Sistema regionale risponde a Pmi sulla crisi
Lunedi 8 Febbraio 2010 alle 16:36
Martedì 9 febbraio 2010 - ore 15.00
Sala Convegni di Apindustria Vicenza (Galleria Crispi,. 45 - Vicenza)
Strumenti per reagire alla crisi: il sistema regionale risponde alle Pmi
Un seminario informativo organizzato da Apiveneto Fidi e Apindustria Vicenza per fare chiarezza sui contributi regionali a fondo perduto per ricerca e innovazione nelle PMI e sugli interventi anticrisi messi in atto dalla Regione Veneto
Di fronte ad una situazione di mercato che rimane difficile e ad una competizione sempre più forte, tutte le imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, devono sviluppare la conoscenza delle opportunità e degli strumenti messi a loro disposizione. Oggi concentrarsi sul prodotto o sui clienti non basta più, occorre conoscere ogni ambito della vita d'impresa, di cui il credito e la finanza costituiscono elementi vitali per reagire alla crisi e rimanere sul mercato.
Obiettivo dell'incontro, organizzato da Apiveneto Fidi in collaborazione con Apindustria Vicenza e Veneto Sviluppo Spa, è far conoscere gli strumenti e gli aiuti che il sistema regionale ha attivato per rispondere ai bisogni delle PMI. Interverranno Marco Zanetti di Veneto Sviluppo e Renato Cavalieri della Divisione Finanza di Apiveneto Fidi
Il convegno è a partecipazione libera e gratuita
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Affrontare insieme i problemi della crisi
Lunedi 8 Febbraio 2010 alle 16:22Caritas Vicentina    Â
Mercoledì 10 febbraio - ore 20.30 - Palazzo Matterello di Arzignano
La Chiesa della Val del Chiampo promuove un incontro con sindaci, assessori e rappresentanti delle organizzazioni sociali ed economiche del territorio. Presente il Vescovo Cesare Nosiglia
Politiche settoriali e insufficienti a sostegno di chi sta patendo maggiormente le conseguenze della crisi economico-finanziaria? Ci pensiamo noi.
È la riflessione operata dai parroci e dal Consiglio pastorale del vicariato della Val del Chiampo, i quali, sollecitati dalla Caritas zonale, hanno invitato i rappresentanti del mondo sociale, economico e politico del territorio a un tavolo di lavoro dal titolo eloquente: "Per affrontare insieme i problemi della crisi", che si terrà mercoledì 10 febbraio, dalle ore 20.30 alle 23, nella sala riunioni di Palazzo Matterello ad Arzignano. Lo scopo è individuare strategie comuni finalizzate al sostegno delle famiglie e delle persone che maggiormente stanno soffrendo le conseguenze negative della crisi.
"È in questo momento, infatti - si legge nell'invito trasmesso dal vicario foraneo don Lino Stefani -, che le situazioni più dolorose si cominciano a individuare con sempre maggiore precisione. Ci riferiamo agli imprenditori costretti a chiudere la propria attività , ma ancor più ai lavoratori subordinati rimasti senza occupazione, per i quali ora stanno progressivamente cessando i sostegni degli ammortizzatori sociali e, senza prospettive di nuove assunzioni, manifestano condizioni di indigenza tali da necessitare di aiuto anche per quanto riguarda i bisogni più elementari e primari".
La decisione di chiamare a raccolta sindaci, assessori ai servizi sociali, rappresentanti delle associazioni di categoria, sindacati, Ulss, banche, terzo settore e Acque del Chiampo, è nata dal fatto che questa congiuntura ha già da tempo iniziato a ripercuotersi su altri ambiti. Per esempio: bancario-immobiliare, a causa dell'insolvenza nei pagamenti di mutui-casa e di canoni di locazione; erogazione di energia elettrica, acqua e gas, per il mancato pagamento delle bollette; perfino nel commercio, per la sempre più ridotta disponibilità dei consumatori.
«Come Chiesa locale - spiega don Lino Stefani - ci siamo più volte interrogati su quanto sta accadendo, e abbiamo potenziato le nostre forme di sostegno verso chi è in difficoltà , anche organizzando nuovi servizi. Tuttavia ci sembra che, nella Valle del Chiampo, le pur pregevoli iniziative promosse dai vari enti per aiutare i cittadini ad affrontare la crisi continuino ad avere un carattere settoriale, che ne limita l'efficacia».
