Ricordiamo Enrico Berlinguer
Domenica 13 Giugno 2010 alle 18:22 | 0 commenti
Fulvio Rebesani - Ventisei anni fa, l'11 giugno 1984, moriva Enrico Berlinguer. Nessuno lo ha ricordato se non singoli militanti. Nemmeno i membri del PD che lo conobbero personalmente e con lui lavorarono.
Questa dimenticanza dispiace molto perché il grande Enrico fu l'ultimo leader politico italiano a mettere nella politica i valori. Fu questo una dei terreni di scontro con Craxi che postulava il pragmatismo del giorno per giorno senza un disegno della società futura italiana e, con l'appoggio di tanti cattolici riuniti nella D.C., affermava una politica senza ideali ma orientata soprattutto al tornaconto personale, al benessere individuale.
Quel contrasto é quanto mai attuale.
L'austerità berlingueriana si contrappose al craxista "arricchitevi tutti". Così egli la presentò in una celebre intervista a Repubblica nel 1981.
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industrializzati -di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa.
Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani. Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione.
La proposta é attuale per qualunque forza di sinistra che voglia rappresentare una alternativa alle forze politiche (Lega e PdL) che vogliono imporre sacrifici senza applicare " un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani.
Nell'ottica della austerità egli, parlando agli studenti, non promise il "sei politico" ma li invitò a studiare per essere promossi ma li invitò a studiare per essere promossi e per apprendere.
La seconda grande prospettiva berlingueriana che qui affrontiamo -tralasciando le altre in specie il compromesso storico- é la "questione morale" quantomai attuale oggi. Avversata a suo tempo a dai craxisti, che cadevano sotto le indagini giudiziarie, ed oggi dai loro eredi ed epigoni "berluscones", essa è stata archiviata anche dal PD!
L'Enrico ne parlò così nella intervista a Repubblica
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Ed anche sulla democrazia siamo arrivati ad una stazione che potrebbe non avere treni per il ritorno.
Oggi il maggior numero dei partiti, oltre ad aver occupato ogni spazio possibilee, si trovano -assieme alla politica- in un cul de sac da cui non riescono ad uscire. La generalizzata corruzione ad interesse solamente di personale arricchimento (nel 1992 rubavano anche per il partito) ha coinvolto non solo una parte notevole della classe dirigente ma una fetta non piccola di cittadini coinvolti che ci si possa impunemente arricchire al di fuori e contro le regole civiche.
Porre a noi ed agli italiani la questione morale é l'unica via per uscire: stretta ma di esito positivo.
C'é qualche organizzazione politica o sociale disposta a raccogliere questa fiaccola prima che si spenga?
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