UE archivia Petizione e pratiche sulla VIA
Mercoledi 7 Aprile 2010 alle 23:04 | 0 commenti
Giancarlo Albera, Coordinamento dei Comitati Cittadini    Â
Due anni fa, il 7 Aprile 2008, il Coordinamento dei Comitati Cittadini inviò all'Unione Europea (UE) una petizione richiedendo il rispetto delle procedure e delle direttive europee nell'iter della costruzione della nuova base USA al Dal Molin.
In queste ore, allo scadere dei due anni dalla richiesta, è pervenuta la risposta di archiviazione della Commissione petizioni.
Nella nostra richiesta veniva sottolineata la necessità di applicare le normative UE, riconosciute e sottoscritte anche dal governo Italiano, aventi ad oggetto, la tutela del territorio, dell'ambiente, nonché al diritto dei cittadini ad essere informati e coinvolti nei processi partecipativi cui doveva essere sottoposto il progetto di realizzazione della base. La nuova presidente E. Mazzoni (italiana PPE-Pdl), che ha sostituito il portoghese CORREA, a mezzo stampa, utilizzando posta ordinaria, comunica che: "sulla scorta delle informazioni fornite dalle Autorità Italiane, la Commissione non ha rilevato alcuna violazione del diritto UE in materia di ambiente".
Questa sconcertante conclusione giunge dopo che la stessa commissione il 13 Luglio 2009 aveva deciso di aprire una più approfondita indagine chiedendo all'Italia di inviare la documentazione relativa alla procedura di autorizzazione seguita. Tutto questo veniva richiesto dalla UE al fine di accertare se le direttive VIA (Valutazione Impatto Ambientale), habitat e quadro acque, fossero state correttamente applicate. Risulta evidente dal contenuto dei fogli allegati, che il cardine di questa decisione sono le dichiarazioni e gli atti prodotti dal governo Italiano che, guarda caso, riportano nella scrittura gli stessi errori prodotti dal TAR Veneto nell' estensione dell'ordinanza del 11 Marzo 2009.
Insospettiscono e sconcertano anche le diverse date riportate dal documento, di quattro pagine per i seguenti motivi :
�La prima data riguarda la comunicazione, di 3 pagine, ai membri, il cui documento venne redatto ancora nel lontano 20 Novembre 2009.
� Il secondo documento, a complemento e di presentazione del primo, inviato sempre nella stessa busta, porta invece la data di Marzo 2010. Probabilmente si è voluto aspettare l'emissione (sfavorevole) della sentenza del TAR Veneto prodotta l' 8 Marzo 2010 a seguito dell'udienza avvenuta il 22 Ottobre 2009. Tale sentenza era stata comunque preannunciata alla televisione, nei giorni antecedenti la stessa pubblicazione. A nostro avviso, quindi, si è voluto attendere per vedere le reazioni, prima di inviare il documento finale.
La Commissione venendo meno a quelle che sono le sue funzioni di garante della voce dei cittadini, fa proprie ed assume, tutte le teorie espresse dalla Avvocatura di Stato, che rappresenta le autorità governative e, del TAR Veneto. Vale a dire viene accettato l'assioma che :
� si tratti di una "opera di difesa nazionale", nonostante non ci siano atti legislativi a dichiararlo, ma legandola agli accordi del 20 ottobre del 1954;
� che non sia necessaria la stessa VIA, sempre per una questione di date: data cardine è il 31 Luglio 2007, giorno a partire dal quale, anche un'opera di difesa Nazionale sarebbe stata soggetta alla VIA, ai sensi del codice dell' ambiente del 2006. Secondo l'Avvocatura di Stato e di conseguenza TAR e commissione UE, il procedimento ancorché amministrativo, sarebbe iniziato il 15 giugno 2006, anche se erroneamente nel documento riportano 15 Giugno 2005 vale a dire prima dell'obbligatorietà . La VIA quindi, in maniera sicuramente subdola, viene associata ad un "procedimento", piuttosto che al progetto vero e proprio, che venne approvato successivamente e cioè il 4 Gennaio 2008.
Infine, viene accettata la sola perizia "Ricceri" di chi voleva costruire quella base, senza analizzare la controperizia "centro idrico di Novoledo" da noi prodotta ed inviata ad integrazione e, soprattutto, redatta su incarico del Comune di Vicenza. In questo modo la Commissione UE fa assolutamente prevalere la Ragione di Stato sulle ragioni della gente.
Nessuna parola, in spregio ai principi di precauzione e prevenzione, in ordine alla superficialità con la quale il TAR Veneto ha liquidato le istanze volte a denunciare il mancato rispetto delle prescrizioni di cui allo studio di incidenza (ci si riferisce, in particolare, all'utilizzo non di micropali, a profondità non maggiore di 20 m e senza creare diaframmi, laddove fossero utilizzati pali troncoconici di lunghezza superiore a 20 m, a profondità superiore e con l'effetto di creare diaframmi): per il TAR Veneto tale mancato rispetto delle prescrizioni non è un vizio della procedura ma una "violazione successiva da sanzionare autonomamente in caso di accertata sussistenza".
Quando il cittadino si rivolge all'Europa per segnalare tale situazione, l'Europa risponde rinunciando alla propria potestà senza un reale approfondimento o, una necessaria audizione,
incurante delle preoccupazioni a più riprese manifestate, ovvero, senza un sopralluogo, promesso e mai realizzato, ma accettando le sole teorie di chi in tutti i modi, anche scorrettamente, ha sempre cercato di ostacolare la ricerca della verità nella trasparenza e legalità .
A tal proposito va ricordato anche l'ammonimento che il Consiglio di Stato rivolse all'Avvocatura di Stato, per "ostacolo al reperimento dei documenti". Tutto questo ci fa pensare ad una giustizia condizionata ed asservita alla politica.
Nel diritto non può prevalere la sola legge del più forte e pertanto riteniamo che sul fronte giuridico vada perseguito il ricorso, o appello, alla Corte di giustizia Europea.
L'esperienza sul "campo", dopo tre anni di battaglia legale, ci dice che non possiamo fidarci delle semplici rassicurazioni che ogni tanto ci vengono elargite, perciò chiediamo alle istituzioni atti concreti che testimonino la volontà di tutelare città e cittadini, rendendosi garanti del rispetto delle varie normative e prescrizioni anche emanate in sede di Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A).
Chiediamo venga fatto uno studio di valutazione cumulativa degli impatti da enti autorevoli terzi, che venga infine chiesto di rivedere gli stessi accordi bilaterali, che sono coperti da riservatezza e spesso citati, anche a sproposito, magari per operazioni al di fuori dei trattati Nato.
Non vogliamo che tutto questo metta in discussione la sicurezza della città e la salute dei cittadini, diritti primari ed irrinunciabili.
Giancarlo Albera
a nome e per conto del Coordinamento dei Comitati Cittadini
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