniamoci e definiamo i rimedi.
Insomma, perchè non entriamo nel merito e non decidiamo una strategia per realizzare nei modi e nelle forme possibili quello che nelle fabbriche metalmecaniche ci chiedono tutti da anni?
Perchè solo la FIOM e non tutta la CGIL raccoglierà le firme per una legge di iniziativa popolare sulla rappresentanza e la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro?
Insisto molto su questo tema perchè le questioni fondamentali prima citate ( modello di sindacato, regole contrattuali e contrattazione ) sono profondamente legate al tema delle regole sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacali.

Sono veramente convinto infatti che regole che diano ai lavoratori il diritto di scegliere i sindacati che devono contrattare e di votare gli accordi che li riguardano, avrebbero impedito non solo l'accordo separato sulle regole contrattuali ed il recente rinnovo separato del CCNL metalmeccanici, ma impedirebbero anche la scelta del Ministro Sacconi, scritta nel suo "Libro Bianco"di attribuire agli enti bilaterali compiti quali la gestione degli ammortizzatori sociali, ad esclusione della Disoccupazione.

Anzi, per dirla tutta io penso che l'argine più sicuro contro lo stravolgimento della natura e dei compiti del sindacato, come rimedio alla pratica nefasta degli accordi separati e come possibile via per un sincero percorso unitario, sia proprio un grande processo di democrazia sindacale che permetta ai lavoratori ed agli iscritti di contare sulla vita sindacale e sulle scelte contrattuali.

Voglio dire come la penso anche sulla confederalità e sui cosiddetti servizi.
Tanti sostenitori del documento Epifani accusano il secondo documento di essere poco confederale e di non dire nulla sui servizi.
Se è un modo per evitare discussioni di merito più intriganti, non lo condivido ma capisco; se lo si pensa davvero allora mi preoccupo, in quanto si afferma un'idea che non fa parte della storia della CGIL. La FIOM è categoria confederale per eccellenza, essendo nata prima della CGIL ed avendola fatta nacere proprio per favorire la crescita di un grande sindacato generale dei lavoratori, in grado di coordinare le lotte categoriali e di concretizzare un progetto complessivo di umanizzazione del lavoro e di costruzione di una società democratica, libera e soprattutto giusta.

Secondo i sostenitori el documento Epifani noi saremmo poco confederali perchè contiamo sulla forza della categoria e non pensiamo alle categorie deboli. Proprio perchè i lavoratori sono divisi ed il lavoro sempre più frammentato noi sosteniamo la necessità di battersi per buoni accordi che si estendano sempre più a tutti, così come un positivo accordo aziendale è spesso preso da riferimento anche dagli RSU di altre aziende per farne uno simile. E poi noi siamo favorevoli ad accorpamenti categoriali e guardiamo co favore alla creazione di un grande sindacato dell'industria, proprio per riunificare un mondo del lavoro sempre più spezzato.

E sui servizi rifiutiamo polemiche strumentali. La tutela collettiva che si esercita con la contrattazione non va contrapposta a quella individuale garantita da servizi efficienti e puntuali. Servono l'una e l'altra dimensione, che devono integrarsi e coordinarsi sempre più; altra cosa è teorizzare l'abbandono della dimensione negoziale collettiva per fare del sindacato un soggetto erogatore di servizi di sola tutela individuale, scelta che sarebbe per noi sbagliata e dannosa.

Questi sono solo alcuni dei temi che un vero congresso dovrebbe affrontare, sono quelli che come categoria sentiamo più vicini, accanto ad altri che cito solamente e riguardano la scuola, la formazione e la ricerca; il lavoro pubblico e nei servizi; la sanità e l'assistenza; la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; le pensioni e la previdenza integrativa; il mercato del lavoro; le politiche abitative e dei trasporti; i beni comuni; le problematiche che riguardano i migranti; la cura e la formazione degli RSU, degli RLS e dei funzionari; le politiche delle pari opportunità; il mondo della disabilità; l'informazione; i giovani.

