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Intervista esclusiva a Variati sulla Tac/Tav: strada ardua ma "ferrata" per Vicenza, la piccola grande bellezza

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 18 Settembre 2015 alle 22:38 | 0 commenti

A Vicenza, come pure in Veneto e tutta Italia, scottati da un passato di certo non incoraggiante di intrallazzi politico economici, tipo Mose e Ospedale di Santorso, e di finta cultura, basata sulle "sgarbate" anche da parte di chi Sgarbi non è, siamo bravissimi a dire "no comuqnue", a nuovi spettacoli, a nuovi tipi di organizzazioni di impresa e del lavoro, a nuove opere.

Quindi no allo spettacolo di Angelica Liddel, no al Jobs Act, no all'Alta Capacità/Alta Velocità o Tac/Tav che dir si voglia.

Noi aborriamo la pornografia e la blasfemia, noi lottiamo contro lo sfruttamento dei lavoratori, noi ci opponiamo alla metastasi del territorio e al bubbone del malaffare. Lo abbiamo dimostrato in 10 anni di libera e, per gli adulatori dei poteri di turno, masochista editoria.

Ma a noi, che non compriamo video porno o satanici, neanche quelli legali, piacerebbe assistere  (come sta facendo ora un nostro redattore) all'Olimpico alla Prima lettera ai Corinzi, che viene rappresentata sui palcoscenici di tutta l'Europa, generando discussioni ma non censure preventive. Piacerebbe vederla per valutarla da persone di questo mondo e di questi tempi (giudicarla non rientra nelle nostre capacità "tecniche"). Meglio demonizzare lo spettacolo a prescindere oppure magari criticarlo duramente ma solo dopo averlo visto e fatto vedere a chi vuole e, soprattutto, decidendo col proprio cervello e con i propri sentimenti e non in base ai "si dice" di chi li usa per coltivare e diffondere una medioevale e integralista ignoranza?

A noi, che dai sindacati confederali siamo accusati di seguire troppo visceralmente sia le lotte dei loro veri sindacalisti, che non riducono il loro ruolo a quello di notai più o meno solerti di quello che avviene senza influire su quello che potrebbero far cambiare, sia quelle dei sindacati di base, o conflittuali che dir si voglia, non sfuggono gli aspetti positivi del Jobs Act, quelli che ad esempio anche a noi, piccolo editore, hanno consentito di dare lavoro più stabile a chi già con noi collaborava e nuovo lavoro a chi alla possibilità di trovarne uno aveva quasi rinunciato. Meglio il nulla rispetto alle regole del Jobs Act, le cui mancanze andranno, poi, colmate anche in base alla valutazione di ciò che stanno o non stanno generando?

A noi che abbiamo urlato per dieci anni e che continueremo a farlo finchè ci saremo contro i mille degradi del cemento e del suo amalgama, le tangenti, piace una Vicenza da ricollegare, culturalmente, imprenditorialmente e logisticamente, al resto dell'Italia e dell'Europa, dopo che per insipienza della sua classe dirigente, politica e imprenditoriale, troppo impegnata a vivere del passato per sopravvivere nel presente, è uscita dai circuiti culturali, ha convertito la sua anima produttiva alla (im)pura speculazione, finanziaria e del lavoro, ed è stata esclusa dalle più moderne vie di comunicazione, che non siano la vecchia autostrada, sempre meno infrastruttura per spostamenti rapidi e rispettosi dell'ambiente e sempre più collettore di pedaggi di gestori affamati di ticket.

E ora perso il "treno" dell'aeroporto (al solito dicendo no ad alleanze con Venezia e Verona che, guarda caso, nel frattempo si sono unite per fare massa critica) Vicenza e la sua "area vasta" non possono perdere l'ultima chance per non diventare definitivamene periferia del mondo: quella di un collegamento ferroviario moderno per la provincia del Veneto che è (era?) la più produttiva, in senso industriale, ma che, per ripartire, deve e può aspirare ora a recuperare terreno anche nella cultura e nella conoscenza in senso lato nonostante anche qui la terra di Federico Faggin, che "inventò" i chip e fu a capo del colosso Intel, debba dolersi dell'assenza di una propria università.

