Lionello Puppi incontra Giorgione
Giovedi 25 Marzo 2010 alle 18:45Museo Diocesano        Â
Chi l'ha scritto? Autori al Museo, la rassegna che il Museo Diocesano dedica agli autori del nostro tempo, ha il piacere di invitare uno dei più grandi protagonisti della storia dell'arte, sabato 27 marzo ore 16.00 con ingresso libero.
Realizzato in collaborazione con Libreria San Paolo e da quest'anno con l'autorevole Servizio di Pastorale della Cultura della Diocesi di Vicenza, oltre al sostegno di Lalex - 1938, la conferenza vede protagonista il prof. Lionello Puppi, invitato a Vicenza da alcuni amici per parlare al pubblico di Giorgione. Con l'occasione della mostra, che Castelfranco Veneto offre al più celebre dei suoi artisti nel cinquecentenario dalla sua morte, varie sono le iniziative che vogliono diffondere la conoscenza di un caposaldo della cultura figurativa di tutti i tempi. Nato nel 1478 a Castelfranco, Zorzi da Castelfranco, conosciuto appunto come Giorgione, è artista morto giovane e attorno al quale sono scarse le notizie che possano confermare le ipotesi sulla sua vita, sulle influenze culturali e su alcune opere che gli restano attribuite.
Secondo il Vasari, Giorgione sarebbe stato allievo di Giovanni Bellini, ipotesi plausibile se si considera l'utilizzo della pittura tonale e lo stesso ne vedrebbe un legame con Leonardo in quegli anni di passaggio a Venezia, per il trattamento del chiaroscuro e di alcuni volti.
Alcuni delle opere realizzate dal maestro, come ad esempio la "Tempesta" che fu dipinto attorno al 1508 (oggi a Venezia alle Gallerie dell'Accademia), è uno dei rompicapi preferiti dagli storici dell'arte, attorno al quale hanno scritto pagine e pagine di interpretazioni. Gabriele D'Annunzio ne "Il Fuoco" descrisse quell'inafferrabilità misteriosa di Giorgione, dichiarando il pittore "piuttosto come un mito che come un uomo".
Lionello Puppi, che ha curato con Enrico Maria Dal Pozzolo e Antonio Paolucci il catalogo e l'apparato critico della mostra, presenterà al pubblico un suo racconto per descrivere l'artista veneto del Rinascimento, attraverso dubbi, riflessioni e vicende che hanno animato quegli anni di fermento artistico.
Conferenza di Puppi su Giorgione
Martedi 23 Marzo 2010 alle 12:49Museo DiocesanoÂ
GIORGIONE
Conferenza di
LIONELLO PUPPI
Sabato 27 marzo, ore 16.00
Palazzo delle Opere Sociali
Piazza Duomo, 2 Vicenza
INGRESSO LIBERO
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Chi l'ha scritto? Autori al Museo, la rassegna che il Museo Diocesano dedica agli autori del nostro tempo, ha il piacere di invitare uno dei più grandi protagonisti della storia dell'arte, sabato 27 marzo ore 16.00 con ingresso libero. Realizzato in collaborazione con Libreria San Paolo e da quest'anno con l'autorevole Servizio di Pastorale della Cultura della Diocesi di Vicenza, oltre al sostegno di Lalex - 1938, la conferenza vede protagonista il prof. Lionello Puppi, invitato a Vicenza da alcuni amici per parlare al pubblico di Giorgione.
CONTATTI:
Museo Diocesano
Tel. 0444 226400
Fax. 0444 226404
[email protected]
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Famiglie al museo
Lunedi 8 Marzo 2010 alle 13:02Museo Diocesano VicenzaÂ
Un nuovo, divertente, percorso didattico e un laboratorio creativo dedicato alle famiglie al Museo Diocesano di Vicenza. Un modo diverso per tutti di trascorre una domenica pomeriggio.
«Andiamo al museo?Perchè no?!»
Il museo di oggi non è solo luogo di contemplazione e ammirazione ma è prima di tutto uno spazio da vivere, dove crescere, incontrarsi, divertirsi.
Ecco allora che i Servizi Educativi del Museo Diocesano di Vicenza propongono un modo divertente e nuovo per frequentare il museo direttamente a contatto con le collezioni.