Proprio in considerazione della gravità della situazione, saranno presenti anche il Vescovo di Vicenza mons. Cesare Nosiglia e il direttore della Caritas diocesana vicentina don Giovanni Sandonà . Nel corso della serata, Antonio Dalla Pozza, dirigente del settore Sviluppo economico, lavoro e cultura della Provincia di Vicenza, e Enzo Iodice, responsabile del Centro per l'impiego di Arzignano-Valdagno, offriranno una panoramica sulla situazione occupazionale nella Valle del Chiampo. All'incontro sono stati invitati anche i rappresentanti delle associazioni sociocaritative di ispirazione cristiana del territorio.
Per informazioni: don Lino Stefani, vicario foraneo del vicariato Val del Chiampo, telefono n. 0444-685404.
VICARIATO DELLA VAL DEL CHIAMPO
c/o don Lino Stefani, vicario foraneo
Via Tovi n. 3 - 36050 MONTORSO VICENTINO
telefono n. 0444-685404 - [email protected]
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Martedì un convegno sulla crisi
Venerdi 5 Febbraio 2010 alle 13:23Apindustria Vicenza
Martedì 9 febbraio 2010 - ore 15.00
Sala Convegni di Apindustria Vicenza (Galleria Crispi,. 45 - Vicenza)
STRUMENTI PER REAGIRE ALLA CRISI: IL SISTEMA REGIONALE RISPONDE ALLE PMI
Un seminario informativo organizzato da Apiveneto Fidi e Apindustria Vicenza per fare chiarezza sui contributi regionali a fondo perduto per ricerca e innovazione nelle PMI e sugli interventi anticrisi messi in atto dalla Regione Veneto
Di fronte ad una situazione di mercato che rimane difficile e ad una competizione sempre più forte, tutte le imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, devono sviluppare la conoscenza delle opportunità e degli strumenti messi a loro disposizione. Oggi concentrarsi sul prodotto o sui clienti non basta più, occorre conoscere ogni ambito della vita d'impresa, di cui il credito e la finanza costituiscono elementi vitali per reagire alla crisi e rimanere sul mercato.
Obiettivo dell'incontro, organizzato da Apiveneto Fidi in collaborazione con Apindustria Vicenza e Veneto Sviluppo Spa, è far conoscere gli strumenti e gli aiuti che il sistema regionale ha attivato per rispondere ai bisogni delle PMI. Interverranno Marco Zanetti di Veneto Sviluppo e Renato Cavalieri della Divisione Finanza di Apiveneto Fidi
Il convegno è a partecipazione libera e gratuita
. Continua a leggereLa rivincita dello strillone
Venerdi 8 Gennaio 2010 alle 18:56Domani VicenzaPiù torna in edicola dopo la pausa natalizia. Vi regaliamo in anteprima le "ciacole" che troverete in prima pagina nel numero 177.
Almanacchi, almanacchi nuovi! Stilando il classico bilancio di inizio anno, viene in mente la famosa storiella leopardiana del venditore di almanacchi: uno strillone ambulante cerca di vendere calendari promettendo ai possibili clienti dodici mesi pieni di felicità , ma le sue ottimistiche convinzioni vengono smontate punto per punto da un passante decisamente disincantato. Ecco, guardando al 2010 viene invece da pensare che, per una volta, potrebbe anche aver ragione l'ingenuo venditore di almanacchi.
È difficile immaginare, infatti, che le cose possano peggiorare rispetto ad un 2009 decisamente nero. Prima di tutto dal punto di vista economico, dove a detta di quasi tutti gli osservatori è stato ormai raggiunto il fondo del barile, e non si può che risalire la china. Lentamente, faticosamente, certo, ma sempre di risalita si parla. La nostra opinione è che finora ammortizzatori sociali e risparmi di famiglia abbiano aiutato molto a tamponare le situazioni più critiche, e che prima di tornare ad un certa tranquillità ci sarà ancora da penare parecchio, ma ci auguriamo di essere smentiti.
Poi dal punto di vista politico: negli ultimi due anni la città ha cambiato amministratori in quasi tutti i suoi punti chiave, istituzioni, associazioni di categoria, mass media. Vicenza si affaccia così al secondo decennio degli anni 2000 con un assetto più variegato e multiforme. Cosa che, sulla carta, non può che farle bene. Leopardi permettendo.
