Stessa proprietà dei quotidiani di Vicenza e Verona ma su BPVi è scontro. Da stadio
Mercoledi 6 Gennaio 2016 alle 12:00 | 0 commenti
Che VicenzaPiù non sia talvolta (spesso?) un ospite gradito da "fonti", legate a Istituzioni o a poteri e che amano utilizzare altri media più ... "mediati" per diffondere le loro verità , è cosa risaputa dai nostri lettori, che anche per questo ci seguono. Ci seguono perchè, magari, in quei casi di esclusione nell'immediato dagli scoop di parte (due esempi per tutti: "Zonin, Sorato e Zigliotto contro le agenzie di rating per l'ingiustificato downgrading della Popolare di Vicenza" e "il Cda ha deciso un'emissione di azioni della BPVi da comprare perchè convenienti...") sono ricompensati dall'analisi immediatamente successiva che possiamo farne, con tranquillità e senza pressioni.
Se le uniche pressioni che noi non solo accettiamo ma sollecitiamo sono, infatti, quelle dei lettori, nostri unici padroni, che vogliono farsi un propria idea sulla base di fatti, di documenti e anche di opinoni ragionate e magari diverse e messe a confronto, possiamo immaginare quelle che ricevono i colleghi del quotidiano locale, attenti da sempre a fare da scudo cartaceo intorno a Via Btg Framarin, magari anche danneggiando, a loro insaputa?, i propri lettori azionisti della Popolare vicentina, e quelle di segno opposto, ecco le stranezze della stampa "schierata", indirizzate agli altri loro stretti colleghi che scrivono sul quotidiano locale di Verona.
Se gli scenari intorno alla BPVi di Francesco Iorio disegnati dal quotidano locale sono ben noti ai vicentini che lo comprano o lo leggono al bar (e magari anche a quelli che non lo leggono più o sono sempre più stanchi di farlo...), pensiamo sia utile che loro conoscano anche la lettura del futuro della banca di Vicenza, il cui recente passato tanto è costato a decine di migliiaia di vicentini, visto da un'ottica diversa.
È un'ottica anch'essa di parte: se la proprietà unica del GdV e de L'Arena di Verona fa capo all'Athesis che appartiene a Confindustria Vicenza e a Condindustria Verona, le due associazioni e gli interessi locali su tutto concordano meno che, storicamente, sulle rispettive squadre di calcio e... sulle istituzioni finanziarie cittadine.
È difficile anche in tempi moderni, lo immaginiamo, essere figli di due madri che convivono (i due giornali delle due confindustrie).
Ma tant'è, meglio non accontentarsi solo della "verità di Stato", vicentina o veronese che sia, da ultras biancorossi o da tifosi gialloblu, e conoscere due tesi che nascono opposte (per opposti interessi, leggi oggi ancora Paolo Biasi e il suo "cerchio" per Verona con l'omonima Fondazione e Gianni Zonin & c. per la Vicenza di un recente passato che oggi prova a trovare, con difficoltà , altri referenti).
In attesa che i colleghi dei due quotidiani provino loro stessi a fare una sintesi, professionale e fuori dallo stadio che li circonda, delle loro diverse visioni, vi proponiamo di seguito, a riprova di quanto scritto per i nostri lettori e come stimolo ai colleghi delle due anime di Athesis, l'articolo odierno su l'Arena di Verona, visto che fino ad ggi hanno sortito l'effetto contrario anche certe rimostranze che da tempo e dai piani alti della BPVi sarebbero state indirizzate (il condizionale è d'obbligo tecnicamente ma non fattualmente...) al quotidiano di Verona, tramite il direttore del fratellastro locale.
