Zaia: opere e infrastrutture fonte di lavoro, dobbiamo cambiare il patto di stabilità
Giovedi 8 Marzo 2012 alle 23:32 | 0 commenti
 
				
		Luca Zaia, Regione Veneto - "La Regione del Veneto è, tra le altre cose, un'importante stazione appaltante e di questi tempi è essenziale riuscire a programmare, progettare e realizzare una serie di opere e infrastrutture, che non solo tutelano e migliorano l'organizzazione del nostro territorio, ma sono anche una importante fonte di occupazione". Lo ha detto il presidente Luca Zaia, intervenendo stamane in Consiglio Regionale nella discussione sulla Legge Finanziaria per l'esercizio 2012.
Dopo aver ricordato gli innumerevoli interventi attuati e programmati  per far fronte ai gravi problemi di dissesto idrogeologico, Zaia ha  evidenziato quanto "l'alluvione abbia pesato sull'operatività della  Regione, consentendoci però di dare prova della grande efficienza della  comunità veneta, che si è subito rimboccata le maniche, dimostrando  soprattutto di saper fare squadra".
"Con 142 mila disoccupati e 80  mila posti di lavoro persi - ha proseguito il presidente -, un  amministratore attento e responsabile deve porre il problema del lavoro  in cima alla sua agenda. Credo che, al di là della straordinaria utilità  delle opere, i cantieri della Pedemontana veneta e della Valsugana, ma  anche l'intervento alla centrale di Porto Tolle, rappresentino  un'opportunità irrinunciabile per dare lavoro alle nostre imprese e per  creare occupazione".   
Zaia ha poi fatto cenno alla "pessima  situazione per quanto riguarda il patto di stabilità. La Regione ha un  miliardo 350 milioni di euro bloccati in tesoreria - ha detto - e  contemporaneamente abbiamo molti fornitori che attendono di essere  pagati per le prestazioni già fornite. Questo stato di cose ci crea non  poco imbarazzo, in un territorio nella quale, purtroppo, alcuni  imprenditori si tolgono la vita all'interno delle loro aziende. Ho  grossi dubbi che nelle altre parti d'Europa la normativa comunitaria  relativa al patto di stabilità si applichi così rigidamente come qui in  Italia e succede così che nel nostro Paese qualcuno muoia non per aver  contratto debiti, ma per non riuscire a riscuotere i crediti. Questa  situazione non è più sostenibile: questa è una battaglia che dobbiamo  fare insieme".
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