Con due incontri domenicali Famiglie al Museo invita genitori e figli, nonni, zii e nipoti a sperimentare insieme un'attività curiosa direttamente nelle collezioni di arte africana.
Il percorso sarà vissuto attraverso la proiezione della fiaba l'Africa racconta... seguita dalla divertente Caccia al tesoro tra statue, maschere e feticci delle antiche tribù africane.
Infine i curiosi visitatori si trasformeranno in abili artigiani dell'arte del riciclo, per inventare una nuova collezione con i laboratori Savana animata, Plastica tribale e Gioielli di lana
...perché partecipare?
- Perché si impara in modo divertente e dinamico
- Perché si sta insieme e in mezzo alle cose curiose
- Perché si conoscono le opere d'arte
- Perché ci si emoziona
- Perché si conosce il mondo
- Perché non si finisce mai di giocare
- ...perché no?
Famiglie al museo è un attività con quota di partecipazione, proposta domenica 14 marzo e domenica 28 marzo 2010, alle ore 16,00. L'incontro per i partecipanti (max 25 persone) è previsto all'ingresso del Museo Diocesano di Vicenza, in Piazza Duomo 12.
CONTATTI:
Museo Diocesano
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Pittoni e la pittura rococò vicentina, il 28
Venerdi 26 Febbraio 2010 alle 15:06Museo Diocesano Â
Domenica 28 febbraio alle ore 17.00
"Pittoni e la pittura rococò vicentina"
Raccontato da Fabrizio Magani
Ingresso gratuito
L'ultimo appuntamento con Conversazioni per Santa Corona, che il Museo Diocesano offre a un pubblico di affezionati, conclude questo primo ciclo di incontri attorno ai Tesori della chiesa domenicana di Santa Corona, che diventano protagonisti per 45 minuti (dalle ore 17.00 e con ingresso gratuito). L'operazione culturale, nata per tutelare e conoscere i grandi capolavori della pittura veneta conservati nella chiesa domenicana, in attesa della fine dei restauri, offrono al pubblico la godibilità delle opere valorizzate da una nuova illuminazione museale.
Conversazioni per Santa Corona fin dall'inizio ha incontrato il consenso di un pubblico davvero numeroso, grazie alla competenza dei relatori che sono intervenuti per presentare le singole opere conservate al Diocesano, in attesa di un loro ricollocazione. Il ciclo di incontri, voluto dal Museo Diocesano con il patrocinio del Comune di Vicenza, la Soprintendenza BSAE per le province di Verona Rovigo e Vicenza, la Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali- SIPBC del Veneto e il sostegno della Banca Popolare di Vicenza, ha permesso di scoprire più da vicino le vicende e la storia che da secoli accompagnano i grandi dipinti di Giovanni Bellini, Bartolomeo Montagna, Giambattista Pittoni, oltre al prezioso reliquiario della Sacra Spina di Cristo che da il nome alla chiesa.
Domenica 28 febbraio alle ore 17.00, presso la sala dell'Arco nel Palazzo delle Opere Sociali (Piazza Duomo, 2) l'opera "Madonna con bambino in trono e i santi Pio V, Pietro e Paolo" (cm 250 x 150), dipinta da Giambattista Pittoni (Venezia 1687-1767), sarà raccontata da un relatore d'eccezione.
Il dott. Fabrizio Magani, soprintendente per i beni storici artistici ed etnoantropologici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, autore di numerose pubblicazioni sulla storia dell'arte di area veneziana e veneta, parlerà al pubblico dell'opera del Pittoni.
Davide Fiore
Conservatore Museo Diocesano
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Tesori Santa Corona, chiusura momentanea
Domenica 21 Febbraio 2010 alle 12:59Museo Diocesano   Â
L'esposizione "Tesori da Santa Corona. Bellini, Veronese, Pittoni e altri maestri della pittura veneta dal XIV al XVIII secolo" sarà temporaneamente chiusa per lavori di manutenzione ordinaria dei locali espositivi.
Da questa settimana, per assicurare l'ottimale sicurezza degli interventi, è necessaria la chiusura degli ambienti.
Ce ne scusiamo con i visitatori.
La data precisa di riapertura sarà comunicata per tempo a mezzo comunicato stampa.
