Giuseppe Mussari non ha dunque colpe nel disastro del Monte dei Paschi di Siena? Non esageriamo. La sentenza della Corte d'appello di Firenze che l'ha assolto dall'accusa di ostacolo alla vigilanza va presa per quello che dice. Visto che la Commissione parlamentare d'inchiesta, inquinata dalle strumentalizzazioni politiche, non aiuta quanto potrebbe, chi vuol capire deve tenere il timone fermo sulla rotta indicata dai fatti. I quali pongono tre questioni. La prima è che dieci anni fa Mussari ha investito 17 miliardi per comprare la banca Antonveneta che ne valeva 3.
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Alle ore 11 del 17 novembre la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presso l'Aula al IV piano di Palazzo San Macuto ha svolto l'audizione del colonnello GdF Pietro Bianchi, già responsabile del Nucleo di Polizia Valutaria nell'ambito dell'indagine su Monte dei Paschi di Siena.
Come già evidenziato in passato il decreto del Governo sulle banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha eliminato per i risparmiatori diverse possibilità di rivolgersi alla Magistratura. In particolare: - le cause civili contro gli istituti saranno destinate a estinguersi causa fallimento della controparte (possono anche chiamarla Liquidazione Coatta Amministrativa, ma sempre di fallimento si tratta); - Le cause civili contro funzionari, dirigenti ed amministratori possono continuare; - Le cause penali sono sempre più a rischio prescrizione (ricordiamo l'udienza in Cassazione il 22 Ottobre per le misure cautelari del processo BPVi);
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Sabato si è svolta la lunga assemblea - opera drammatica (piena di contenuti ma troppo lunga perchè tutti ne cogliessero i più importanti) dell'associazione "Noi che credevamo nella BPVi", associazione e assemblea presiedute da Luigi Ugone, un protagonista per molti imperscrutabile di questi anni di lotta contro chi ha truffato decine di migliaia di soci di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza. Dei risparmiatori vicentini l'associazione vicentina è la rappresentante se non più numerosa di sicuro la più combattiva: vuole soldi per restituire ai soci BPVi il loro denaro ma anche giustizia per rendere alle tante signora Maria e ai molti, troppi signor Bepi la loro dignità .
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Ventiquattro miliardi e e 411 milioni. È l'ammontare a carico di Stato e privati (senza contare vecchi soci risparmiatori e obbligazionisti, ndr) per i salvataggi del settore bancario in Italia, dalle good banks a Mps alle venete. La stima tiene conto degli investimenti andati definitivamente in fumo e delle somme anticipate, comparate con i valori medi che oggi il mercato riconoscerebbe agli asset sottostanti (azioni e Npl) nel caso in cui si dovessero chiudere immediatamente tutte le partite: del conto finale, oltre la metà (13,2 miliardi) sarebbe a carico dei contribuenti, ma altri 11,2 miliardi dei privati.
Viste le partite tuttora aperte, il conto è provvisorio. Ma fa comunque una certa impressione: 24 miliardi e 411 milioni. È l'ammontare a carico dello Stato e dei privati per i grandi salvataggi del settore bancario in Italia, dalle good banks a Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
La senatrice vicentina della Lega NordErika Stefani così è intervenuta dopo il voto di fiducia del governo sul decreto legge che dispone la liquidazione coatta di BPVI e Veneto Banca: " Oggi è stato scritto dalla maggioranza al governo l'ennesimo vergognoso capitolo sul disastro delle banche venete".
Diverse voci in Europa chiedono di stringere le maglie per l'accesso alla ricapitalizzazione precauzionale ma il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, riferisce Radiocor Il Sole 24 Ore, non è d'accordo con loro. «Le condizioni di accesso sono già molto restrittive», afferma davanti alla Commissione Finanze del Senato facendo l'esempio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che ne sono state escluse. Secondo Padoan le condizioni non vanno modificate per lasciare lo strumento della ricapitalizzazione precauzionale per i rischi legati agli stress test. Questi ultimi possono, in caso di esito negativo, portare gli istituti a dover chiedere risorse al mercato per una ricapitalizzazione senza riuscire ad eseguirla. In sostanza Padoan descrive l'evoluzione del caso Mps durante il 2016 senza citarlo espressamente.
Cosa non ha funzionato nei controlli interni ed esterni lungo i tragitti verso i dissesti di Mps, Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, ma anche Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti? Se oltre mezzo milione di piccoli investitori hanno visto bruciare decine di miliardi di risparmi allocati in azioni e bond subordinati, un problema di vigilanza evidentemente c'è stato. Strumenti giuridici per tutelare i risparmiatori, azionisti in primis, e far valere la responsabilità delle autorità di controllo ci sono. Ma le situazioni variano caso per caso.
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Oggi il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, ascoltato in commissione Finanze del Senato, ha evidenziato l'insufficiente ristrutturazione del sistema bancario italiano e la sua scarsa redditività su cui in altre sedi e in altri tempi la stessa Consob e, in primis, Banca d'Italia non avevano, però, lanciato dalla loro visuale privilegiata i warning odierni (nella foto Vegas con Ignazio Visco). Per Vegas, quindi, con riferimento indiretto alle banche oggi in difficoltà come Banca Popolare di Vicenza,Veneto Banca, Mps e Carige, il sistema bancario italiano chiamato al loro capezzale "non ha subito un profondo processo di ristrutturazione negli anni passati e dunque non ha ancora raggiunto nell'insieme quel livello di efficienza e redditività che consentono costose operazioni di salvataggio" e "non sono note le condizioni di redditività prospettica delle banche in crisi e quindi un intervento diretto da parte di altri intermediari potrebbe non rispondere a logiche di sostenibilità nel lungo periodo".
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La richiesta del segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni "di un confronto all'interno del Casl (Comitato Affari Sindacali e del Lavoro, ndr) di Abi per cercare di individuare anche per le banche in crisi le soluzioni migliori, è assolutamente accolta, lavoreremo anche su questo". Così il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, risponde all'appello lanciato al Consiglio nazionale della Fabi per un accordo programmatico Abi-sindacati per cercare soluzioni per le banche in difficoltà come Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Mps. Massima disponibilità , quindi, ad un tavolo di confronto tra Abi e sindacati sulle situazioni bancarie in crisi e sul contratto: "È importante vederci". Eliano Omar Lodesani, presidente Casl Abi e chief operating officer di Intesa San Paolo, risponde dal 123.mo Consiglio nazionale della Fabi all'appello del segretario Lando Sileoni all'Abi per un accordo programmatico e una cabina di regia per le banche venete e Mps e una riapertura preventiva del dibattito su rinnovo del contratto
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