Bolzano rilanciata da Cariplo e BpVi cerca investitori in Usa
di Antonio Quaglio
Poco prima di Natale, in un angolo particolare del Nordest, eÌ€ andato in porto il riassetto della Cassa di Bolzano. La Fondazione ha reinvestito 180 milioni per mantenere il 66% della Cassa. La Fondazione Cariplo (la maggiore del paese, guidata dal presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti) ne ha messi 20: in chiave di «doppia solidarietà», fra Fondazioni e Casse di risparmio tuttora attive nei territori. Altri mezzi freschi - in una ricapitalizzazione da 240 milioni totali - sono giunti da tre sparkassen austriache, dalla Banca Sella, dall'assicurazione Eurovita, dalla finanziaria (privata) regionale Isa, dal gruppo Lunelli. I 26mila soci privati hanno messo sul piatto in tutto 32 milioni. Quali notizie per altri due riassetti bancari del Nordest - quelli di Popolare Vicenza e di Veneto Banca - che stanno entrando nel vivo? La «buona notizia» eÌ€ certamente che nessuna delle diverse autoritaÌ€ di vigilanza - neppure la Bce - ha sollevato obiezioni a un'operazione che ha centrato gli obiettivi di rafforzamento patrimoniale: che ha fatto trovare sul tavolo i capitali richiesti entro il termine richiesto. Che cioÌ€ sia stato reso possibile dall'intervento massiccio della Fondazione controllante e da quello di un'altra Fondazione (non geograficamente vicina) non ha evidentemente costituito problema: non per il Tesoro, che vigila sugli Enti, neÌ per la Banca d'Italia. Visto da Vicenza eÌ€ comprensibile che l'amministratore delegato della Popolare, Francesco Iorio, abbia usato toni insolitamente franchi nel lamentare che in Veneto «le Fondazioni metteranno 50 e 100 milioni» nell'aumento da 1,5 miliardi della Vicenza. NeÌ ha stupito che il manager abbia voluto avvertire tutti che lui sta procedendo con il suo «piano A». Brutalmente: vendere la banca ai grandi fondi della City e di Wall Street, senza limiti di prezzo al ribasso in Ipo pre-quotazione. Se poi «il territorio» offriraÌ€ opzioni alternative, si vedraÌ€: ma al momento - ha constatato Iorio - «la banca di territorio non c'eÌ€ più». Anche nello specifico altolatesino, per la veritaÌ€, l'imprenditoria e gli investitori privato si sono tenuti nelle retrovie. Invece hanno fatto capolino soci bancari (italiani ed europei, alcuni della stessa categoria), una compagnia d'assicurazione locale, oltre a uno «salotto finanziario regionale». In ogni caso: un nucleo stabile, per quanto sbilanciato sul pubblico, eÌ€ stato creato. Quali nuclei stabili sono immaginabili a Vicenza o ad Asolo-Montebelluna? Un test interessante saraÌ€ certamente il consiglio regionale straordinario programmato dal governatore Luca Zaia per il 19 gennaio. da liÌ€ non eÌ€ escluso escano indicazioni - magari un po' bipartisan - sull'intervento della Veneto Sviluppo: soprattutto come catalizzatore di progetti ancora incerti o cauti (anche se ad Asolo-Montebelluna qualcosa pare muoversi). Poi andraÌ€ naturalmente misurata l'intensitaÌ€ del pressing sulle Fondazioni Cariverona e Cariparo. E mentre andranno tenute d'occhio le mosse del Banco Popolare, le quattro banche «risolte» (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti) sono giaÌ€ in saldo in vetrina: difficile che i gruppi esteri interessati o chiamati non approfittino per un'occhiata anche a Vicenza e Veneto. Non vanno infine trascurati segnali apparentemente minori: l'ultimo eÌ€ venuto da Mediobanca, che ha rilanciato la controllata CheBanca! rilevando le 89 filiali italiani dal gruppo britannico Barclays. A condizioni di saldo, certamente: ma pur sempre puntando sulla raccolta di un risparmio che in Italia eÌ€ stato tradito molte volte, ma in molti territori eÌ€ ancora un giacimento.
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