Venti morti sul lavoro a Vicenza nel 2016. La necessità di cambiare il sistema, dalle radici
Venerdi 9 Dicembre 2016 alle 19:42 | 0 commenti
Pochi giorni fa, due morti sul lavoro in provincia di Vicenza. Sono 20 da inizio anno, un aumento enorme rispetto all'anno scorso. In Italia, da gennaio a oggi, i morti per infortuni nei luoghi di lavoro sono oltre 600. E diventano più di 1.300 se si considerano i lavoratori deceduti in itinere o nelle strade. È una guerra continua in un paese dove sono calate le garanzie per chi vive del proprio lavoro e sono stati cancellati i diritti fondamentali. Il lavoro è sempre più precario, insicuro e peggio retribuito. I “grandi†successi occupazionali propagandati dal governo Renzi sono dovuti principalmente (se non esclusivamente) alle decontribuzioni regalate alle imprese e a quella precarizzazione selvaggia voluta da leggi sul lavoro che definire sbagliate risulta un complimento.
Crescono in maniera sconsiderata forme di pagamento ignobili come i voucher e addirittura con i “buoni pastoâ€, si mascherano forme indecenti di lavoro non retribuito chiamandole in maniera truffaldina “alternanza scuola-lavoroâ€, calano gli occupati soprattutto nelle fasce di età compresa tra i 25 e i 49 anni. Aumenta la povertà per molti e la ricchezza per pochissimi. Ci dicono che non ci sono le risorse mentre si “investono†oltre 60 milioni di euro ogni giorno in spese militari. La corruzione e l'evasione fiscale costano ai contribuenti decine e decine di miliardi ogni anno. I processi per le morti di lavoratori sia per infortunio che per malattie professionali finiscono abitualmente con un nulla di fatto, con l'assoluzione e la prescrizione. I recentissini casi della Marlane-Marzotto e dell'Eternit lo dimostrano inequivocabilmente.
Questi sono i veri problemi del paese. Problemi che, chi detiene il potere, si “dimentica†spesso e volentieri di affrontare. E quando fa qualcosa sono provvedimenti che aumentano le disparità a favore di quell'entità ritenuta ormai intoccabile (e quasi mitologica) che chiamano “impresaâ€. Non esiste una politica industriale, tutto sembra affidato alla provvidenza. L'obiettivo principale è speculare, sfruttare persone e territorio per “fare soldiâ€.
Il trionfo del capitalismo è in questa barbarie che lorsignori si ostinano a chiamare modernità ma è quanto di più vecchio e ingiusto si possa immaginare. Il cambiamento di lorsignori serve solo a conservare le loro ricchezze e i loro privilegi. Altro non è che “reazioneâ€.
Il cambiamento va fatto ridando dignità al lavoro e rimettendo al centro dell'azione politica i diritti e i bisogni di chi vive del proprio lavoro. Il cambiamento va conquistato lottando costantemente, ogni giorno, per raggiungere questi obiettivi.
Tutti gli altri discorsi su come si debba “garantire governabilità †a chi, pur non avendo ottenuto la maggioranza, “vince†le elezioni nascondono la volontà di relegare il lavoro e i lavoratori al ruolo di strumenti nelle mani del capitalismo. Strumenti che devono essere sfruttati e che devono essere scartati quando ritenuti troppo usurati o troppo costosi.
Quello che proponiamo non sono piccoli aggiustamenti del sistema raggiunti con qualche elemento di “democrazia†o con qualche diritto individuale in più.
Quello che proponiamo è una trasformazione totale del sistema, dalle radici.
Quello che proponiamo è il ribaltamento delle priorità .
Prima del privilegio di impresa, della speculazione e della possibilità di accumulare individualmente sempre più ricchezza viene il diritto collettivo a vivere tutti e bene. Prima di tutto vengono i diritti inalienabili alla salute, all'istruzione e ad avere un lavoro garantito, sicuro e ben retribuito. Che sono, poi, i diritti previsti dalla nostra Costituzione.
È una rivoluzione? Ebbene, sia.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.