Alle 21.42 Berlusconi si è dimesso, folla in festa e Monti "commissario". Della democrazia
Sabato 12 Novembre 2011 alle 22:17 | 0 commenti
Silvio Berlusconi si è dimesso alle 21.42 (qui le prime immagini televisive con Enrico Mentana da La7). La folla è festante fuori dal Quirinale ma nulla è ancora chiaro e, peggio ancora, nulla è ancora deciso perchè lunedì, alla ripartura dei mercati killer, l'Italia non subisca il colpo mortale della speculazione. E', infatti, condizionato l'ok al "commissariamento Monti" del boss della Fininvest, anch'essa in crisi con le sue controllate sull'orlo del "crac": Ennio Doris, l'uomo Mediolanum del presidente, dopo Confalonieri e dopo la famiglia, solo poche ore fa, dopo il -12% di Mediaset alla chiusura della Borsa, ha detto al successore di Craxi: "rischi di non lasciare eredità anche con le aziende!".
Come deciso nell'ultimo Ufficio di Presidenza del Pdl, poco prima che l'ora non più premier si recasse da Naplitano, l'ok a Monti sarebbe, quindi, subordinato a tre condizioni. Che attui solo quanto promesso all'Europa terminando, di conseguenza, rapidamente, appena svolto questo compito. Che sia gradita la sua composizione, E, infine, che i membri del suo governo si impegnino a non candidarsi alle prossime elezioni. Che sia inconcepibile che ponga condizioni chi ha portato il paese sull'orlo del baratro e che sia semplicemente incostituzionale l'ultima richiesta sintetizza la situazione dell'Italia, già costretta a abnegare alla democrazia con lo scippo, interno ed esterno, della volontà popolare subito con l'incarico obbligato a Mario Monti. Che, infatti, questa sia l'unica strada oggi percorribile non può cancellare che il ventennio berluschino lascerà un'eredità "mussoliniana": disabituati alla democrazia da fatui splendori e da una politica fatta di interessi personali e di falsa comunicazione, gli italiani dovranno chiederne conto a tutti, in primis a se stessi. Poi anche a un'opposizione divisa e incapace di costruire un'alternativa democratica al commissariamento della democrazia. E dovranno ricominciare da tre, sotto zero. I risolini da Merkozý, l'approvazione non richiesta ma appena arrivata da Obama (dove e come è nata la crisi, signor Nobel della Pace, ma in guerra ovunque gli Usa abbiano interessi da difendere?). Ma, soprattutto, l'inesistenza di una classe politica nuova che non troverà certo domani l'unico grande politico che ci è rimasto, l'ottantasettenne Giorgio Napolitano, quando alle 9 inizierà le consultazioni per conlcuderle alle 18 con l'assegnazione dell'incarico a Mario Monti: speriamo non sia un pasticcio "mare e monti".
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.