Con l'augurio di un buon fine settimana e ringraziando per la sempre preziosa collaborazione,
Il direttore
Mons. Francesco Gasparini
Museo Diocesano
Tel. 0444 226400
Fax. 0444 226404
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Oggi Alessandro Maganza e pittura vicentina
Domenica 21 Febbraio 2010 alle 12:14Museo diocesano  Â
"Alessandro Maganza e la pittura vicentina ai tempi della Controriforma"
Raccontato da Manuela Mantiero
Ingresso gratuito
Il Museo Diocesano apre al suo pubblico di affezionati, per un nuovo appuntamento con la cultura e i Tesori della chiesa domenicana di Santa Corona, attraverso un incontro di 45 minuti dalle ore 17.00 e con ingresso gratuito. L'operazione culturale nasce dall'esigenza di tutelare e conoscere i grandi capolavori della pittura veneta conservati a Santa Corona, in attesa della fine dei restauri e offrendo al pubblico la godibilità delle opere esposte con un'illuminazione museale.
Conversazioni per Santa Corona fin dall'inizio ha incontrato un grande consenso di pubblico, grazie alla competenza dei relatori che sono intervenuti per presentare una delle singole opere conservate al Diocesano in attesa di un loro ritorno nel tempio cittadino. Il ciclo di incontri, voluto dal Museo Diocesano con il patrocinio del Comune di Vicenza, la Soprintendenza BSAE per le province di Verona Rovigo e Vicenza, la Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali- SIPBC del Veneto e il sostegno della Banca Popolare di Vicenza, ha permesso di scoprire più da vicino le vicende e la storia che da secoli accompagnano la storia dei grandi dipinti di Giovanni Bellini, Montagna, Pittoni, oltre al prezioso reliquiario della Sacra Spina di Cristo che da il nome alla chiesa domenicana.
Domenica 21 febbraio alle ore 17.00, presso la sala dell'Arco nel Palazzo delle Opere Sociali (Piazza Duomo, 2) la grande tela Cristo benedicente tra la Madonna, Maria Maddalena e i Santi Luca evangelista, Antonio Abate e Raimondi (dimensioni cm 280 x 215), dipinta da Alessandro Maganza.
La tela, di firma autografa di Alessandro, il più prolifico dei pittori maganzeschi, proviene dall'altare dedicato al domenicano Raimondo di Penyafort, collocato nel transetto sinistro della chiesa di Santa Corona. L'altare fu eretto nel 1604 per volontà del vicentino Luca Antonio Caldogno e rappresenta un miracolo compiuto dal santo. La conferenza di domenica presenterà l'evoluzione della pittura vicentina nell'epoca della Controriforma, a seguito delle nuove istanze promosse dal Concilio di Trento. I vescovi Matteo e Michele Priuli, portarono nella loro Vicenza quelle riforme dettate dal Concilio, tra le quali una riscoperta e più castigata devozione che non si conciliava talvolta con la pittura del Rinascimento maturo.
Manuela Mantiero, laureata in Conservazione dei Beni Culturali, con una tesi sugli affreschi del Santuario dei Ss. Vittore e Corona di Feltre, è oggi impegnata nel progettare e organizzare le attività educative e didattiche del Museo Diocesano.
Davide Fiore
Conservatore Museo Diocesano
Museo Diocesano
Tel. 0444 226400
Fax. 0444 226404
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Conversazioni per Santa Corona
Mercoledi 10 Febbraio 2010 alle 13:34Museo Diocesano VicenzaÂ
Nuovo appuntamento
con
CONVERSAZIONI PER SANTA CORONA
Domenica 14 febbraio alle ore 17.00
"Leandro Bassano e l'estetica della carità " di Leandro Bassano
Raccontato da Francesco Gasparini
Ingresso gratuito
Vicenza, 11 febbraio 2010
Il Museo Diocesano apre al suo pubblico di affezionati, per un nuovo appuntamento con la cultura e i Tesori della chiesa domenicana di Santa Corona, attraverso un incontro di 45 minuti dalle ore 17.00 e con ingresso gratuito. L'operazione culturale nasce dall'esigenza di tutelare e conoscere i grandi capolavori della pittura veneta conservati a Santa Corona, in attesa della fine dei restauri e offrendo al pubblico la godibilità delle opere esposte con un'illuminazione museale.