Eurozona, tutti i rischi del collasso greco
Domenica 3 Gennaio 2010 alle 08:01Deficit e debito pubblico fuori controllo, disoccupazione alle stelle, banche in crisi.
La Grecia sta attraversando una pesantissima crisi economica, che potrebbe innescare un effetto domino in tutta Europa.
Ma proprio per questo il fallimento dello stato ellenico sarà scongiurato
"La Grecia è sull'orlo della bancarotta" scrive senza mezzi termini il Daily Telegraph, celebre quotidiano londinese. Probabilmente non esagera, se pensiamo che il debito pubblico è fuori controllo, l'evasione fiscale ha raggiunto livelli allarmanti e, last but not least, il settore pensionistico è al collasso.
Ma perché i problemi di uno "statarello" di soli 11 milioni di abitanti mettono così in angoscia tutti i mercati finanziari? Semplicemente perché la Grecia adotta come moneta l'euro e, a tutt'oggi, nessuno sa cosa accade quando uno Stato membro dell'eurozona rischia un default.
Ricordiamo, per inciso, che la Grecia era rimasta inizialmente fuori dall'euro in quanto i parametri economici non soddisfacevano le condizioni richieste. Il periodo di "esame" era durato quattro anni dopo di che, nel 2006, anche allo Stato ellenico venne concesso "l'onore" di adottare la moneta unica. Non è mai stato, però, un Paese virtuoso, visto che in questi quattro anni solo in una occasione ha rispettato il patto di stabilità . Inoltre i dati forniti sulla propria situazione finanziaria sono sempre stati accolti con scetticismo dagli altri partner europei.
Si sarebbe portati a pensare che sia opportuno far intervenire Bruxelles, almeno per calmierare la situazione, ma non lo prevedono le norme comunitarie: non possono infatti essere erogati fondi ad uno stato membro per sanare buchi di bilancio.
Lettera aperta sulla crisi, Vicenza inclusa
Domenica 20 Dicembre 2009 alle 13:59Giorgio Langella  Â
Riceviamo e pubblichiamo
Vicenza, 20 dicembre 2009.
In questi giorni, gli organi di informazione riportano cifre e dati sul risultato dello scudo fiscale e cioè sul rientro dei capitali illegalmente trasferiti all'estero.
Sono molte decine di miliardi di euro. Le dichiarazioni del governo sono entusiastiche. Leggiamo che Tremonti afferma come l'operazione scudo fiscale sia stata una "colossale manovra di potenziamento della nostra economia". Una cosa mai vista prima, un successo senza pari.
Lo scudo fiscale è stato prorogato con la benedizione dei vertici di confindustria. Sono tutti soddisfatti, ma noi non capiamo. I soldi sono tornati in Italia con la garanzia dell'anonimato per chi li aveva illegalmente trasferiti all'estero. In pratica, pagando una "tassa" del 5% in cinque anni, quei "signori" che, evidentemente, non avevano pagato le tasse sottraendo ingenti quantità di denaro alla collettività , hanno "pulito" il proprio denaro e (forse) la propria coscienza, restando senza volto e senza nome.
Non solo (e lo leggiamo dai giornali) chi riporta e riporterà in Italia i soldi (lo vogliamo ripetere) illegalmente trasferiti all'estero, beneficerà anche di una sanatoria per falso in bilancio e bancarotta.
Chi ha commesso un reato resterà , grazie a una legge del governo, per sempre sconosciuto e non potrà mai essere perseguito per il crimine commesso. Continuiamo a non capire. Così, chi ha portato illegalmente nei paradisi fiscali le proprie ricchezze (non si sa come ottenute), non solo non viene giustamente punito ma ottiene anche benefici. Quasi fosse un onesto servitore dello Stato, un "salvatore della Patria".
Non ci siamo. I cittadini onesti, quelli che lavorano, quelli che non hanno trasferito illegalmente i capitali nei paradisi fiscali, quelli che hanno pagato regolarmente le tasse (ben più alte di quel misero 5%), cosa possono pensare?
