Referendum Catalogna, i temi politici del futuro secondo Busin e Busato
Lunedi 10 Novembre 2014 alle 18:21 | 0 commenti
Sull' 80 per cento di voti a favore dell'indipendenza nel referendum svolto in Catalogna, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale spagnola, ma al quale hanno partecipato due milioni di persone con un'affluenza però rimasta sotto il 40% vi proponiamo prima la riflessione di Filippo Busin, capogruppo Lega Nord in commissione Finanze, e poi quella di Gianluca Busato, presidente di Veneto Sì.
Il 9 novembre in Catalogna due milioni di persone si sono recati alle urne, il valore del referendum è decisamente molto più che simbolico perché i consensi sono stati dell’80,72%.
Il fatto che il governo centrale di Madrid abbia dichiarato illegale la chiamata alle urne aggiunge ancor più valore alla consultazione, perché due milioni di persone, cioè un intero POPOLO, hanno sfidato l’illegalità , sono uscite di casa e sono andate ai seggi, sono rimaste in coda per ore, ma hanno voluto assolutamente esprimersi a favore dell’indipendenza.
Per quanto e come il Governo spagnolo potrà continuare a opporsi?
Quello dell’indipendenza è un argomento che va oltre il singolo movimento politico e le categorie della destra e della sinistra, nasce da un malessere profondo, generato da un centralismo sbagliato e ormai antistorico, e si trasforma in un positivo “vento nuovoâ€, che trae forza dall’identità culturale di un popolo, dalla sua storia e civiltà e della sua insofferenza per un potere che ha perso completamente la sua autorevolezza morale e dal quale non si sente degnamente rappresentato.Â
Non si tratta di velleità o altro, ma di concretezza di pensiero e reale volontà di salvare un Paese che sempre più si avvicina al punto di non ritorno.
Ieri si è tenuta una consultazione popolare in Catalogna che è stata un autentico successo, con oltre 2.230.000 persone che si sono recate alle urne per esprimere un consenso all’indipendenza che ha raggiunto quasi l’81% dei votanti.
Si è trattato di un successo enorme, che testimonia come la strada di far esprimere i cittadini anche in modo informale, inaugurata in Europa dal Veneto grazie al referendum del 16-21 marzo 2014 organizzato da Plebiscito.eu, sia la strada per abbattere i muri delle tirannie di vecchi stati ottocenteschi travolti dal debito pubblico e dalle caste parassitarie, incapaci e profondamente corrotte.
Gianluca Busato ha dichiarato: “In Veneto la sfida è stata ed è ancora superiore, in quanto oltre allo stato centrale si frappone anche la chiara volontà di boicottare il processo di indipendenza da parte dei rappresentanti in Regione, che a differenza della Generalitat di Barcellona, non hanno supportato e aiutato in nessun modo il processo referendario di marzo e oggi cercano di cavalcare l’onda al solo fine di disinnescare una bomba politica che farebbe venir meno la mangiatoia romana alla quale sono molto affezionatiâ€.
“Gli appelli di Zaia e dei suoi alleati – ha continuato Busato – risultano pertanto ipocriti e di fatto mirati a combattere l’indipendenza del Veneto, per mantenere un potere basato sul furto delle tasse dei veneti, grazie alla loro politica collaborazionista e poltronara, garantita con la spremitura del contribuente veneto. La politica della lega nord da 25 anni a questa parte ha portato solo ad affamare ancora più i veneti, mentre i conti correnti dei deputati leghisti si sono ingrossati, spesso in modo poco trasparente, talvolta anche di diamanti e investimenti tanzanici. Per quanto ci riguarda invece, l’iniziativa del referendum di marzo ha portato al voto più veneti che catalani (anche se abbiamo 2,5 milioni di abitanti in meno), portando per la prima volta la questione veneta all’attenzione del mondo intero.
“L’unica via rimasta al Popolo Veneto per ottenere l’indipendenza è pertanto quella indicata da Plebiscito.eu e da Veneto Sì, in quanto il nuovo referendum regionale secondo quanto previsto dalla legge regionale 16 al ritmo di raccolta attuale (76.000 euro sui 14 milioni necessari, ndr) si potrebbe fare nel 2029, quando in Veneto ci troveremo di fronte a un autentico Sahara economico e sociale. La scelta di finanziare un referendum popolare con i soldi dei privati è stata una scelta infame della classe politica regionale, basata su ipocrisia e ignavia istituzionaleâ€.
“Resta pertanto solo la via di un accordo che in cambio della nostra immediata indipendenza veda il pagamento di una parte del debito pubblico italiano in pro quota, nell’interesse di tutte le parti in gioco: il Veneto, che guadagnerebbe dai 20 ai 40 miliardi di euro all’anno di surplus finanziario, l’Italia, che eviterebbe la bancarotta sotto il peso del debito pubblico, e l’Europa, che non crollerebbe in logica conseguenza del default italianoâ€.
Conclude Gianluca Busato: “Per rafforzare tale via, se a marzo saremo ancora sudditi dell’Italia, Veneto Sì si presenterà in alternativa alla lega nord e ai partiti regionali, per ricevere un mandato diretto per ribadire unilateralmente la dichiarazione di indipendenza del 21 marzo e per trattarne le condizioni con le leadership europee e del mondoâ€.
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