Comitato Più Democrazia: PD e Lista Variati hanno ristretto spazi democrazia
Lunedi 4 Maggio 2015 alle 15:03 | 0 commenti
Il Comitato Più Democrazia e Partecipazione interviene sul Regolamento degli Istituti di Partecipazione
Dopo l'approvazione dello Statuto municipale, che ha introdotto i referendum cittadini senza limite del quorum, era necessario provvedere al Regolamento attuativo. La procedura prevede un primo passaggio nella I° commissione consigliare, che approva un testo da sottoporre alla giunta comunale, quindi una terza approvazione ancora da parte della I° commissione: un itinerario farraginoso, utile solo a garantire il controllo dei partiti. E così è stato. (Nella foto Valter Bettiato Fava del Pd e il vicesindaco Jacopo Bulgarini d'Elci).Infatti, invece di essere l'occasione per avviare in modo significativo la democrazia diretta e la partecipazione dei cittadini all'esercizio del potere comunale, nei limiti consentiti dallo Statuto e a completamento di un processo iniziato 10 anni fa con il primo referendum consultivo comunale del 2006, con l’approvazione di questo Regolamento PD e Lista Variati hanno ristretto gli spazi di democrazia diretta locale al fine di mantenere il controllo. In altri termini sembra che questi partiti abbiano perseguito un obiettivo: abbiamo dovuto approvare il “quorum zero†dando uno spazio totale ai cittadini, ebbene ora ci riprendiamo una parte considerevole di quello spazio ponendo una serie di ostacoli alla realizzazione dei referendum attraverso le norme del Regolamento.
Il lavoro della I Commissione, durato più di un anno, e portato avanti anche con proficuo scambio con il Comitato Più Democrazia, ha subito ad opera della Giunta cambiamenti profondi non in senso di far luogo alla democrazia diretta.
* L'ammissibilità del quesito referendario secondo lo Statuto va giudicata da un collegio di cosiddetti ‘esperti’ nella cui composizione non è stato previsto alcun cittadino. Noi avevamo proposto cinque membri dei quali due elettori estratti a sorte da una lista di volontari incensurati; in tal modo cercavamo che questo importante momento fosse collegato con la cittadinanza e non ristretto in una consorteria di partiti o soggetta alle categorie giuridiche con tutti i loro limiti di astrattezza e lontananza dagli elettori. Invece PD e Lista Variati hanno fatto esattamente il contrario, escludendo i cittadini e inserendo un rappresentante della maggioranza ed uno della minoranza. Al posto della base, due rappresentanti della solita congrega cosicché in questo collegio, che può dichiarare inammissibile il quesito referendario, i partiti la fanno da padroni!
*La richiesta di referendum cittadino va corredata di almeno 5.000 firme di elettori. Raccoglierle è alquanto arduo per un Comitato spontaneo, svincolato dai partiti. Perciò il Comitato Più Democrazia aveva chiesto che il tempo previsto fosse di 4 mesi (proporzionale all’aumento delle firme da 4000 nello Statuto precedente a 5000 nell'attuale). Al fine di rendere assai difficile il completamento dell’acquisizione delle firme PD e Lista Variati hanno tagliato questo importante termine di un mese, portandolo a 90 giorni. In tal modo è possibile che ci siano comitati che, dopo aver compiuto l’enorme sforzo di raccoglierle, si troveranno con meno di 5.000 firme dopo la scadenza del terzo mese.
* Lo Statuto stabilisce che i referendum si tengano assieme alle elezioni europee, politiche, regionali e altre consultazioni nazionali. I due partiti sopra nominati hanno approfittato per inserire una clausola di rinvio della votazione referendaria nel caso in cui la sua data cadesse dopo i 60 giorni antecedenti la votazione principale. Il rinvio potrebbe consistere in uno o più anni con il risultato di chiamare i cittadini a votare i referendum, quando si saranno dimenticati delle spiegazioni sui quesiti costringendo il comitato promotore a una ulteriore campagna promozionale.
Il rinvio delle votazioni è una scelta antidemocratica perché in democrazia si va a votare alla naturale cadenza e non quando lo decide la partitocrazia. Tale previsione di rinvio è contrario a quanto stabilito dallo Statuto.
*Altra scelta contraria al diritto all’informazione e alla possibilità di formazione della coscienza politica dei cittadini sul quesito referendario è il taglio dell’opuscolo informativo sui referendum da inviare a tutte le famiglie a cura del Comune.
Variati alla fine è stato arginato nella propria lungimiranza e volontà di innovazione proprio dalla parte più conservatrice della sua stessa maggioranza, quella che, avendo mal digerito l’imposizione del ‘quorum zero’ di due anni fa, si è presa ora la rivincita approvando in I° Commissione con i soli voti della maggioranza (essendo la minoranza silente, fatta eccezione le consigliere Dovigo e Zaltron) un Regolamento irto di ostacoli tramite i quali l’amministrazione comunale vuole continuare a mantenere il controllo sulla libera espressione della volontà popolare.
Ora il Regolamento verrà votato, o emendato, dal consiglio comunale (probabilmente il 5 maggio). È bene che ciascuno comunichi la propria insoddisfazione democratica al consigliere di maggioranza per cui ha votato.
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