Travaglio e il regime di Puttanopoli. Intervista a VicenzaPiù
Sabato 4 Luglio 2009 alle 08:12 | 0 commenti
La firma di punta dell'anti-berlusconismo spiega perché siamo in pericolo di golpe. E ai giornalisti dice: "Fate obiezione di coscienza contro le leggi-bavaglio"
Marco Travaglio non ha bisogno di presentazioni. Segugio d'archivio, polemista d'assalto, alfiere di punta di quel giornalismo all'americana, "cane del guardia" del potere, così poco praticato in Italia, viene spacciato per penna faziosa di sinistra per la sua battaglia anti-berlusconiana. In realtà il torinese Travaglio, classe 1964, cattolico, è stato un puledro della scuderia di Indro Montanelli, che se lo allevò al Giornale sul finire degli anni '80 e lo definì, con paterna ironia, il "nostro Viscijinsky" (l'inquisitore delle purghe staliniane), uno che "su qualsiasi protagonista, comprimario e figurante della vita politica italiana è pronto a fornirti su due piedi una istruttoria rifinita al minimo dettaglio". E difatti Travaglio è null'altro che un liberale montanelliano, di una destra che non c'è, che come il maestro ha votato l'esistenza alla libera informazione e perciò lotta contro il berlusconismo dilagante. Per questo, oggi, trova asilo sulla stampa di sinistra, da Santoro, sul blog di Grillo, insomma ovunque lo lascino libero di scrivere quello che pensa (ma nei '90 è stato firma per il settimanale di destra Il Borghese, su cui ha sputtanato la lobby trasversale degli ex di Lotta Continua pubblicandone le intercettazioni telefoniche seguite all'arresto di Adriano Sofri; nonché per L'Indipendente spalleggiatore di Mani Pulite, diretto da un Vittorio Feltri non ancora berlusconizzato).
L'8 luglio, a Roma, al Circolo Alpheus, sarà uno dei mattatori della notte contro la "legge bavaglio", che vieta di fatto ai magistrati di fare le intercettazioni e ne proibisce la pubblicazione assieme agli atti e alle indagini in corso, pena la galera per i giornalisti e una multa di oltre mezzo milione ad articolo per gli editori. Assieme alle passate leggi ad personam, al lodo Alfano che immunizza le quattro più alte cariche dello Stato da ogni procedimento giudiziario, all'articolo, contenuto nel disegno di legge sulla sicurezza, che vorrebbe mettere la mordacchia ai blog se colpevoli di "incitare alla violazione delle leggi" (reato quanto mai ambiguo e in odore di censura), alla proposta della leghista Lussana, di recente approvata alla Camera, che punta a stendere l'oblio (sic) su condanne, arresti eccetera, cioè in pratica a cancellare le notizie di reato da internet, e infine a quell'altra legge dormiente sull'editoria, escogitata in epoca prodiana, che mira a schedare i siti d'informazione on line, l'escalation liberticida di questo governo non può non far parlare di un regime. Ed è contro il regime incarnato da Al Tappone (travaglismo che sta per Silvio Berlusconi) che lui, con un articolo-manifesto scritto a quattro mani con Massimo Fini, ha raccolto 36 mila firme in difesa della Costituzione («Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi "alla pari" col Presidente del Consiglio? "A brigante, brigante e mezzo" diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: "Se tutto è assurdo", grida Ivan Karamazov "tutto è permesso"»).
Marco, fra Noemi, D'Addario, foto bollenti ed escort in villa siamo in piena Puttanopoli, come tu hai definito lo scandalo che vede il premier al centro di un poco edificante affaire di sesso a pagamento. Ma non pensi che, neanche troppo sotto sotto, gli italiani si identifichino in questo capo del governo arcitaliano, godereccio, da commedia sexy?
