Una settimana a luci e ombre
Sabato 12 Gennaio 2013 alle 20:29 | 0 commenti
La settimana che sta per finire porta con sé diverse novità importanti per la città di Vicenza in un gioco fatto di luci e di ompre, alcune molto spesse. Anzitutto c'è la novità della revisione integrale dello statuto. Che ora prevede il consiglio degli stranieri. Si tratta del completamento, o del quasi completamento, di una battaglia cominciata alla fine degli anni Novanta da Fulvio Rebesani, uno dei decani della sinistra berica, e che ora è approdata in sala Bernarda grazie al pressing di Sel e in particolare del delegato Mattia Pilan che sul fronte è attivo da molti anni.
Gli stranieri. Ieri durante il briefing dell'Unione immigrati Pilan si è dichiarato soddisfatto. Con lui c'era l'ex presidente dell'unione Ousmane Conde, che acquisita la cittadinanza italiana ha da poco passato il testimone a Moumini Malgoubri, nonché la vicepresidente Saloua Ghribi: tutti soddisfatti anche loro. Pilan fa sapere però che la prossima amministrazione dovrà completare l'opera perché «occorre una delibera operativa che stabilisca che uno o due immigrati possano sedere in consiglio, con le stesse prerogative del consigliere comunale con l'eccezione del diritto di voto che all'oggi non è consentito per legge. Stante il fatto che la legge nazionale va cambiata, sino ad introdurre l'istituto dello ius soli ovvero la fattispecie per cui chi nasce in Italia diviene cittadino del Paese come fa la Francia». Dichiarazioni ottimistiche che si erano scontrate con quelle più dure di Rifondazione che aveva giudicato la novità introdotta a metà settimana come puro folklore giacché la vera differenza si gioca sul diritto di voto agli stranieri.
Le altre novità . Ma la settimana ha portato in dote un'altra novità . Il nuovo statuto infatti prevede l'istituzione del referendum municipale senza quorum in tre forme: consultivo, abrogativo e propositivo. Di più, il nuovo regolamento approvato a rimorchio dello statuto ha stabilito che le commissioni consiliari saranno aperte al pubblico.
Luci e ombre. Sul piano generale Vicenza fa un passo in avanti. Sia con il consiglio degli stranieri, sia e soprattutto con lo statuto diventando il primo capoluogo di provincia che prevede l'istituto referendario completo. Le ombre non mancano. Però. Anzitutto i filtri sono parecchi, a partire dall'obbligo di tenere il referendum in concomitanza con un altro appuntamento elettorale. In secundis la possibilità o meno che la consultazione si tenga dipende dal comitato dei saggi che essendo de facto una emanazione del consiglio risulta politicamente legato a quest'ultimo, il che sul piano teorico mina l'ammissibilità di un dato argomento, a partire dalla materia urbanistica.
Ma la pagina meno dignitosa riguarda la libertà dell'accesso agli atti da parte dei cittadini. La commssione statuto si era più volte solennemente impegnata affinché fosse inserito nella nuova "magna charta" municipale un istituto diffuso in tutta Europa dagli anni Sessanta-Settanta e introdotto dalla monarchia svedese alla fine del Settecento. In aula però quando si è trattato di votare l'emendamento che introduceva tale novità , il consiglio, con l'eccezione di Gerardo Meridio, Silvano Sgreva, Domenico Pigato e Cinzia Bottene, lo ha bocciato. Il motivo ufficiale è un parere tecnico, giuridicamente debole peraltro e per giunta non motivato, fornito da Micaela Castagnaro, dirigente del personale e membro della segreteria generale. Una valutazione che i consiglieri di maggioranza non si sono nemmeno presi la briga di discutere in aula. Diversa invece è la questione della rappresentanza per gli stranieri. Al momento in aula si è fissato un principio. Mancano i criteri attuativi, ma è già qualcosa. In sala Bernarda non sono mancate le critiche, ma c'è un principio chiave di cui bisogna tenere conto. Quanto qualcuno è residente stabilmente e regolarmente in un luogo e parla regolarmente le tasse ha il diritto di contribuire, anche con le modalità dell'elettorato attivo, alla vita comunitaria. C'è un detto caro alla cultura liberale anglossassone che dice "no taxation without representation", niente tasse senza rappresentanza politica tradotto alla grossa. Ma in una Italia in cui la parola liberale viene sbandierata in ogni dove, questo principio rimane spesso nascosto nei libri.
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