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Statuto dei lavoratori? Thibault: per la CGIL è carta straccia!

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 24 Febbraio 2016 alle 15:13 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault, USB Privato, e pubblichiamo
Qualche giorno fa, la signora Bergamin della Cgil ha scritto una articolo sul Nuovo statuto dei lavoratori. Ma di cosa parliamo? Nulla di meglio di una grancassa a sinistra per far apparire democratiche scelte di destra. E’ quello che in questi giorni sta predisponendo la CGIL, annunciando in pompa magna l’avvio di una larga campagna di consultazione dei propri iscritti sulla proposta di una  Carta dei diritti universali del Lavoro predisposta dal sindacato di corso Italia.

La Camusso ha dichiarato trionfalmente che raccoglierà le firme in calce all’articolato nei luoghi di lavoro per farne una proposta di legge di iniziativa popolare da presentare al Parlamento affinché ne discuta e lo approvi. Insomma un esercizio democratico che a suo dire coinvolgerà tutta le struttura del sindacato e interesserà complessivamente il mondo del lavoro.

Ma di che si tratta in realtà? In pratica la Cgil sposa la tesi del superamento dello Statuto dei Lavoratori, la Legge300/70 frutto delle lotte e della presa di parola dei lavoratori alla fine degli anni 60, e propone di sostituirlo con una Carta dei diritti universali del Lavoro , quindi non più dei lavoratori. Sembra, ma non è, un operazione di ammodernamento e di lucidatura di quello che la destra e il centro sinistra ormai da tempo trattano come un arnese inservibile di cui è meglio fare a meno per liberarsi da quei “lacci e lacciuoli” che limitano l’orizzonte delle imprese e gli impediscono di veleggiare verso le alte mete del profitto senza limiti.

La Cgil nell’articolato non solo dà per definitivo il nuovo assetto del lavoro, considerando come ormai parte integrante tutte le forme, anche le più becere, di sfruttamento e di precarietà introdotte dai vari governi nell’ultimo decennio per aderire alle richiesta di Confindustria e più in generale del capitale, ma formalizza il jobs act e l’accordo del 10 gennaio accettando e facendo proprio quel micidiale combinato/disposto fortemente voluto per stroncare ogni diritto ed ogni possibilità di utilizzare il conflitto per garantirne la sopravvivenza.

Proprio la proposta che mancava, non c’è che dire!! Se ne sentiva proprio la necessità.

Mentre le imprese, ormai garantite dalle clausole  a loro totale favore del jobs act, dalla scomparsa della reintegra prevista dal defunto articolo 18 della legge 300/70, assumono solo quando hanno gli sgravi e licenziano a man bassa chiunque abbia la malaugurata idea di rivendicare i propri diritti più elementari, la Cgil della Camusso offre su un piatto d’argento la testa dei lavoratori,  pensando forse così di riconquistare qualche spazio di potere sottrattogli dalla nuova linea strategica del governo di fare a meno dei corpi intermedi. E' per questo motivo che il 19 gennaio 2015 viene siglata un'intesa tra Cgil-Cisl-Uil, associazioni datoriali e giunta regionale veneta, che richiede un più tempestivo intervento delle forze dell'ordine e mira ad escludere come interlocutore tutti gli altri sindacati. E' esattamente lo stesso contenuto dell'accordo nazionale sulla rappresentanza del gennaio 2014, ma qui ci sono due elementi in più: innanzitutto la presenza di un'istituzione pubblica, la Regione Veneto, mentre il TUR è un semplice accordo tra privati; ma soprattutto la predisposizione di multe e penali che dovrebbero pagare i padroni che faranno accordi con altri sindacati che non siano CGIL-CISL-UIL. (Fonte).

E’ indecente assistere alle lacrime di coccodrillo di tanta Politica e tanto Sindacato che piangono strumentalmente la condizione di precarietà e di disoccupazione, come se gli stessi non fossero responsabili delle leggi e degli accordi, nazionali e locali, che hanno causato questo disastro, che si tende a far apparire più come un evento naturale dovuto alla sfortuna che non come una scelta di campo per favorire il divario sociale a favore dei più ricchi.

Non sappiamo cosa racconteranno ai loro iscritti nei luoghi di lavoro, come imbelletteranno questa scelta di smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, quel che sappiamo con certezza è che un tale grazioso regalo alle imprese, al governo, al capitale troverà la nostra ferma opposizione, anche se abbiamo il sentore che non si andrà molto oltre la propaganda e l’apparenza. Che di questi tempi spesso si sostituiscono alla realtà. 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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