Cosa vuoi, gli italiani sono 60 milioni, può essere che alcuni pensino che Berlusconi sia un grande. Ma ce ne sono molti preoccupati e indignati. Ci sono quelli che ne infischiano ma molti di più sono quelli che perdono il lavoro, che non arrivano alla metà del mese, che devono fare i conti con la crisi. La parte più avveduta, più consapevole e più informata sa che Puttanopoli è uno scandalo che sta devastando l'immagine internazionale del premier e che ne sta avvicinando la dipartita politica. E infatti lui è furibondo, è furioso. Nella sua corte c'è questo clima da "muoia Sansone con tutti i filistei".
Addirittura? Lui sostiene di aver dalla sua la maggioranza degli italiani, e che il suo governo è solido.
E' la riprova del contrario. E' un po' come la ritirata dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, in cui facevano terra bruciata. Il crollo lascerà un cumulo di macerie, perché lui cercherà a tutti i costi di mantenere il potere e attaccherà tutto e tutti. Succederà quello che prevedeva Nanni Moretti nel finale del Caimano, coi roghi dei palazzi di giustizia, ricordi?
Uno scenario da golpe.
Certo, d'altronde non dobbiamo dimenticare che lui è arrivato in politica col fragore delle bombe del '92-'94, le stragi mafiose, il paese allo sfascio.
Però permettimi d'insistere: non è che tutto questo gran parlare di mignotte a lui in fondo faccia gioco, perché così non si parla più della sentenza Mills da cui esce come conclamato corruttore, per non dire della crisi economica, dei terremotati abruzzesi e delle altre emergenze del Paese?
No, assolutamente. E Minzolini-Scodinzolini che fa il maggiordomo del padrone sul Tg1 non dando per giorni e giorni la notizia dello scandalo, ne è la prova. Tu puoi anche non parlare di certe cose, ma la gente le sa, perché le vive sulla propria pelle. E poi vede questo gaglioffo che si fa aviotrasportare trenta mignotte alla volta per i suoi comodi. Informare su questo non è un modo per distrarre l'attenzione, ma per mostrare la vera verità : questo signore non si sta occupando di noi, ma solo di lui. Prima si preoccupava dei suoi processi e dei suoi soldi, ora del suo pisello., che è diventato il fulcro della vita politica nazionale.
Veniamo al pericolo regime. Cosa deve fare secondo te un giornalista che non voglia sputarsi in faccia prima di andare al lavoro - cioè che voglia fare il suo mestiere con dignità e libertà ? Rintanarsi nei blog sulla Rete, sempre che non stringano il cappio anche a quella?
Ciascuno deve stare fermo al suo posto. Se contro le leggi-bavaglio i giornalisti fanno obiezione di coscienza, se i direttori pubblicano tutte le notizie e non solo quelle che fanno comodo, queste leggi sarebbero spazzate via. Mica possono mettere in galera tutti i giornalisti italiani!
E l'opposizione? Esiste, in Italia?
L'unica opposizione che c'è in parlamento è quella di Di Pietro. Fuori dal parlamento, invece, è all'estero: in alcune cancellerie che hanno capito che di uno come Berlusconi non ci si può fidare, e nei giornali stranieri, che a differenza dei nostri fanno il loro lavoro, pubblicando e criticando. Che poi è quello che vogliamo fare da settembre in poi con un nuovo quotidiano, che si chiamerà Il Fatto Quotidiano e sarà diretto da Antonio Padellaro. Sarà un giornale libero, senza padroni e senza editori, senza soldi di partito né contributi di Stato, che vivrà esclusivamente grazie ai lettori.
Secondo te c'è fame di una voce simile?
Credo proprio di sì. Basta questo dato: finora, in appena due mesi, senza grande pubblicità , abbiamo superato quota 40 mila abbonamenti prenotati, che spero si tradurranno in effettivi. Io non scriverò più per l'Unità e mi trasferirò lì. Per ogni informazione, c'è il sito www.antefatto.it, dove si possono versare 220 euro per il cartaceo annuale e 100 per la versione online.
In bocca al lupo.
Grazie.
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