Una seconda questione. Leggiamo su vari giornali (e ascoltiamo dalla televisione), titoli e notizie che riportano ottimistiche dichiarazioni di confindustria e governo sulla crisi che stiamo vivendo. La ripresa è avviata, affermano con sicurezza. Al contempo, negli stessi organi di informazione, spesso negli stessi articoli, si riportano i dati ISTAT che ci dicono come la disoccupazione sia, oggi, la più alta dal 1992. Non capiamo.
Come si può asserire che la crisi sta finendo, anzi che ci aspetta un futuro migliore quando i lavoratori perdono il lavoro, quando la cassa integrazione continua a crescere, quando si fa ben poco per garantire a chi vive in Italia di poter lavorare. Ogni giorno arrivano notizie sulle lotte di lavoratori esasperati. Notizie che, troppo spesso, bisogna ricercare perché non dovutamente pubblicate negli organi di stampa né giustamente evidenziate dai vari telegiornali.
Prendiamo, ad esempio, i dati della nostra provincia. Da gennaio a novembre 2009, in provincia di Vicenza sono 2.972 i lavoratori coinvolti in aperture di crisi (188 ditte); 8.230 quelli coinvolti in procedure concluse di crisi aziendali (213 ditte). Ci sono state 9.479.104 ore di cassa integrazione ordinaria (corrispondenti a circa 5.191 posti di lavoro), 8.549.081 ore di cassa integrazione straordinaria (corrispondenti a circa 4.680 posti di lavoro). Le aziende con trattamenti di C.I.G.S. sono 105 (85 per crisi aziendale). Il dato dei lavoratori (previsione Veneto Lavoro) interessati alla cassa integrazione in deroga a settembre è pari a 16.880. La mobilità ha colpito 6.067 lavoratori (2.070 di imprese oltre i 15 dipendenti e 3.997 di piccole imprese).
Sono numeri impressionanti, in continua ascesa mese dopo mese. Il dato della C.I.G.S. (cassa integrazione straordinaria, in pratica l'anticamera del licenziamento) è emblematico: solo a novembre c'è stato un incremento di circa 3.000.000 di ore.
Allora, come si fa a dire che la ripresa è avviata? O, meglio, cosa significano per confindustria e governo le parole "ripresa" e "uscire dalla crisi"? Forse significano solo un aumento dei profitti (per loro stessi) anche a scapito dell'aumento della disoccupazione. Forse significano maggiori guadagni per pochi (sempre loro) anche a fronte di una crescente povertà diffusa (i dati della Caritas sono, a questo riguardo, emblematici).
Secondo noi si uscirà dalla crisi solo quando il lavoro tornerà ad essere un diritto e sarà garantito a tutti. Un lavoro sicuro, giustamente retribuito e a tempo indeterminato.
Si uscirà dalla crisi quando ci sarà una severa politica per la sicurezza nei posti di lavoro (dall'inizio dell'anno, i dati sono ancora provvisori, sono morti ben più di 1.000 lavoratori e oltre 25.000 sono rimasti invalidi).
Si uscirà dalla crisi quando non ci saranno più "scudi fiscali", ma saranno severamente colpiti i grandi evasori, quando la ricchezza prodotta sarà utilizzata per il benessere di tutti e non per il lusso di qualcuno, quando quegli imprenditori che delocalizzano lavoro e ricchezza dovranno riconsegnare alla collettività quanto hanno ricevuto da essa sotto forma di incentivi, investimenti pubblici agevolati e quant'altro.
In poche parole, si potrà pensare di uscire dalla crisi solo quando non sarà più concesso a "lorsignori" di continuare ad arricchirsi alle spalle di chi vorrebbe avere, lavorando onestamente e pagando le tasse, il diritto a costruirsi un futuro più sicuro e sereno.
Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - coordinamento PdCI-PRC
provincia di Vicenza
PS: le ore di cassa integrazione a livello nazionale da gennaio a novembre 2009 sono 816.342.177 (si, più di ottocentosedicimilioni pari a quasi 450.000 posti di lavoro a tempo pieno).
Continua a leggereAd Arzignano, il 3 assemblea CGIL sulla crisi
Lunedi 30 Novembre 2009 alle 20:49
Giovedì 3 dicembre alle ore 20,30 ad Arzignano nella sala di villa Brusarosco si svolge un'assemblea pubblica della CGIL dal titolo "DUE VALLATE IN CRISI: concia, tessile-abbigliamento, metalmeccanico, gomma-plastica ... Quale futuro?"
