Tre effetti dell'insipienza e della disonestà dei potenti: Libia, crocifissi e nucleare
Sabato 19 Marzo 2011 alle 23:13 | 0 commenti
Due in un sol giorno: una nuova guerra e la sentenza-farsa della Grande Chambre (in Veneto si chiamava camaroto, e far camaroto equivaleva, cambiate le mutande, al bunga bunga del paradiso arcoriano). Aggiungiamoci il problemino giapponese, e l'improbabile Giacobbo, il più deriso dei presentatori, diventa in un sol giorno prova vivente delle sue stesse apocalittiche previsioni nostradamiche.
L'Italia entra in guerra per difendere il popolo libico dagli ultimi colpi di coda del Ghedda assieme ai soliti compagni di merende. Riassumo i possibili commenti con il ricordo della "Guerra Mondiale Africana", 1998-2004 circa, con sette stati africani in lotta, costata 5.000.000 di morti per scongiurare la quale non si mosse nessuno. La stampa era muta, e il Vaticano, mentre la "base" si dava da fare con i bambini, ci assordava con il no ai preservativi, con l'omofobia e col suo silenzio in merito alla guerra. Dimenticavo l'ONU, che tanto si è data da fare in questi giorni e che, quando uno dei suoi generali in un altro teatro di guerra africana chiese uomini per disarmare gli Hutu e i Tutsi, si sentì rispondere dai dirigenti: "Ma lascia che si ammazzino, chettefrega?"
Ma il Ghedda ha il petrolio, e la guerra africana è alle porte, quindi bisogna dare di acceleratore alla destabilizzazione iniziata con le rivolte "volute dal popolo" nell'area nordafricana e mediorientale. I Cinesi mica aspettano, si danno da fare, operosi come sono.
La risoluzione della Corte per i diritti dell'Uomo (sui crocifissi, n.d.r.) ci lascia senza parole. Anche i più pessimisti erano speranzosi e possibilisti, considerato anche il tenore della prima sentenza, ora ribaltata dai cuochi giuridici come una gigantesca frittata, ma le indebite pressioni esercitate a tutti i livelli e con "tutti i mezzi" da parte vaticana ha ottenuto questo risultato. Ma "essi" sono abituati ai trionfi, ormai gli dà anche fastidio vincere sempre.
"Bella, immortal, benefica fede, ai trionfi avvezza, scrivi ancor questo, allegrati...."
Oggi la Democrazia ha perso vari punti, troppi per essere ancora un termine credibile.
Possiamo sempre farlo diventare un termine umoristico.
Giappone. Lo dico in modo brutale: egoisticamente parlando, la tragedia giapponese, che porterà morte e sofferenza infinite a quel popolo e ai suoi vicini, ma in misura minore anche al resto del mondo, avrà un risvolto benefico, perché adesso ci si penserà un po' prima di fabbricare nuove centrali. Le esistenti hanno già segnato quello che sarà il sicuro destino del pianeta: non si tratta di se, c'è solo il quando. E il pagliaccio di Arcore, il teorizzatore ultimo del bunga bunga, lo statista "stupor mundi", l'unto del signore, la mosca cocchiera, vuole ancora "inculcarci" che nelle centrali nucleari c'è la soluzione ai nostri problemi energetici. E vuole anche sdebitarsi col suo sosia di Parigi che si è accollato parte del nostro debito. Furbo anche quello.
E la turba dei/lle pasionari/e lo difende, gli stessi che dopo la caduta sperabilmente prossima del loro dio, ritrovata una verginità e fatto il bidet alla coscienza, scriveranno libri bianchi e organizzeranno tavole rotonde sul deprecato ventennio e sull'ignoranza di questo popolo bue che non si era accorto che si trattava di una dittatura. Popolo colpevole e ignorante!
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