Querelato e assolto a Vicenza per una sua inchiesta su violenze in una parrocchia di Thiene, venerdì 29 il collega Angelo Di Natale va a processo a Palermo per le sue accuse alla Rai di "pubblicità occulta"
Giovedi 28 Settembre 2017 alle 23:59 | 0 commenti
Come anticipato ("Denunciò pubblicità occulta nel TGR Sicilia e Rai licenzia e "fa processare" a Palermo filia , giornalista noto da noi per inchieste ad inizio 2000 su Canale 68 Veneto"), venerdì prossimo 29 settembre seguiremo l'udienza dinanzi al Tribunale di Palermo che vede imputato il giornalista Angelo Di Natale e abbiamo anche chiesto l'autorizzazione a video riprenderne le fasi. E ciò sia per il legame del giornalista con il nostro territorio sia per l'importanza dei temi oggetto del dibattimento: cos'è informazione, la distinzione dalla pubblicità , i tanti problemi e le tante ombre di un'azienda pubblica come la Rai, la missione del servizio pubblico radio-tv finanziato dai cittadini.
Nella nostra intervista lo stesso Di Natale ha chiarito il senso e i termini dell'imputazione che lo riguarda, ma può essere utile entrare di più nel merito, considerato che il "corpo del reato" di cui è accusato è un esposto da lui firmato ed inviato ai vertici Rai, agli organi di controllo e alla magistratura.
Nel Vicentino, tra i tanti casi sollevati dal giornalista siciliano nelle sue innumerevoli inchieste negli anni 2003-2004, oltre alla quasi quotidiana denuncia delle commistioni di interessi privati nella politica urbanistica e nelle speculazioni edilizie come nel caso "Cotorossi", fece scalpore quello datato 2004Â degli abusi, fisici e sessuali, in una parrocchia di Thiene.
Di Natale, in quel caso come andò a finire?
Quegli abusi sono rimasti "presunti" anche perché l'inchiesta penale che avrebbe dovuto accertarli, aperta solo in seguito ai miei servizi, rimase nel limbo delle indagini "teoriche". Ci volle un libro di Marco Milioni "Mani d'Angelo", pubblicato circa otto mesi dopo, quando peraltro io non ero più in Veneto, a fare chiarezza sull'insabbiamento di quelle indagini. Infatti il Tribunale di Trento, pronunciatosi successivamente in seguito alla querela promossa da un magistrato e da un capitano dei carabinieri contro di me e contro Marco Milioni, definì quel fascicolo una sorta di "sommergibile" rimasto in immersione, mentre avrebbe dovuto essere uno strumento di navigazione alla luce del sole per potere "vedere" i fatti e accertarli. Io fui assolto.
Di Natale, ci risiamo: anche a Vicenza collezionò querele...
No, nel periodo di mia permanenza, con centinaia e centinaia di servizi di forte denuncia, mai una querela. Dopo che ero andato via, ne ricevetti una (e ovviamente apprezzai il coraggio!) per via, come ricordavo, del libro scritto da Marco Milioni, bravissimo giornalista tra i pochissimi dalla schiena dritta che mi sia capitato di conoscere nel mio periodo vicentino, il quale aveva ripreso i miei servizi raccontando il seguito e scoprendo quello che poi il Tribunale avrebbe definito il "fascicolo-sommergibile". Io fui assolto e anche la sostanza del libro di Milioni che si chiedeva che fine avesse fatto quell'inchiesta è risultata pienamente confermata.
Ora invece è sotto accusa per avere denunciato il fenomeno della pubblicità occulta nella Rai e la gestione della redazione di Tgr Sicilia da parte dell'allora capo redattore, oggi direttore, Vincenzo Morgante. Ha detto che il "corpo del reato" è un esposto. Contiene falsità ?
No, "purtroppo", non contiene falsità e dico "purtroppo" con sincera convinzione, in quanto avrei preferito sbagliarmi (ma ero e sono certo di ciò che ho scritto, anzi che ho dovuto scrivere dopo essermi sbattuto a lungo contro un muro di gomma) e magari pagare per questo, sapendo però da cittadino di contare su una Rai pulita, piuttosto, che dovere prendere atto che invece la realtà del servizio pubblico, o quanto meno di alcune aree e zone d'ombra al suo interno, è veramente triste...
Ma cosa scrisse nell'esposto?
Sostanzialmente due cose. La prima è che "il prodotto informativo - al di là di ogni opinabile valutazione di merito - molto spesso, in centinaia di casi, si presentava, ictu oculi, viziato da evidenti interessi privati, in gran parte di natura economica e commerciale, in violazione dei criteri più elementari della comune deontologia giornalistica e, in misura ancora più grave, dei doveri propri dell'informazione del Servizio pubblico e dei principi del Codice Etico che vincolano in modo cogente tutti gli "Esponenti Aziendali" . Aggiungevo che "queste innumerevoli violazioni macchiano pesantemente il prestigio e l'immagine della Rai e ledono profondamente la dignità della redazione (e di ciascun suo componente), la quale, complessivamente, concorre al prodotto informativo assumendone collettivamente, agli occhi del pubblico, la paternità professionale, culturale e morale. L'elenco dei casi - annotavo - in cui sia ravvisabile il reiterato perseguimento di interessi privati, del tutto estranei - ed anzi in contrasto - con quelli propri dell'informazione e, segnatamente, del Servizio pubblico, sarebbe molto lungo". Quindi facevo alcuni esempi.