Relatori:
Miro Soli (Istituto Poster Vicenza) su "La situazione nel manifatturiero e le prospettive"; Giacomo Toffanin (responsabile INCA CGIL Vicenza) su "Gli ammortizzatori sociali e i sostegni al reddito".
Marina Bergamin, segretario generale della Cgil vicentina e Maurizio Ferron, resp. per la zona Ovest Vicentino hanno invitato ad un confronto le amministrazioni locali e le forze politiche, le categorie economiche, le associazioni del territorio, i delegati sindacali, le lavoratrici e i lavoratori occupati e non occupati, i cittadini.
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Aumentano i senza lavoro
Martedi 24 Novembre 2009 alle 22:56Adico
Aumenta il popolo dei senza lavoro
I danni da recessione sono pesanti. "Mentre dalla finanza arrivano deboli segnali di ripresa, i posti di lavoro continuano a sparire" denuncia il presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini.
Nella sua 21ma edizione il rapporto sull'occupazione in Europa, elaborato dalla Commissione Ue, rivela che a metà 2009 sono stati persi qualcosa come 4,3 milioni di posti rispetto allo stesso periodo del 2008, con forti perdite nell'industria e nelle costruzioni.
"Tutti i paesi membri dell'Ue hanno pagato un pesante pedaggio. A conti fatti a settembre scorso il tasso di disoccupazione Ue è arrivato al 9,2% con una crescita del 2,5% rispetto ai dati di un anno prima, portando il totale dei senza lavoro alla cifra pesantissima di 22,1 milioni di persone senza impiego, con una crescita di qualcosa come 6,1 milioni di persone" fanno sapere dalla segreteria dell'ADICO.
Il rapporto sottolinea che se da una parte l'aumento dei senza lavoro ha colpito tutti i paesi, in alcuni i fenomeno è stato particolarmente pesante, raddoppiando in Irlanda e Spagna, triplicando addirittura nei Paesi Baltici. Dall'altra ci sono paesi come Austria e Olanda dove il fenomeno è stato decisamente contenuto.
A pagare la crisi, spiega l'Ue, gli uomini più delle donne, non facendo altro che riflettere settori dove la presenza maschile è decisamente più alta. Molto colpiti i giovani, le persone con un basso profilo professionale, gli immigrati o ancora quelli con contratti a tempo determinato, che di solito sono quelli più esposti alle variazioni del mercato del lavoro.
Portafoglio vuoto già a metà mese
Martedi 24 Novembre 2009 alle 14:25ADICO
ADICO: portafoglio vuoto già a metà mese
(ANSA) - ROMA, 23 NOV - Altro che crisi della 4/a settimana: si comincia a tagliare sui consumi fin dal 16 del mese. E' quanto risulta da una ricerca di Gfk Eurisko. Dalla ricerca emerge che le famiglie rivedono sempre di piu' le strategie di acquisto ma senza ‘tragiche rinunce': la parola chiave e' diventata ‘pianificazione'. Lo scontrino medio della spesa, infatti, si riduce gradualmente con il passare delle settimane: la forbice tra le spese dei primi giorni del mese e quelle dell'ultima settimana raggiunge i 30 euro.
"Famiglie sempre più in difficoltà , con il portafoglio vuoto già a metà mese, con la sola alternativa di tirare la cinghia di fronte ad una crisi che viene vista lunga e destinata a peggiorare" dichiara il presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini.
"La netta percezione delle famiglie italiane sulla gravità della situazione richiama l'assoluta necessità di interventi immediati e forti", commenta Carlo lanciando un appello: "non sprechiamo l'occasione del Natale per sostenere i redditi bassi e la domanda interna. Proprio il Natale può essere invece il trampolino di lancio per restituire fiducia all'economia ed alle famiglie e per cominciare ad accorciare i tempi della crisi".
Oro, fatturato in calo
Lunedi 23 Novembre 2009 alle 12:40CNA Vicenza
CNA VICENZA, ZAPPATERRA: LA CORSA DELL'ORO CONGELA LE IMPRESE. A RISCHIO LA TENUTA DEL SETTORE.
FATTURATO DELLE AZIENDE STIMATO IN CALO DEL 30%
AUMENTO DEI COSTI DI APPROVVIGIONAMENTO DELLA MATERIA PRIMA DELL'80%.
