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Sergio Mattarella al bivio tra un incarico a 5 Stelle e un governo del Presidente: l'opinione del Dem convertito da Grillo

Di Lettere al direttore Martedi 6 Marzo 2018 alle 20:35 | 0 commenti

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Cosa succederà, ora che l'onda della rivolta popolare è stata tradotta in seggi, ora che un terzo del parlamento è a 5 stelle? Il rischio che le istituzioni siano occupate dal popolo è alto, il pericolo per boiardi di Stato e arraffoni di mestiere di andare a casa è reale ed imminente. Già vedono Luigi Di Maio salire al colle con una delegazione del suo nuovo governo ombra, più consistente e concreta di qualsiasi incubo mai fantasticato. Ma la palla la deve calciare Sergio Mattarella: sta a lui l'onere di dare l'avvio ai giochi per la sopravvivenza della razza padrona.

E Mattarella, dopo aver consultato non istituzionalmente i suoi confidenti, potrà scegliere la via dell'incarico a Di Maio, restituendo la palla agli intrighi, alle insidie di palazzo. Luigi dal canto suo allora declinerà il verbo a 5 stelle: noi non facciamo alleanze con nessuno, il governo è già pronto; i nostri ministri non godranno di altra prebenda se non lo stipendio di 3000 euro netti (tutto il resto sarà devoluto in attesa di apposita legge); l'unica alleanza è sulla condivisione di programma o, in subordine, alleanza con chi, di volta in volta, è d'accordo con l'istituzione del reddito di cittadinanza, con una vera legge contro il conflitto d'interesse, con una vera legge contro la corruzione, con l'istituzione del recall e del vincolo di mandato, e via così con tutto l'armamentario del Movimento.

A questo punto tutti quei partiti che dicessero di no ad un'offerta del genere scadrebbero irrimediabilmente nella considerazione popolare, perciò solo pochi muoveranno critiche ideologiche e/o procedurali, e molti accetteranno. Poi, con la stessa evoluzione delle promesse renziane, trasformeranno le giornate parlamentari in agguati e attentati alla considerazione politica guadagnata dai giovani pentastellati. Cioè, com'era successo per la legge elettorale di Renzi, "cercheranno la rogna", armeranno una lite per futili motivi e si spaccheranno sul disegno di legge cercando di far cadere la colpa sul Movimento 5 Stelle, come fece quella faccia da prosciutto di san Daniele di Rosato, che al grido di "traditori" poté comporre la sua legge vergogna contro il Movimento, esaltando e premiando l'unica distinzione possibile per un sistema elettorale tra il M5S e gli altri: l'inclinazione a fare inciuci e alleanze.

Ma ci sarebbe anche una soluzione che salvaguardi meglio la neutralità del Presidente della Repubblica, senza vederlo impegnato col viso irridente in incarichi trappola, ignara donzella che appende al giugolo del torello sacrificale una collana di fiori. Ci sarebbe da aspettare, al riparo delle mura del Quirinale, che la bolgia delle Camere apra la zuffa per l'elezione dei rispettivi presidenti e, una volta conosciuti gli esiti, affidi alla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, un incarico esplorativo. Da cui, qualche giorno appresso, farà finta di venire a conoscenza che non c'è altro governo possibile per il paese se non un vasto inciucio contro il M5S che chiameranno governo del Presidente, ma che è l'atto finale della politica italiana degli ultimo quinquennio. Vi ricordate il partito unico del PDL e del PD-L eresia e semplificazione populistica? Ecco, dopo mille tentativi scomposti di riforme che togliessero la voce al popolo, dopo alleanze e cogestioni del malaffare politico tra vecchie ideologie in apparente conflitto, adesso il re è più nudo che mai: le classi dominanti e le loro servili gerarchie di regime stanno rantolando sotto il peso delle loro mistificazioni. E la prossima volta il popolo con la memoria del pesce rosso non dimentichi, la prossima volta non si disperda in offerte elettorali che cambiano la sigla il giorno prima delle elezioni: la prossima volta trasformi la Democrazia in un progetto compiuto.
di Giuseppe Di Maio


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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