Termini pagamento, Ue: segnali cambiamento
Mercoledi 15 Settembre 2010 alle 20:11 | 0 commenti
Peccato si limitino alla Pubblica Amministrazione e non entrino a regolamentare anche gli scambi fra imprese private. «Da un lato può sembrare soddisfacente che la Comunità Europea abbia trovato un accordo per fissare dei limiti ai termini di pagamento, individuando nei 60 giorni il tetto massimo non derogabile, ma è grave che i rappresentanti degli stati membri non siano riusciti a far quell'ulteriore sforzo per allargare l'ambito di applicazione di questo provvedimento anche al mondo delle imprese private."
È questo il primo commento di Filippo De Marchi, presidente di Apindustria Vicenza, a fronte della comunicazione proveniente dalla Commissione Europea sulla direttiva che dovrà essere approvata dall'Europarlamento entro la fine di ottobre per poi essere adottata dai singoli stati nell'arco di due anni.
"Da un lato, infatti," - prosegue De Marchi - "si legge la mancanza di consapevolezza sulla gravità di questo problema che, evidentemente, è sentito solo dalle imprese italiane visto che sono all'ultimo posto della speciale classifica sui tempi d'incasso, dall'altro sarà prevedibile l'ennesima procedura d'infrazione a carico dello stato italiano per il superamento dei termini di recepimento delle direttive europee, visto i riflessi sulla finanza pubblica di questo provvedimento. Il fatto è ulteriormente grave perché si considera il credito verso le pubbliche amministrazioni come l'unico problema, dimenticando, più o meno consapevolmente, la criticità nei rapporti fra i privati, legata prevalentemente alla posizione dominante delle imprese più grandi, che si estenda alle conseguenze in termini di ricadute finanziarie e sull'impossibilità di farsi anticipare i crediti dagli Istituti di credito che, necessariamente, considerano a rischio i relativi rapporti commerciali".
"Come associazione di categoria" - conclude il presidente di Apindustria Vicenza - " ci siamo dati come obiettivo prioritario combattere questo malcostume, frutto più di abusi che di vere difficoltà aziendali, per cui ci adopereremo con tutti i mezzi e in tutti i luoghi perché anche in Italia, come già fatto dalla Francia e dalla Spagna, si introducano regole certe negli scambi commerciali".
A cura Apindustria Vicenza
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