«Se l'oro continua ad avere questi sbalzi diventa impossibile progettare l'attività per le aziende orafe. E questo significa non poter lavorare per un settore che è in crisi da troppo tempo. Non si possono progettare investimenti, pianificare attività , elaborare strategie commerciali, anche solo mettere insieme un catalogo è difficile con una volatilità così forte». Arduino Zappaterra Presidente del Mandamento di Vicenza di CNA lancia un nuovo grido d'allarme per il comparto orafo. I dati parlano chiaro l'instabilità del dollaro e la probabile debolezza futura della moneta impattano fortemente sul prezzo dell'oro, al punto che tra la chiusura in America e quella in Asia si possono trovare sbalzi fino a 3,5 dollari l'oncia. «Le previsioni sono di una progressiva salita del prezzo del metallo, ma il vero problema è l'instabilità del prezzo è questo che blocca il mercato. È certamente vero che il prezzo dell'oro ha conseguenze sui conti delle aziende, che hanno però il demerito di essere poco patrimonializzate e di soffrire questi scostamenti di più che altri settori. La maggior parte delle imprese opera con oro in prestito d'uso. E allora basta fare due conti, mettendo come base 100 il prezzo dell'oro, a novembre 2005, per effetto dell'incremento del valore della materia prima e a parità di tasso di interesse il costo di approvvigionamento è lievitato circa dell'80%».
Negli ultimi 4 anni la quotazione è passata dai 487,90 dollari l'oncia ( controvalore Euro 417,615 per oncia -- euro/grammo 13,426) a valori di 1136,00 dollari (l'ultima chiusura del 19 novembre con un controvalore di 763,852 Euro per oncia -- euro/grammo 24,558). « Ma questa è solo una parte del problema. A parità di target di prezzo e di quantità di oggetti richiesti dal mercato - spiega Zappaterrra - l'aumento di valore dell'oro riduce di almeno il 30% la quantità teorica di oro lavorato. Allo stesso modo ci attendiamo una riduzione del fatturato delle aziende di circa il 30%. Con una volatilità così significativa, infatti, alle aziende non è possibile contrastare un mercato che non ci lascia il tempo per effettuare le correzioni sul prezzo finale e aggiustare i costi della manifattura. Siamo cioè costretti a vendere allo stesso prezzo, qualcosa che ci costa, in proporzione, come materia prima e manifattura molto di più. Anche se riduciamo il peso dei pezzi lavorati a circa due terzi del loro valore per usare meno oro è sulla lavorazione che noi riusciamo a creare margini. Quei margini che ci permettono di andare avanti. Ma sui costi di produzione non abbiamo il tempo per pianificare interventi, perché la speculazione in atto sul valore del metallo, come conseguenza dell'instabilità del dollaro, è tale che non ci lascia spazio per agire». Che il comparto orafo vicentino sia in serio pericolo di fronte a questa situazione lo si legge anche nei dati. Negli ultimi 4 anni il numero di aziende orafe si è ridotto di un ulteriore 25%, erano 1110 nel 2002, sono diventate 982 nel 2005, periodo in cui è iniziata la corsa al rialzo del metallo. Gli ultimi dati della Camera di Commercio dicono che settembre 2009 ci sono 781 imprese registrate. Su queste aziende il peso dell'artigianato è rimasto quasi sempre stabile. Il fatturato, nello stesso periodo, è calato del 14%. Il vero impatto della volatilità del prezzo dell'oro si vede su un altro fronte. L'andamento congiunturale della produzione del settore orafo nel terzo trimestre 2009 si è ridotto di solo l'1,4%, ma il fatturato risulta invece negativo per quattro volte tanto, attestando una riduzione di oltre il 4%, che si aggiunge al calo di oltre il 16% registrato nel trimestre precedente. Mentre le previsioni per il prossimo semestre danno in diminuzione tutti i parametri per il settore: produzione, domanda interna ed estera e fatturato delle aziende. «Ciò significa - continua Zappaterra - che a parità di lavorazione, o con scostamenti non significativi, negli ultimi tre mesi le aziende vedranno ridursi di conseguenza i propri margini. Il pericolo della tenuta, considerando la forte connessione che lega le aziende del distretto è reale».
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