VicenzaPiù: lotta fratricida Berlato - Sartori
Domenica 18 Aprile 2010 alle 00:56 | 0 commenti
Il partito berlusconiano è spaccato in due. In città vuole comandare il re delle doppiette Berlato, che ha conquistato il capogruppo (Franzina). Una lotta di potere che continuerà nei prossimi mesi...
Questo articolo è pubblicato su VicenzaPiù n. 189, da sabato 17 aprile in edicola a 1 euro e da lunedì 19 in distribuzione nei soliti punti di distribuzione e scaricabile in versione Pdf su questo stesso sito.
Pdl, la lotta fratricida Berlato-Sartori
di Alessio Mannino
Sarà pure rimasto il primo partito in città , il Popolo della Libertà (27% alle regionali), ma lo spettacolo che dà di sé lo fa apparire come un progetto già fallito in partenza. A livello nazionale, dal famoso predellino su cui si issò Berlusconi rifondando sé stesso, il Pdl non ha neppure due anni di vita.
Con la regolina del 70% dei posti agli ex Forza Italia e il rimanente 30% agli ex An, si è tentato faticosamente di fondere le due anime. Che nel grosso della truppa restano sostanzialmente divise, mentre fra i dirigenti (anche locali, come vedremo nel caso di Vicenza) c'è un certo rimescolamento. A Roma, con il passaggio di aennisti nelle schiere berlusconiane (vedi un Gasparri, ormai più fedele a Silvio che a Gianfranco Fini). In Veneto, invece, il declino della corrente facente capo all'ex governatore Giancarlo Galan (lautamente risarcito dal Capo supremo col ministero dell'agricoltura) ha provocato lo smottamento di una parte della dirigenza berica verso l'ala, maggioritaria, rappresentata dal vice coordinatore Sergio Berlato, europarlamentare con seguito nel mondo della caccia, deciso a impadronirsi del Pdl vicentino come prima aveva fatto, facendo fuori l'ex deputato Giorgio Conte, con Alleanza Nazionale.
Il blitz
Il primo risultato tangibile della strategia d'occupazione berlatiana è stato il blitz sull'elezione interna del capogruppo in consiglio comunale. Lia Sartori, braccio destro di Galan, impegnata a Strasburgo, mai ripresasi dalla cocente sconfitta di misura contro Variati per diventare sindaco, politicamente dimezzata ora che senza Galan alla Regione la sua voce non sarà più determinante nella gestione della sanità veneta, con una recente gaffe ("presto lascerò il posto di capogruppo in Sala Bernarda") ha spianato la strada al cambio della guardia. A succederle è Maurizio Franzina, navigato politico in aula e con l'ambizione mai sopita di candidarsi a primo cittadino, il quale è passato armi e bagagli con Berlato. Seguito da Gerardo Meridio, ex presidente dell'Ipab azzoppato dallo scandalo Ristocenter (compravendita immobiliare piena di ombre), scaricato dagli stessi compagni di partito come Rucco e Franzina, rimasto a bocca asciutta e perciò col dente avvelenato con la Sartori. Fonti interne al Pdl dicono infatti che donna Lia gli avesse promesso una sistemazione nell'incastro di nomine e poltrone fra i vari gruppi di potere interni al partito. Invece, niente. E così Meridio ha fatto il salto, e assieme a Franzina hanno messo in minoranza Marco Zocca e Lucio Zoppello (quest'ultimo un sartoriano doc). Il nuovo capogruppo Franzina è stato eletto con una conta fatta in assenza di Sartori, Zoppello e Zocca, che non è riuscito a far valere le sue mille preferenze alle comunali, top di voti fra tutti gli eletti in consiglio.
Due linee
Il colpo di mano, legittimo anche se non certo elegante, ha spaccato in due il partito: di qua i berlatiani, di là , con gli occhi pesti, i sartoriani. La nuova geografia del Pdl riflette un diverso approccio che le due fazioni hanno messo in campo nei confronti della maggioranza di centrosinistra negli ultimi mesi, specie riguardo il nuovo piano urbanistico, il Pat. La Sartori e i suoi (fra cui va ricordato Tiziano Zenere, un ex dg Asl ora commissario straordinario dell'Ipab, ben accolto da Variati) non hanno mostrato i muscoli contro accordi edilizi coi privati che premiano quei poteri forti che, semplificando, fanno capo alla Maltauro. Di qui un evidente ammorbidimento della posizione di Zocca, i cui rapporti professionali con la multinazionale del cemento sono arcinoti. Franzina, invece, è da tempo che spara a palle incatenate contro l'amministrazione variatiana, e non solo sul Pat, ma anche contro l'Aim di Fazioli. I berlatiani doc, invece, ossia la truppa ex aennista (Rucco, Sorrentino, Abalti), non vogliono lasciare alla Lega il monopolio dell'opposizione dura e pura, visto che ormai i leghisti marcano stretti il Pdl (il Carroccio è arrivato al 26% nel capoluogo: soltanto un punto percentuale in meno). Insomma, la linea d'ora in avanti sarà inasprire le critiche al governo ecumenizzante e neo-democristiano di Achille. E a impersonarla sarà Franzina, che per ora ha vinto il suo antico duello personale con Zocca. Per ora, perché lui, la Sartori e in generale i galaniani non hanno nessuna intenzione di darsi per vinti. Il nuovo gruppo Pdl-Forza Italia uscito dalla spaccatura in consiglio comunale ha avuto la benedizione del vicecapo veneto del partito, Marino Zorzato, che è anche vice di Zaia in Regione. E' lui il referente della corrente in giunta regionale, in cui la "berlatina" Elena Donazzan, miss 22 mila voti, ha avuto sì un posto da assessore (formazione e lavoro) ma è stata costretta a mollare la caccia e la protezione civile, tradizionali bacini di voti della sua area in concorrenza coi leghisti. A Zaia, infatti, la Donazzan e Berlato non piacciono per niente. Né piacciono al ras veneto degli ex-aennisti, Massimo Giorgetti. Per non dire dello stesso Fini, che quando è venuto a Vicenza a presentare il suo libro si è fatto ospitare dall'associazione "Fare Vicenza" di Conte, snobbando come sempre Berlato.
Per adesso, comunque, i primi round vedono vincitore quest'ultimo. In giunta ha un'assessore, mentre il sartoriano Costantino Toniolo andrà a Venezia solo come consigliere regionale. Il capogruppo in Sala Bernarda è suo, e con in più la soddisfazione di aver strappato una personalità di primo piano all'altra corrente. Tuttavia, come si evince dalla ribellione, che sa di rivalsa Galan-Sartori, dei direttori sanitari veneti contro il neo-assessore tecnico di ascendenza leghista Luca Coletto (un uomo del potente sindaco di Verona, Tosi), gli sconfitti promettono battaglia.
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