Sindacati, caso Valbruna al vaglio
Venerdi 2 Novembre 2012 alle 17:45 | 0 commenti
I metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil chiedono lumi alla giunta comunale di Vicenza in relazione al nuovo piano degli interventi, o Pi, recentemente approvato in sala Bernarda. Più nel dettaglio i chiarimenti sono stati richiesti per avere garanzie che la vocazione produttiva della zona industriale sia garantita a fronte della possibilità di nuovi insediamenti commerciali recentemente sanciti dallo stesso Pi.
È questo il sunto di una breve nota diffusa stamani da Maurizio Ferron, Maurizio Montini e Giancarlo Biasin, rispettivamente responsabili provinciali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Più nel dettaglio l'incontro è avvenuto il 31 ottobre ed è una conseguenza diretta di una «preoccupata» nota indirizzata dai vertici aziendali della Valbruna ai sindacati. Una nota nella quale, seppur in maniera ipotetica, si preconizzavano eventuali problemi che le novità introdotte dal Pi, avrebbero potuto far patire agli insediamenti esistenti. I quali in qualche modo potrebbero trovarsi in difficoltà a rimanere in loco a causa di un assetto urbanistico che ne tutelerebbe meno la presenza rispetto al passato.
In più occasioni l'assessore all'urbanistica Francesca Lazzari del Pd era intervenuta a riguardo per spiegare che «la delibera del nuovo Pi garantisce in modo serio e non equivoco» l'attuale vocazione produttiva della zona industriale nella quale è stato previsto l'inserimento di aree a terziario per dare sostegno alla naturale evoluzione «delle imprese locali».
Frattanto dai sindacati è emersa la volontà di approfondire la tematica. «Durante l'incontro del giorno 31 - spiega Ferron - i tecnici del comune hanno fatto una disamina approfondita dell'argomento. Ci hanno consegnato parecchio materiale. È nostra intenzione esaminare il tutto con cura per esprimere in seguito un giudizio più accurato».
Rimane ora da capire quale sia, più nel dettaglio, la posizione dell'azienda e quali siano nello specifico i timori di cui si è discusso anche sui media. Si tratta di perplessità prevalentemente techiche o c'è un piano eminentemente politico, nell'accesione politica che riveste l'urbanistica, da prendere in considerazione? La questione infatti non è nuova. Da parte delle grosse imprese della spalla Ovest di tanto in tanto affiora la preoccupazione che una eventuale eccessiva apertura nei confronti di altre destinazioni d'uso possa, col tempo, rendere socialmente meno desiderabile la presenza di insediamenti che hanno un impatto ambientale ben superiore a quello di attività d'ufficio o commerciali. Con tutti i risvolti, almeno in via ipotetica, che la cosa ha sull'occupazione. Sul versante opposto però era intervenuto anche il sindaco democratico Achille Variati il quale poche ore del voto in aula sul Pi aveva ribadito la volontà di difendere l'imprinting industriale del comparto.
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