Referendum, Luc Thibault: un esito che spariglia la partita tra padroni e proletari
Martedi 6 Dicembre 2016 alle 13:20 | 1 commenti
Riceviamo da Luc Thibault, Usb Vicenza, e pubblichiamo
Per prima cosa vediamo i numeri (clicca qui). I votanti sono stati il 68,48%, gli astenuti il 31,52%. I No sono il 59,95%, pari al 41,05% dei votanti. I Sì sono il 40,05%, pari al 27,42% dei votanti. La vittoria del No era scontata, ma forse non in queste proporzioni che esprimono l’addensarsi di una nebulosa sociale dai contorni politici assai sfumati e incerti. Era scontata perché il referendum ha assunto la connotazione di un plebiscito sull’operato di un governo che gode di una trista popolarità . Il Sì ha vinto nella provincia autonoma di Bolzano (63,69%) dove meno si è sentito il peso negativo della politica governativa.
Ha vinto in Toscana (52,51%, a Firenze il 57,71% e a Siena il (57,18%), feudo clientelare della cosca governativa Renzi, Boschi & Co., e di misura in Emilia Romagna (un risicato 50,39%), dove nonostante tutto resiste il modello affaristico/cooperativistico tanto caro al Pd.
La vittoria del NO era scontata anche perché la maggior parte dell’elettorato è costituito da anziani che sono poco propensi a cambiamenti, viste le batoste subite in questi ultimi anni. Mentre i giovani scelgono l’astensione, e non solo per la dannazione del Jobs Act, ma per la crescente sfiducia nelle istituzioni di uno Stato oppressivo e sfruttatore.
Dopo il referendum, si apre uno scenario di incertezze, poiché, come è evidente, il fronte del No è assai contraddittorio, abbraccia componenti che vanno dalla Lega di Salvini ai movimenti di sinistra (il cosiddetto NO sociale), passando per i 5 Stelle.
La vittoria del NO è stata significativa in aree politicamente assai eterogenee, motivo per cui è assolutamente aleatorio attribuirle una precisa connotazione politica. Per esempio, al Sud, dove la Lega ha poche carte da giocare, il NO è attorno al 70%. Mentre negli storici feudi leghisti il NO sfiora a malapena il 60%. Ed è comunque condiviso con altre forze politiche, spesso in concorrenza.
Ma l’incertezza risiede soprattutto in ciò che il NO sottende e implica; l’incertezza  risiede in coloro che non si riconoscono in nessun partito; risiede anche nel 31% di astensionisti che nel Sud superano abbondantemente il 40%, con punte di oltre il 50% (Crotone).
In queste condizioni, è assolutamente improbabile che nasca una coalizione di governo omogenea e altrettanto difficilmente le eventuali elezioni anticipate potranno dare una risposta che soddisfi gli appetiti dei padroni e degli affaristi che dominano la vita economica.
Ma c’è del buono. L’incertezza rappresenta sicuramente un’attenuazione degli attacchi contro le condizioni di vita e di lavoro dei proletari, dei lavoratori dipendenti, dei pensionati dei disoccupati.
C’è del buono, perché può essere un’occasione per riflettere e dar vita a iniziative all’altezza della situazione. I giochi sono aperti.
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