Conversazioni per Santa Corona fin dall'inizio ha incontrato un grande consenso di pubblico, grazie alla competenza dei relatori che sono intervenuti per presentare una delle singole opere conservate al Diocesano in attesa di un loro ritorno nel tempio cittadino. Il ciclo di incontri, voluto dal Museo Diocesano con il patrocinio del Comune di Vicenza, la Soprintendenza BSAE per le province di Verona Rovigo e Vicenza, la Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali- SIPBC del Veneto e il sostegno della Banca Popolare di Vicenza, ha permesso di scoprire più da vicino le vicende e la storia che da secoli accompagnano la storia dei grandi dipinti di Giovanni Bellini, Montagna, Pittoni, oltre al prezioso reliquiario della Sacra Spina di Cristo che da il nome alla chiesa domenicana.
Domenica 14 febbraio alle ore 17.00, protagonista è la grande tela "Carità di Sant'Antonino" (dimensioni 283 x 213 cm), dipinta da Leandro da Ponte "il Bassano", figlio del capostipite dell'omonima bottega Jacopo. Antonino è un santo nato a Firenze nel 1389, canonizzato da papa Adriano VI e ora seppellito nella chiesa di San Marco a Firenze.
L'altare a Santa Corona fu finanziato dalla famiglia Monza con una donazione generazione che doveva servire anche alla costruzione di una foresteria per il convento vicentino. Disattesi tuttavia i termini contrattuali stabiliti dai Monza, l'altare passò di mano ai Cogollo, creando contrasti e inimicizie nella società di allora.
Quello che vediamo davanti ai nostri occhi non è semplicemente il risultato di un maestro della pittura che contribuì non poco alla fiorente bottega familiare situata vicino il ponte di Bassano, ma è soprattutto il risultato delle esigenze spirituali, sociali ed economiche dell'epoca che una lettura critica riporta all'attualità .
Il prof. Francesco Gasparini, Direttore del Museo Diocesano racconterà domenica più ampiamente l'estetica della carità , mettendo in risalto come questo tema riprenda forza proprio nei periodi di crisi economica o sociale, un po'come avviene ai nostri giorni.
Davide Fiore
Conservatore Museo Diocesano
Fuga dei talenti, incontro con Nava
Martedi 19 Gennaio 2010 alle 20:43Museo Diocesano Vicenza
Incontro con
SERGIO NAVA
Autore di
LA FUGA DEI TALENTI
Storie di professionisti che l'Italia si è lasciata scappare
(ed. san paolo)
Giovedì 21 gennaio, ore 20.30
Museo Diocesano
Piazza Duomo, 12 Vicenza
INGRESSO LIBERO
Chi l'ha scritto? Autori al Museo, la rassegna dedicata agli scrittori del nostro tempo, realizzata in collaborazione con Libreria San Paolo e da quest'anno con l'autorevole Servizio di Pastorale della Cultura della Diocesi di Vicenza, oltre al sostegno di Lalex - 1938, ha il piacere di presentare al pubblico il fortunato libro di Sergio Nava, La Fuga dei Talenti (ed. San Paolo), al Museo Diocesano, giovedì 21 gennaio ore 20.30 con ingresso libero.
La mattina di giovedì 800 studenti delle superiori parteciperanno alla presentazione- spettacolo al teatro Astra di Schio, invitati dall'Assessorato alla Cultura in una nuova proposta per l'orientamento, in un talk show divertente cantato e parlato.
Continua a leggereDavide Fiore su "Per Vicenza. 1945-2008"
Domenica 17 Gennaio 2010 alle 03:10Davide FioreÂ
Riceviamo e pubblichiamo lettera di Davide Fiore,Presidente SIPBC- Sez. reg. del Veneto, Conservatore Museo Diocesano di Vicenza
Invio come "lettera aperta" e autografa*, la mia risposta alla prefazione dei fratelli Andrea e Tommaso Cevese al libro "Per Vicenza. 1945-2008" (Cierre edizioni) dedicato alla figura del prof. Renato Cevese, scomparso nell'autunno del 2009.
