Respinto ricorso sul quesito referendario di Onida, colpo di scena: la Corte costituzionale non è più a Roma bensì a Milano
Venerdi 11 Novembre 2016 alle 16:28 | 1 commenti
Da ieri pomeriggio, ossia da quando è stata resa pubblica la decisione del magistrato del Tribunale di Milano Dott.ssa Loreta Dorigo, che ha respinto nel merito il ricorso d'urgenza ex art. 700 c.p.c. presentato dal Prof. Avv. Valerio Onida Presidente emerito della Corte Costituzionale, si è appreso che la maggiore autorità giurisdizionale, il cosiddetto Giudice delle Leggi, non ha più sede a Roma al Palazzo della Consulta di fronte al Quirinale, bensì a Milano in Corso di Porta Vittoria sede del Tribunale. Questo è nasce dal fatto che il ricorso d'urgenza è stato sottoposto dall'ex Presidente della Corte Costituzionale al vaglio del Tribunale così come è stato stabilito dalla Sentenza n.1/2014 della Corte stessa, affinché fosse accertata la violazione del diritto di voto in riferimento alla consultazione referendaria indetta per il prossimo 4 dicembre 2016.
Nella richiesta di rimessione degli atti alla Corte Costituzionale Onida chiedeva che questa si esprimesse in relazione ad un possibile contrasto del Decreto del Presidente della Repubblica del 27 settembre 2016, che ha fissato la data del referendum stesso, con gli articoli 1 (la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla Costituzione ed uno di questi è il referendum), 48 (che sancisce fra gli altri principi la libertà del diritto di voto) e 138 (sotto il profilo della impossibilità di dar luogo ad un referendum confermativo in una eterogeneità di riforme come nel caso del Disegno di Legge Costituzionale Boschi).
Le argomentazioni portate dal Prof. Onida, senza entrare troppo in questioni tecniche, ma anzi allo scopo di far capire ai più, si possono essenzialmente riassumere nel lamentare il difetto del quesito referendario proposto al corpo elettorale che condensa in una unica domanda diverse materie del progetto di riforma costituzionale che non è stato approvato dal Parlamento con la maggioranza necessaria e deve pertanto passare attraverso il vaglio del Popolo. Il quesito nasce dando per scontato che si possa essere d'accordo o in disaccordo in blocco senza dare la possibilità a ciascun elettore di poter esprimere il proprio parere su ogni singolo argomento. Ad esempio un cittadino a buon diritto potrebbe essere favorevole alla soppressione del CNEL (ma su cosa sarà mai se lo chiederanno in milioni di italiani) ma contrario alla trasformazione del Senato magari in un dopolavoro per i consiglieri regionali e per i sindaci.
Peraltro la divisione del quesito in più materie e più schede a diversi colori è consuetudine abbastanza ricorrente nella storia referendaria del nostro Paese.
Di conseguenza il Tribunale di Milano era chiamato a verificare la fondatezza della richiesta di rimessione della questione sollevata con il ricorso del Prof. Onida, ma senza entrare nel merito della questione dovendo solo decidere se tale richiesta era manifestamente infondata, perché magari già risolta (e non è questo il caso) oppure se meritava di essere trasmessa alla Corte Costituzionale.
Invece il Giudice di Milano Dott.ssa Loreta Dovigo, si è messa d'impegno, non voglio insinuare che sia stata indotta a farlo, e ha indossato i panni del Giudice Costituzionale, si è procurata la toga in ermellino ed ha deciso da sola e non in un collegio di giudici la questione costituzionale sollevata dal Prof. Onida.
Non entro nel merito perché non è questa la sede, rilevo però come la dott.ssa Dovigo si sia arrogata il potere di risolvere la questione costituzionale, respingendo il ricorso, per cui da ieri sappiamo che la Corte Costituzionale si è trasferita a Milano e non è più un organo collegiale, ma monocratico ossia composto di una sola persona.
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