Fake news, editori impuri, ingerenze politiche: che cosa minaccia la credibilità del giornalismo italiano? Ieri ne hanno discusso Marco Travaglio, Mario Calabresi, Enrico Mentana, Giuliano Ferrara e Luciana Castellina intervenendo a un dibattito organizzato dal direttore di MicroMega Paolo Flores d'Arcais nel teatro Sala Umberto di Roma. "Nel 2012 tutti i giornali si schierarono dalla parte di Mario Monti quando disse ‘no' alle olimpiadi di Roma - la posizione di Travaglio - mentre 5 anni dopo gli stessi quotidiani lanciarono una campagna contro la scelta di Virginia Raggi".
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Sabato 16 ottobre abbiamo pubblicato il video integrale dell'assemblea organizzata da "Noi che credevamo nella BPVi" col questo titolo riassuntivo e significativo: "Palasport di nuovo pieno, tasche sempre vuote dei soci ex BPVi". Ieri ne abbiamo estratto la parte pratica titolandola "Insinuazione al passivo di BPVi in LCA: come fare lo ha detto "Noi che credevamo nella BPVi" e abbiamo preannunciato la video l'ìntervista con Luigi Ugone, presidente dell'associazione, e con l'avvocato Francesco Ternullo su quella che è stata la svolta nella strategia del conducator dei soci "incazzati": la chiamata in causa di Banca d'Italia e Consob in primis, oltre alla società di revisione KPMG, tutte entità accomunate da obblighi di controllo non esercitati a dovere a causa di un unico male: la cecità .
30 nomi e poi più nulla. Lo scorso 20 gennaio, prima di tutti il Tg di La 7, diretto da Enrico Mentana, ha pubblicato la lista dei grandi debitori della Banca Popolare di Vicenza. Esploso il caso in molti hanno chiesto che l'elenco degli insolventi fosse completato e che fosse reso diposnibile per tutte le banche, in primis quelle in crisi. La questione è giunta fino al Parlamento ma, a più di un mese di distanza, nulla è cambiato se non il desiderio di sapere e il coro di chi pretendeva di sapere. Le regole del gioco sono rimaste le stesse e così la BpVi, ma non solo la nostra ex Popolare, mantiene il riserbo. La spiegazione ufficiale è una sola, semplice e solida come un muro di mattoni: rendere nota la lista danneggerebbe i debitori e, implicitamente, anche le banche creditrici. Chi ha chiesto un prestito, piccolo o grande che sia, ha il diritto a rimanere nell'ombra per continuare a fare affari e sperare un giorno di ripagare quanto ricevuto.
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Questa settimana la Commissione Finanze del Senato ha rigettato la proposta del senatore leghista Roberto Calderoli di introdurre nel decreto salva banche una norma che richiedeva agli istituti di credito beneficiari di un intervento dello Stato di pubblicare i nomi dei principali debitori insolventi. Il rifiuto è stato motivato con il desiderio di evitare una gogna mediatica a danno dei debitori. Ma la pubblicazione di simili liste non serve a scaricare la colpa dei fallimenti bancari sui debitori. In un Paese dove il Pil reale è sceso del 9% in quattro anni, non deve essere fonte di imbarazzo se un’impresa, che si è comportata onestamente, non è più in grado di far fronte ai debiti.
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Una vera e propria civil war quella che si sta scatenando sui social in questi giorni tra il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo e il direttore giornalista di La7 Enrico Mentana. Il "casus belli" della vicenda è un post pubblicato sul blog del pentastellato contro i telegiornali e la stampa italiana. Secondo Grillo, infatti, i media sarebbero "i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene". L'affermazione è accompagnata anche da una proposta per la creazione di una giuria popolare che determini la veridicità delle affermazioni riportate dai giornalisti e dalle pubblicazioni. "Se una notizia viene dichiarata falsa - si legge inoltre all'interno del contenuto - il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo".
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Enrico Mentana, oltre che direttore del tg di La7 e da tanti anni uno dei giornalisti italiani più stimati e conosciuti, è anche un intrattenitore. In uno scenario suggestivo come quello dell'Olimpico di Vicenza la sua "teatralità " non ha mancato di venir fuori, per la soddisfazione delle persone accorse ad ascoltare il dibattito (qui la cronaca dettagliata) sul futuro del giornalismo organizzato all'interno della rassegna Festival Città Impresa che sta animando la città di Vicenza.Â
Nel contesto suggestivo del Teatro Olimpico, una delle maggiori opere d'arte che Vicenza può vantare, si è svolto, oggi, 2 aprile 2016, uno dei numerosi eventi previsti da Festival Città Impresa, che ha animato questo primo weekend d'aprile. Ospiti di questo incontro dal titolo "Carta stampata, tv, Twitter: il grande ingorgo" e condotto dal giornalista Stefano Menichini, capo ufficio stampa alla Camera dei Deputati, sono Luciano Fontana, direttore de Il Corriere della Sera, Salvatore Ippolito, country manager di Twitter Italia, ed Enrico Mentana, direttore Tg La7.
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La città di Vicenza sarà teatro da venerdì 1 a domenica 3 aprile 2016 della nona edizione del Festival Città Impresa, una tre giorni di dibattiti internazionale sulle questioni chiave dello sviluppo delle imprese e dei territori. A presentare l'evento al primo piano di Palazzo Chiericati, nello splendido Salone d'Onore, il direttore del Festival Città Impresa e giornalista del Corriere della Sera, Dario Di Vico, il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci, l'editore di VeneziePost Filiberto Zovico, il direttore regionale di Intesa Sanpaolo Renzo Simonato, il partner di Adacta Ilario Novella.
I candidati del Pd - non solo a livello locale, ma anche nazionale - sono in questo momento quasi impossibili da raggiungere: l'inattesa situazione attuale e il silenzio di Bersani rendono difficile qualsiasi dichiarazione. Una dei pochi ad esporsi poco fa nella diretta di Enrico Mentana su La7 è stata Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza e candidata al terzo posto nella sezione Veneto 1 alla Camera.
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Silvio Berlusconi si è dimesso alle 21.42 (qui le prime immagini televisive con Enrico Mentana da La7). La folla è festante fuori dal Quirinale ma nulla è ancora chiaro e, peggio ancora, nulla è ancora deciso perchè lunedì, alla ripartura dei mercati killer, l'Italia non subisca il colpo mortale della speculazione. E', infatti, condizionato l'ok al "commissariamento Monti" del boss della Fininvest, anch'essa in crisi con le sue controllate sull'orlo del "crac": Ennio Doris, l'uomo Mediolanum del presidente, dopo Confalonieri e dopo la famiglia, solo poche ore fa, dopo il -12% di Mediaset alla chiusura della Borsa, ha detto al successore di Craxi: "rischi di non lasciare eredità anche con le aziende!".
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