Trivelle, Rebesani: referendum a difesa dell'ambiente, votate sì
Domenica 20 Marzo 2016 alle 11:43 | 0 commenti
Riceviamo da Fulvio Rebesani e pubblichiamo
Domenica 17 aprile 2016 è molto importante perché siamo chiamati tutti a votare nel referendum a difesa dell'ambiente. Questa domenica dunque si va in vacanza o in gita solo dopo aver votato. Chi ha chiesto il referendum? E' stato chiesto da dieci regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise. Poi, in seguito alla ritirata dell'Abruzzo sono rimaste in nove. Come si vota? Si fa una croce o sul SI o sul NO. Su cosa si vota?
Il referendum riguarda le 119 piattaforme (64 attive) installate entro 12 miglia dalle coste italiane (22,5 km.) nel mare Adriatico, Ionio, nel canale di Sicilia. Traducendo il quesito dai suoi termini tecnici non comprensibili da tutti, si può dire che
votando NO si consentirà di estrarre dal fondo marino petrolio ma soprattutto metano finché il giacimento si esaurirà .
Invece votando SI le trivellazioni cesseranno allo scadere delle singole concessioni, cioè prima.
Attualmente non è più possibile rilasciare concessioni estrattive entro le 12 miglia marine, limite della acque territoriali italiane. E' questo un primo risultato del referendum perchè il Governo ha preferito cambiare la legge prima della consultazione. Invece per le trivelle autorizzate non ha voluto modificare la sua posizione.
Rischi ambientali
A parte il rischio di grande fughe di greggio, sempre possibili ma finora mai successe in Italia, c'è il pericolo concreto legato alla temporanea chiusura e poi riapertura di singoli pozzi per manutenzioni, riparazioni e sostituzioni di singoli pezzi sotto il mare. Durante queste operazioni è facile che la fuga di greggio o di metano si ripetuta per molte delle suddette operazioni. I pozzi sono circa 700 essendo più d'uno per piattaforma. Ciascuna fuga è un piccolo inquinamento ma reiterandosi in concomitanza con quelle operazioni (manutenzioni, ecc.) l'inquinamento può assumere dimensioni inaccettabili.
L'Adriatico, in cui sono previste 119 impianti, è un mare chiuso, a bassa profondità e quindi il ricambio dell'acquea ed il disinquinamento naturale sono piuttosto limitati.
Si consideri che la Croazia ha sospeso ogni trivellazione.
Il petrolio
L'utilizzo delle fonti energetiche fossili (carbone, petrolio) è avviato a superamento perchè soppiantato da fonti alternative, progressivamente studiate ed impiegate da anni. Esse forniscono energia pulita a basso prezzo.
Si consideri che:
- la Cina, grande utilizzatrice di energie fossili, essendo ingente produttrice di carbone, ha avviato un piano di loro progressiva sostituzione con fonti alternative, specie l'eolico
- la cospicua caduta del prezzo del petrolio arrivato a circa 30 $ al barile, evidenzia che l'offerta è molta, particolarmente dopo l'ingresso nel mercato dell'Iran, ma la domanda è debole, in parte per la crisi, in parte per manovre dell'Arabia Saudita, ma anche per la caduta della domanda in sè cioè dei consumi
- si stanno diffondendo i motori elettrici per autotrazione (es. auto ibride) che comportano una progressiva contrazione nell'uso di benzine
- le raffinerie italiane stanno attraversando un momento di crisi dal 2006 con una perdita di introiti di circa 4 mld e sono mediamente utilizzate solo al 70%
- la tecnologia delle fonti alternative sta avanzando velocemente. Si stanno costruendo mantelli di fotocellule con la quali coprire le strade tal quali resistenti alle sollecitazioni del traffico anche pesante. Sono n via di realizzazione anche fotocellule galleggianti da collocare su distese d'acqua calme come, ad esempio, i laghi. Tutte queste fotocellule forniranno energia alternativa a quella di origine fossile. Si pensi poi alle possibilità in questo settore in Italia derivanti da un piano energetico nazionale finalizzato allo sviluppo di fonti alternative al petrolio finanziato, fra le altre possibilità , da una imposta specifica sui carburanti (gasolio, benzina, ecc.) e sulle operazioni di borsa: una grande utilità collettiva proiettata verso il futuro ed il rinnovamento tecnologico posto che la tecnologia petrolifera è ormai obsoleta.
Quindi il referendum, oltre alla tutela ambientale, ha un significato profondo di proiezione dell'Italia verso il futuro dopo il declino, già avviato, della fonte energetica fossile.
E l'occupazione?
Gli avversari del referendum affermano che la vittoria del SI comporterebbe una forte perdita occupazionale.
Si impongono tre osservazioni:
* la vittoria del SI comporterà la fine delle concessioni alla loro naturale scadenza, non immediatamente
* tali date sono diversificate e, mediamente, cadono o fra 5 anni, o fra 10 o, addirittura, fra 20. Quindi i posti di lavoro cesseranno in modo lento e progressivo dando possibilità di recupero
* dobbiamo entrare nell'ordine di idee che l'occupazione di salva e si promuove non ripetendo un passato ormai sulla via del tramonto ma puntando sulla innovazione sulle fonti energetiche nuove quali appunto le fotocellule, l'eolico ecc. cioè fonti pulite, rinnovabili, economiche, a basso costo di esercizio. Non dimentichiamo che lo scorso anno la Saipem (gruppo ENI) che opera nel settore petrolifero decise di licenziare 8000 dipendenti e solo l'intervento della Cassa Depositi e Prestiti -cioè danaro pubblico- consentì di recuperare la situazione. Almeno per ora!
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