Tutti al mare? Tutti a casa!
Sabato 14 Agosto 2010 alle 15:41 | 0 commenti
"Tutti al mare, tutti al mare" , iniziava così una canzone della grande Gabriella Ferri degli anni 70, che poi proseguiva "a mostrar le chiappe chiare" ... Ora, prima della partenza per il mare (o la montagna, tanto non fa differenza per chi non se lo può permettere), l'argomento che più avrebbe interessato e interessa gli italiani, viste le pagine che i quotidiani e non solo gli hanno dedicato e gli dedicano, sono le case, però non quelle da comprare con risparmi sempre meno esistenti e mutui sempre meno concessi.concessi.
La prima casa (sempre non fiscalmente parlando) è quella di Montecarlo ‘lasciata' per pochi spiccioli alla vecchia An (ora Futuro e Libertà per l'Italia?) e con un tourbillon (megafonato da Il Giornale di Feltri di proprietà della famiglia Berlusconi e da Libero di Belpietro degli amici di famiglia, gli Angelucci) venduta a un prezzo di 300 mila euro. Giusto per i finiani viste le condizioni dell'appartamento, esiguo rispetto a una milionata che sarebbe stata offerta da chi ancor non si sa. Tra i venditori, gli acquirenti e gli affittuari, a parte società in paradisi fiscali non meglio specificate (nei dossier ‘forse dei servizi deviati', tanto costano poco con i computer e le stampanti del caso Boffo, dicono in casa finiana), ci sarebbero Gianfranco Fini, nemico ora giurato del vecchio (non si offenda il premier, ma gli anni passano, quelli sì, per tutti) alleato Silvio Berlusconi, la sua compagna Elisabetta Tulliani (ex di Luciano Gaucci, a sua volta ex presidente del Perugia Calcio in bancarotta, con relativa corte di banche anche ‘geronziane', ma certamente non così povero da non potersi permettere un certo rango di vita e di amicizie, femminili e non solo, e, una volta ‘lasciato' dal suo avvocato, che lamentava speculazioni politiche, per ‘ingaggiare' ora l'avvocato dell'avvocato interdetto Previti). E poi Gianfranco "Betto" Tulliani, il fratellino amato da Elisabetta e ex presidente, pure lui, della Viterbese di Gaucci oltre che produttore di programmi, per talento o talenti non si sa, anche per la Rai per via diretta, poco, per via di mammà , di più. Il quale, Betto, paga ben 1.500 euro per l'appartamentino ammobiliato, udite udite, sempre secondo i megafoni, da cognato Gianfranco (non per legge, visto che di matrimonio canonico per il divorziato e cattolico Fini è ‘difficile' parlarne) e da sorella (anche qui in senso non propriamente cattolico) Elisabetta.
E l'altra casetta, quella messa in piazza dal falco finiano Bocchino con altri quotidiani, tra cui Il Secolo d'Italia del direttore politico Flavia Perina, quotidiano in cui c'è scritto sotto la testata ‘del Pdl', ma molto e di più vicino a Fini? La villa di S. Martino ad Arcore, che, se ci vuole un po' a spiegare dove siano i 60 mq di Montecarlo con tanto di quasi patetica targhetta Tulliani sul borghese citofono, di nessuna descrizione ha bisogno con i suoi 3.500 mq di edificato e 1 milione di mq di verde intorno.
E perché la Villa per antonomasia torna a occupare le prime pagine, visto che di ufo-escort pare non ci siano stati ultimamente avvistamenti in zona? Perché, in questa che tutti capiscono è una contesa di bella politica italiana, Lui, il presidente, questa casetta l'avrebbe acquistata dai nobili Casati al prezzo di soli 500 vecchi milioni grazie alla consulenza (per i Casati) dell'allora avvocato Previti, poi subito (che strano, dicono i finiani) passato a curare gli interessi del Cavaliere, che, durante e dopo l'acquisto di quella villa, di avvocati difensori o testimoni ha avuto e ha sempre bisogno, viste le mille indagini (tutte malandrine, ovviamente) in cui è coinvolto dai magistrati tutti comunisti, salvo i pochi che non lo sono, tipo quelli che vogliono leggere le carte di Fini, dopo aver letto i giornali del Cavaliere.
Perché abbiamo raccontato il noto? Perché prima era guerra aperta fra i due cofondatori del PdL (il terzo, Casini, da buon democristiano doc e/o da assistito dalla Divina Provvidenza, sia pure anche lui divorziato, ha da tempo lasciato la casa ... comune, almeno per ora). Poi dopo l'affaire Montecarlo sono salite al cielo (e a Montecitorio) le urla di "Al ladro, al ladro" per Fini da dimissionare da presidente della Camera, per una faccenda sicuramente da chiarire, ma privata. Infine, perché, reso pubblico l'affaruccio di Arcore (ma, beceri voi malpensanti, che imprenditore di successo sarebbe il Cavaliere se non sapesse fare gli affari, suoi?) e sollevati dubbi paralleli (magari anche questi corredati da dossier) su altre società paradisiache, dell'altra sponda questa volta, e su presunte ‘cattive amicizie' (i democraticissimi Putin, ex Kgb, e Gheddafi, non ex gerarca libico e, anzi, co-padrone di un bel pezzo d'Italia con Unicredit, Fiat etc.), le urla sembrano diventate, prima, voci alte, poi discussioni forti, quindi pacati appelli all'unità per il bene supremo dell'Italia, ora sussurri di pace post balneare.
Se la Mafia esistesse, sembrerebbero avvertimenti e contro avvertimenti. Ma la Mafia per fortuna non esiste o scomparirà in 3 anni: ce lo hanno detto che a farci male non è la mafia, ma sono i film che fanno pubblicità a trovate romanzesche e relativi Commissario Montalbano.
E allora "Tutti al Mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiare"? Oppure "Tutti a casa, tutti a casa per rifare cose chiare"?!
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