Noi ci opporremo duramente, se qualcuno, chiunque proverà a farli, a sfregi ulteriori del territorio, alla perpetuazione del modello Galan, Sartori & Associati trasversali e, soprattutto, allo snaturamento dell'anima di "Vicenza, la piccola grande bellezza".

Ma  essere piccoli è una grande bellezza, solo se ci si mette in condizione di essere raggiunti rapidamente e comodamente da qualunque posto e di andare ovunque velocemente ed economicamente: per costi di viaggio, per  minore impatto sull'ambiente e per guadagno di tempi.

È innegabile che dopo quello dell'aeroporto l'area vasta di Vicenza non può perdere il treno "fisico" sui binari di una linea di collegamento veloce. Non di un'Alta Velocità di puro transito, solo un peso se senza possibilità di utilizzo per i vicentini, ma anche di Alta Capacità, che segnerebbe un recupero impetuoso dei vecchi flop e un grande passo in avanti avendo Vicenza come nodo verso il nord e l'est dell'Europa e il sud dell'Italia.

Noi non siamo per i no precostituiti con cui nulla si costruisce, siamo per il sì ragionato e ovviamente condizionato all'ottimizzazione (economica, ambientale e "sociale") di un progetto che è arduo da concretizzare, delicato da realizzare, obbligatorio da controllare in tutte le sue fasi.

In quest'ottica VicenzaPiùTv ha realizzato un'intervista al sindaco Achille Variati, lunga 22 minuti, i minimi, però, sufficienti e utili per fare il punto sui suoi obiettivi che sono parsi sempre più chiari da quando a fine 2014 ha spinto, e "forzato la mano", per approvare rapidamente l'idea per congelare gli investimenti previsti, fino all'invio in agosto a Reti Ferroviari Italiane, RFI, del documento firmato anche dalla Camera di Commercio e che ha portato in commissione la scorsa settimana.

L'intervista ripercorre le tappe già note e le moltissime altre da programmare per non tagliare fuori Vicenza dal mondo. 

Perchè il progetto, oggi di Variati, diventi il progetto migliore possibile anche di tutta l'area vicentina occorre che si faccia prima uno sforzo di fiducia (e di intelligenza) nel non dire no a priori, come allo spettacolo della Liddel e al Jobs Act (il primo andrà poi in scena stasera, comunque,  e il secondo è già entrato in vigore...) e poi lo si discuta passo passo ma in maniera costruttiva.

La video intervista e gli intenti che vi esprime Variati sono un documento a cui eventualmente richiamarlo in futuro, e noi ci saremo ove necessario, se, nella ricerca del meglio per Vicenza, dovesse cambiare... binario verso altre stazioni.

Ma un appello ci sentiamo di farlo.

Un appello che è anche un monito: aver voluto solo lottare contro la nuova base Dal Molin ci ha costretto a subirla, comunque, senza poter intervenire nella fase progettuale, degli impatti e delle reali compensazioni (leggete su VicenzaPiù Magazine n. 279 in uscita il 24 settembre un documento Wikileaks).

Achille Variati, un netto oppositore di quell'insediamento fino a elezioni avvenute, forse ha imparato la negatività del no ideologico dovendo subire prima la base, i danni alla falda e gli allagamenti connessi per poi racimolare compensazioni virtuali (non virtuose) come l'immaginifico Parco della Pace.

Variati l'ha capito e sulla Tac/Tav si sta muovendo (vedi la sua lettera a RFI), per ora, a grandi passi ma con concretezza promettendo trasparenze e confronto con la città, di cui anche questa lunga intervista è una testimonianza.

Noi, per la nostra parte, vigileremo e daremo visibilità a tutte le ipotesi per un confronto anche acceso ma proficuo pur mantenendo, per nostro conto, la barra dritta sulla volontà di contribuire a rimettere Vicenza e la sua area in comunicazione direttamente via treno col nord e l'est dell'Europa e col sud dell'Italia e col resto mondo grazie ai collegamenti su ferrovia all'aeroporto di Tessera previsti con fermate a Vicenza.

Capiamolo tutti ora che dire no solo per dire no ci farebbe subire dopo il Dal Molin la Tav e rimanere senza Tac.

Ma discutiamo per fare, il meglio, non per bloccare, tutto.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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