Occorrerà capire come la CGIL intenderà utilizzare l'enorme lavoro collettivo di discussione svolto, in corso e che si svolgerà, ai vari livelli.
Se sapremo essere un'organizzazione viva, democratica ed inclusiva, e dunque la maggioranza che ha vinto il congresso saprà a tutti i livelli interloquire per costruire sintesi comuni nell'elaborazione dei documenti e nella costruzione degli organismi direttivi e delle segreterie, la CGIL sarà più forte e preparata ad affrontare la strada che dobbiamo percorrere; se invece avvenisse un processo contrario, si manifesterebbe nella nostra confederazione una concezione autoritaria nuova per la sua lunga storia e che a mio avviso renderebbe più debole l'intera organizzazione.
A noi tutti spetta il compito, ovviamente ciascuno per le proprie responsabilità, di favorire l'esplicarsi della prima ipotesi.


LA FIOM DI VICENZA

La FIOM di Vicenza è un'organizzazione che ha dovuto affrontare a livello locale tutto ciò che è avvenuto in questi 4 anni.

Pur in questo contesto complicato, grazie all'impegno di tutti, Segreteria provinciale delegati e delegate del Direttivo, RSU ed RLS, abbiamo cercato di muoverci calandoci nelle diverse situazioni mantenendo però un coordinamento provinciale, allo scopo di favorire comportamenti coerenti con la linea dell'organizzazione e nel contempo lavorando quotidianamente per tenere sul tesseramento e sul piano delle risorse.

Per favorire questo agire sindacale e contrattuale condiviso, come ricorderete abbiamo realizzato anche una ricerca, affidata all'IRES CGIL del Veneto, sugli esiti della contrattazione aziendale nell'industria metalmeccanica vicentina. La ricerca, presentata in un convegno nel 2008 e molto apprezzata oltre che in CGIL anche dagli altri sindacati e dalle stesse controparti, ci ha permesso di analizzare le luci e le ombre della concreta contrattazione aziendale che a Vicenza riusciamo ad agire ed a darci degli obiettivi di miglioramento della stessa.

Gli iscritti alla FIOM di Vicenza sono aumentati ogni anno dal congresso di 4 anni fa, e grazie ad un enorme lavoro svolto l'anno scorso, nel 2009 essi sono aumentati di 110 unità sul 2008, realizzando in un anno oltre 1200 nuove deleghe, 455 in più rispetto a quelle raccolte nel 2008.

Anche i conti della FIOM vicentina sono a posto.
Dall'ultimo congresso abbiamo sempre chiuso i bilanci, due volte anche grazie ad un contributo della Camera del Lavoro, con un avanzo di esercizio, ed anche nel 2009, nonostante la crisi, la Cassa Integrazione, i licenziamenti e le spese sostenute per le manifestazioni nazionali a Roma ed a Milano, il nostro Conto Economico si chiuderà con un avanzo di esercizio.

In qualità di primo responsabile sia dei successi che delle battute d'arresto della FIOM vicentina, io sono orgoglioso di fare parte di un'organizzazione che ha dimostrato piedi saldi nei luoghi di lavoro e nel territorio, capacità di coltivare il rapporto con i lavoratori e le lavoratrici e caparbietà nell'alzare lo sguardo oltre le difficoltà per trovare ragioni, energia e determinazione necessarie per continuare a essere quel sindacato che nel lontano 1901 i metallurgici vollero e seppero costruire.

Infine, affinchè tutto sia esplicito e trasparente, tutti sapete che questo è il mio ultimo congresso in qualità di Segretario Generale, in quanto nel corso di quest'anno arriverò a scadenza di mandato. Se il nuovo Direttivo Provinciale della FIOM di Vicenza, che domani questo Congresso eleggerà, mi darà ancora fiducia, sappiate che sarà mia cura portare a termine il mandato e favorire il miglior ricambio possibile per questa FIOM che tanto mi ha insegnato e che porto nel cuore attraverso i vostri volti e quelli dei lavoratori e delle lavoratrici della categoria.

Grazie per l'ascolto e buon congresso!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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