Rating sì, rating no. Notizie sì, notizie no
Martedi 3 Aprile 2012 alle 16:24 | 0 commenti
Il 13 febbraio scrivevamo: «In data 10 febbraio Standard & Poor's, dopo averlo già fatto il 19 ottobre 2011, ha ulteriormente abbassato i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine, rispettivamente a BBB- (da BBB) e A-3 (da A-2) e, dopo il Credit Watch negativo del 7 dicembre, le ha assegnato un Outlook negativo...» E, dopo aver sottolineato per ovvia correttezza che «il downgrading è una diretta conseguenza della decisione presa il 13 gennaio di abbassare il rating a lungo e breve termine del debito sovrano dell'Italia ... ricordavamo che « i titoli che hanno un rating superiore a BBB- per S&P (o Baa3 per Moody's) rientrano nella categoria degli "investment grade" (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli "speculative grade" (letteralmente "qualità speculativa" quindi alto rischio, o "titoli spazzatura").»
E questo dopo che Il Giornale di Vicenza l'11 febbraio aveva evidenziato a pagina 11 che «una nuova, pesante, sferzata si abbatte da parte di Standard and Poor´s sulle banche italiane ... L´agenzia taglia così 34 rating dei 37 istituti di credito analizzati ... per effetto del calo del giudizio sul debito dell´Italia effettuato a metà gennaio, per le difficoltà delle banche nel rifinanziamento e del calo degli utili... La mossa di S&P´s non fa distinzioni fra grandi e piccole banche colpendo così Intesa SanPaolo, Unicredit, Mediobanca, il cui rating si uniforma al BBB+ della Repubblica Italiana mentre per il Banco Popolare (per intenderci l'ex popolare di Lodi con Popolare di Novara eccetera, ndr) si scende a BBB-, per Mps a BBB e Unipol a BB.»
E la Banca Popolare di Vicenza, uno dei primi dieci istituti d'Italia e la Banca per antonomasia a Vicenza con migliaia di piccoli risparmiatori che posseggono le sue azioni non quotate? Non pervenuta. In Via Fermi.
Ma ecco che il 17 febbraio sempre il quotidiano vicentino pubblicava «la lista delle banche italiane che hanno subito il declassamento da Moody's» e se da un lato metteva di fatto in guardia i titolari di quote della piccola Banca Popolare di Marostica, compresa esplicitamente nel dettagliatissimo elenco riportato, dall'altro tranquillizzava, implicitamente, gli azionisti della Banca presieduta da Gianni Zonin che nell'elenco di Moody's non c'era, dopo essere ... scomparsa dal downgrading di Standard & Poor's. Ma...
Ma ci è venuta voglia di andare a guardare le carte. Anche se sarebbe bastato consultare il sito dell'agenzia di rating, liberamente accessibile a chiunque vi si registri, abbiamo chiesto a Moody's Europe a Londra. E il suo responsabile Relazioni esterne, con immediata e corretta conferma anche da parte della collega con le stesse mansioni nella Popolare Popolare di Vicenza, ci ha scritto: «La Banca Popolare di Vicenza non è sotto analisi di rating da parte di Moody's in quanto non è nostro cliente».
Se uno volesse proprio ricordare che Roberto Zuccato, che ancora il 3 marzo dà per certo il ritorno della Fiera come cliente importante del GdV dopo le «piccole incomprensioni su qualche articolo», era all'epoca dei "rating sì, rating no" al vertice delle proprietà del giornale come presidente di Assindustria e siedeva nel Cda della Banca vicentina e che ora presidente e referente della proprietà del giornale è Giuseppe Zigliotto, che in quel Cda siede addirittura dal 2003, ci sarebbe da chiedere e da chiedersi come e perché un abbassamento di rating da parte di Standard & Poor's della BpVI viene pubblicato ma senza questo nome e uno della Popolare di Marostica guadagna l'elenco completo delle banche "downgradate" in cui non c'era, perché non ci poteva essere, la Banca Popolare di Vicenza.
Noi abbiamo scritto, come scriveva Standard & Poor's, che il suo downgrading della BpVI, suo cliente, dipendeva anche dal sistema Italia. Non possiamo credere che non sarebbe bastata anche al potente GdV questa completezza d'informazione per mantenere un cliente pubblicitario importante come la Banca Popolare di Vicenza, che deve essere attento anche alla correttezza di informazione verso i risparmiatori visto che opera nel mondo bancario.
A meno che, dopo avere recuperato, con qualche ritocco di articoli, e redazione, un altro cliente come la Fiera, che fa compagnia ai tanti istituzionali e "comunali, come Teatro e Aim, il vertice di Via Fermi non abbia dato credito al taglio secco e immediato di pubblicità bancaria che questo (allora) piccolo mezzo subì solo perché pubblicò anni fa la "mappa dei poteri forti".
Eppure noi allora non facemmo altro che pubblicare i dati della Camera di Commercio, certamente non opinabili come quelli delle agenzie di rating, un altro argomento, questo, che un direttore da quotidiano top e figlio d'arte, dovrebbe saper usare per attenuare, se lo volesse o se dovesse volerlo, l'impatto sgradito di certe notizie.
Piuttosto che pigramente nasconderle o darne di svianti.
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