La lettera, necessariamente un po'corposa visto l'argomento trattato, è a disposizione di chiunque volesse contribuire ad un dibattito portato avanti con l'intelligenza e l'educazione dei Cevese e di tutti gli operatori per i Beni Culturali e la Cultura che popolano il territorio Veneto.
Grazie per la cortese disponibilità . Con l'augurio di un buon inizio d'anno.
Davide Fiore
Presidente SIPBC- Sez. Reg. del Veneto
Conservatore Museo Diocesano
*Gentili Andrea e Tommaso Cevese,
apprezzo la "lettera aperta" che avete pubblicato quale prefazione al volume dedicato al professor Renato Cevese, vostro padre, e che avete condiviso con i lettori. Questo metodo, che personalmente utilizzo è un modo per affidare alla "colomba della speranza" un messaggio destinato alla stampa e, di conseguenza, a chi vorrà farlo proprio.
Ricordo come sin da bambino fosse palese all'occhio la millenaria esperienza territoriale del Veneto, con le sue città storiche e i suoi borghi, con le campagne educate fino ai luoghi alpini più dispersi, e come i miei educatori mi portassero a ragionare sul recente passato, parlo degli anni '60 e '70 del 900, definendoli come carichi di errori architettonici e urbanistici, esempio con cui le nuove generazioni avrebbero dovuto confrontarsi.
Una lettura più attenta mi portò a ricercare il perché di un'armonia quasi magica ancora confrontabile con la pittura del Rinascimento locale, scoprendo un "valore materico" composto di materiali coi quali per secoli si è edificato attingendo dal territorio le stesse necessità del costruire, con la capacità di invecchiare: pietre, ciottoli, mattoni in cotto, tegole, travi in legno, solai di paglia, malte e terre colorate, pietra calcarea, tutti elementi per l'edilizia che stabilivano un legame tra le architetture universali di Andrea Palladio e le case per contadini nelle più disperse campagne. Nei materiali c'era una stessa origine, anche quando cambiavano le dimensioni, le proporzioni, le finiture e l'importanza degli edifici.
Il tipo di società che funzionava nel ‘500 era già mutato nel ‘700 per franare definitivamente nell'800 quando i cambiamenti economici e demografici portarono ai necessari ripensamenti del modo di vivere il territorio. La cesura vera e propria tra il passato e il futuro dell'Italia si avrà nel secondo dopoguerra, con il decollo industriale e la costruzione delle necessarie infrastrutture. Gli anni '80 del 900, con le conversioni industriali e l'avanzare dei problemi ambientali hanno visto l'Europa impegnata nella ricerca di una crescita compatibile con l'utilizzo del medio ambiente, per evitare un costo energetico e infrastrutturale esagerato. Con l'aumentata ricchezza economica, l'accessibilità all'istruzione e ai mezzi di informazione, il Veneto è andato in controtendenza rispetto agli altri, divenendo uno dei peggiori disastri urbanistici d'Europa, sostenuto da continue leggi e regolamenti pensati per dare potere ai singoli amministratori, lasciati liberi di ragionare sull'urbanistica del loro comune attraverso decisioni talvolta personalistiche, talvolta prive di nessi logici definiti. Il disastro urbanistico veneto è paragonabile in Italia, ma con dimensioni assai più vaste, a quella che fu conca d'oro fuori Palermo, che sorge alle pendici di Monreale. La più difficile tra le scienze, l'urbanistica, va governata tenendo conto d'innumerevoli fattori come la pianificazione, la zonizzazione, la giusta distribuzione delle risorse e l'impatto sulle infrastrutture (per essere urbanisti capaci sono necessari notevoli anni di preparazione unitamente alla conoscenza del territorio, della sua morfologia oltre ad un talento personale). Questa scienza antica sopravvive in una vergognosa assenza nella nostra regione, comportando un aumento degli sprechi e dei costi che poi la società paga, una difficile gestione delle emergenze ambientali e il conseguente abbassamento della sicurezza delle persone e danni sociali come stress e disagio psicologico diffuso, che si tramuta in una riduzione drastica della qualità di vita.
Questa lunga premessa, signori Cevese, per alcuni nuova e per altri forse scontata, vuole avvalorare le vostre osservazioni per cui l'emergenza dei beni Culturali oggi, non si trova ad operare con il palazzinaro o con il furbetto che vede nella tettoia in più l'aumento della sua presunta ricchezza in attesa di un primo condono. A essere distrutto oggi è il paesaggio che vive in una perenne "resistenza", dove chi restaura un edificio storico vive nel terrore di non trovarsi come vicino di casa un centro commerciale o, come è avvenuto per Villa Loschi Zileri Motterle di Monteviale, un distributore di benzina inutile nel pieno di una prospettiva secolare. Gli unici privilegiati sono i residenti dei centri storici che si trovano in luoghi sempre più riqualificati grazie anche all'intervento delle soprintendenze che hanno un parere competente sull'antico e questo aumenta di continuo il divario qualitativo tra centro e periferia. Il problema concreto resta lo "sfrangiamento" delle città che ha reso i centri italiani un ammassamento di edifici che avanzano per piccoli lotti come in una favela di lusso. Il risultato della necessità di colmare tutti gli spazi vuoti di un territorio lo si ha dalle alture o meglio ancora, atterrando all'aeroporto di Venezia o di Verona, dove si plana in una megalopoli impazzita di dimensioni sterminate che, ahimè, non rende onore al presunto orgoglio territoriale dei suoi abitanti.
L'altro nemico da richiamare per la difesa del territorio è l'indifferenza, quella stesso descritta da Moravia, che da noi diventa il "faccio finta di non vedere" per pensare a un benessere pagato a caro prezzo. Quale benessere? Grazie all'indifferenza molti centri turistici hanno trascurato o peggio distrutto la loro tipicità e ora piangono sul latte versato. La Recoaro storica è stata demolita o mal restaurata perdendo la sua attrattiva, così come l'altopiano di Asiago o il lago di Garda con il proliferare di casupole e scatoloni industriali stanno rovinando da sole il proprio futuro. Prima del Veneto la Liguria descritta anche da Italo Calvino ne "La speculazione edilizia"ha pagato pesantemente l'incapacità di coniugare crescita con compatibilità paesaggistica, riducendo quel potenziale turistico diffuso che invece ha mantenuto la Costa Azzurra.
Ospiti storici come i francesi, gli austriaci e tedeschi o gli inglesi che non sono parte del nostro autocompiacimento, gli occhi per guardare li hanno e restano inorriditi della cattiveria con cui la campagna è ingoiata dall'iniziativa singola, cosa che potranno testimoniare tutti gli operatori di questo settore. Una volta che l'operazione sarà definitivamente completata non serviranno recuperi, passanti stradali o promozioni, perché l'intelligenza diffusa di un paesaggio antropizzato la fanno i singoli cittadini.
Quello che fino a pochi anni fa era considerato un palese sfregio paesaggistico, parlo dei due pessimi condomini che danno il benvenuto dalla colline che guardano l'autostrada a Vicenza ovest, sono ad oggi la prassi diffusa e replicata in molti edifici anche privati, pur ingentiliti da mattoncini e tonalità variopinte. Ancora, negli ultimi 10 anni, alcune persone vivono una forma di asfissia da anonimato, dipingendo il proprio edificio con colori chimici fluorescenti o troppo deboli per essere il colore della nostra tradizione storica. Mi sono confrontato negli anni con alcuni costruttori o progettisti riguardo la necessità di attirare l'attenzione su qualcosa che già è brutto e la risposta è stata "il proprietario voleva così e poi è architettura moderna". Quello di parlare di "modernità "o meglio "contemporaneo", rispetto un edificio costruito oggi, è un mal costume che nasconde le bizzarre scelte personali e la necessità di differenziarsi per "essere migliori"a spese del paesaggio. Anche l'architettura vive la sindrome televisiva del "chi urla di più è più bravo" e le imprese di costruzione appiccicano timpani e frontoni in cemento su tutti gli edifici dando l'illusione ai futuri inquilini che la loro casetta possa concorrere con le celebri ville storiche e senza puntare su un progetto innovativo.
Le future politiche sul paesaggio dovranno fare i conti con l'istruzione, educando le persone ad una moderazione che va a vantaggio della collettività . Ciò che sta fuori dalle nostre case è di tutti, pertanto gli strumenti edilizi e urbanistici, o gli uffici d'ornato dei comuni, dovrebbero mettere un freno agli esibizionismi privati che altro non fanno che rafforzare il livello deficitario di un sistema che non funziona. Un paesaggio delicato come quello veneto ha prima di tutto bisogno di conoscitori di estetica, paesaggisti o scenografi capaci di mettere in comunicazione il nuovo, anche straordinariamente contemporaneo, con le preesistenze e il paesaggio, puntando su alcuni elementi necessari ad armonizzare le singole parti come la cura del verde o le cromie. L'educazione alla bellezza va fatta conoscere come materia base per le scuole, invitando le persone a leggere i segnali del territorio e a comprendere come una partecipazione sociale a queste tematiche ci migliora come persone e riduce il disagio sociale, anche se ci sono le industrie, anche se ci sono le autostrade. E il tutto serve poi a difendere la nostra ricchezza culturale e a garantire un'educazione basilare al gusto e al bello, a diretto vantaggio dei singoli.
Per concludere, la figura appassionata dell'eroe che voi descrivete in riferimento al professor Cevese, rientra già nel temperamento degli uomini e delle donne che in ogni epoca hanno cercato il valore aggiunto alle loro iniziative, con il pensiero sempre rivolto al plurale, alla comunità e umilmente disponibili a chiedere ad altri specialisti delle diverse discipline di farsi consigliare. Di esempi ce ne sarebbero tanti, come il caso di Alessandro Rossi di Schio e il suo architetto Antonio Caregaro Negrin, che fecero della modernità un'opera d'arte o l'imprenditore Olivetti con la sua azienda modello di Ivrea, esempio di come un cittadino possa intervenire sul territorio apportando uno sviluppo compatibile con la sua epoca.
Ben vengano strade più veloci o efficienti se servono realmente, ma almeno si abbia ben chiaro che il resto della Comunità Europea fa di tutto per rendere queste infrastrutture silenziose e discrete contrariamente alla selva di viadotti e di tralicci dell'alta tensione che incuranti della serenità e della salute delle persone passano sopra le campagne italiane imponendo la loro presenza. Pertanto, e concludo davvero, la complessità sociale è a tal punto aumentata che se associazioni, soprintendenze, amministrazioni, scuole e atenei ma soprattutto i privati cittadini con le amministrazioni non riterranno un valore imprescindibile dall'interesse economico la tutela del paesaggio, non basteranno i singoli eroi, per quanto carismatici, a mantenere alto il livello di guardia per la prevenzione, l'azione e il recupero dei luoghi e garantire a chi rispetta la propria cultura di non essere sopraffatto degli indifferenti privi di una coscienza sociale.
Davide Fiore
Presidente SIPBC- Sez. reg. del Veneto
Conservatore Museo Diocesano di Vicenza
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Appello a Mina da Davide Fiore, conservatore del Museo Diocesano, e da Thiene: canti per noi la Nina
Mercoledi 23 Dicembre 2009 alle 06:00Riceviamo e pubblichiamo da Davide Fiore, Conservatore Museo Diocesano di Vicenza
Gentile Redazione,
 con l'occasione delle festività , ho voluto inviare una "letterina di Natale"(riportata in fondo*) carica di sogni, non a Santa Klaus (per raggiunti limiti d'età ), ma ad una tra le più grandi artiste italiane, portatrice di messaggi in musica riconoscibili e forti nel loro potere artistico.
Parlo di Mina Mazzini, donna di spettacolo completa, artista capace di disegnare da molti anni la canzone italiana, riconfermandone l'eccellenza e la capacità di raggiungere il grande pubblico.
Il mio desiderio da alcuni anni, è di far conoscere all'artista una tradizione antica di almeno sei secoli che precede la Natività dei thienesi, un canto che si tramanda nelle generazioni, che ogni 24 dicembre rivive per la strada in un momento di amicizia tra le persone, prima della mezzanotte.
La Nina è un canto di cui si conoscono poco le origini, lontano dal clamore mediatico ma saldo nella festività popolare. La sua nenia semplice e fatta di sola voce femminile e coro, è immaginabile cantata da Mina, infaticabile artista di questi anni, che avrà modo, questa è la mia speranza, di ascoltare il canto vicentino.