E quali, ce li può ricordare?
Certo, attingo all'esposto, il fascicolo è disponibile per tutti, il dibattimento è pubblico. Il periodo di riferimento va da ottobre 2003 ad aprile 2011, considerato che l'esposto è del 2 maggio di quell'anno. Un periodo di poco più di sette anni. In tale periodo nell'esposto rilevo che i benefici di promozione commerciale offerti, all'interno di quelli che dovrebbero rigorosamente essere spazi informativi, ad una sola impresa vinicola prescelta tra le tante del settore in Sicilia, nel mercato pubblicitario valgono diversi milioni di euro. E che l'allora capo redattore per quest'azienda vinicola che gli sta tanto a cuore, è arrivato a spendersi di persona, mettendoci la propria faccia e la propria immagine, perfino in programmi Rai non rientranti nella competenza e nella responsabilità della redazione da lui diretta. Osservavo che una parte della puntata di LineaVerde trasmessa da RaiUno il 23 agosto 2009 era dedicata al vino siciliano. In essa sono intervistati due produttori siciliani. E chi tra i tanti possibili? Giacomo Rallo e Antonio Rallo! E come se non bastasse, pochi secondi dopo, appariva in video proprio Morgante, il quale, nella sua qualità di caporedattore, esaltava il vino siciliano e spiegava che Rai Sicilia se ne occupava spesso in quanto risorsa del territorio. Peccato che, comunque si voglia valutare questo tipo di scelte nell'informazione territoriale del Servizio pubblico, i produttori di vini citati e intervistati dalla Tgr, e direttamente beneficiati dallo spot recitato dal caporedattore in persona all'interno di Linea Verde, programma a diffusione nazionale, fossero sempre i soliti!
Ma prima di presentare l'esposto non ha cercato di porre il problema all'attenzione in redazione?
Certo che si. L'ho fatto in tutti i modi, per almeno un anno e mezzo, parlando con diversi colleghi, scrivendo decine di e-mail alla redazione, parlandone in varie riunioni ed assemblee.
Risultato?
Zero. La paura in alcuni, la scelta di lucrare la fedeltà al capo in altri hanno fatto sì che due terzi della redazione si schierassero con il capo redattore, contro l'evidenza dei fatti
E l'altro terzo?
Mi ha sostenuto, si è battuto con me ed ha anche pagato un prezzo alto, ma l'esito era segnato dai rapporti di forza...
Ma questi servizi erano stati fatti o no?
Ma, certo che si.
E i vertici della Rai?
In un pirandelliano ribaltamento della realtà , è stata ignorata l'evidenza, è stata mistificata la realtà sotto gli occhi di tutti ed è stato concluso che era tutto ok.
Quei servizi andavano bene alla Rai nei propri tg?
Quelli sui vini Rallo non sappiamo, perché la Rai, piegata dai suoi vertici verso il più forte dei due contendenti (è notorio che Morgante, difatti successivamente promosso da capo redattore a direttore, già allora sostenuto da alte gerarchie del Vaticano, Opus Dei, nonché pezzi di potere politico ed economico, può contare sull'amicizia quasi filiale di Sergio Mattarella) organizzò un finto Auditing solo su un caso di pubblicità occulta, quello per i 24 servizi ad un'azienda dolciaria di Castelbuono, la Fiasconaro specializzata in panettoni. Si affidò ad un proprio consulente, un'agenzia che valuta l'efficacia dei messaggi pubblicitari (che nulla c'entra con la capacità di sapere distinguere l'informazione dalla pubblicità , materia di organismi indipendenti come l'Ordine giornalisti, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato o l'Autorità garante delle comunicazioni) la quale rilevò nei 24 servizi sui panettoni ben 53 citazioni del marchio commerciale, ma concluse comicamente che .... "non era pubblicità occulta". Forse voleva dire che era pubblicità palese, ma non ci è dato sapere! La Rai ha concluso che era tutto regolare e il caso si chiuse li.
Sui vini quindi nessuna indagine interna?
No, nessuna indagine.
Ma dei 24 servizi sui panettoni si parla nell'esposto?
Si, certo, scrivo che nello stesso periodo 24 servizi sono stati dedicati da Tgr-Sicilia ad un'impresa dolciaria, la Fiasconaro di Castelbuono (Pa) la cui produzione di panettoni artigianali, una delle tante in Sicilia e in Italia, è stata esaltata dalla Rai con una media di quattro, cinque, servizi l'anno: il titolare Nicola Fiasconaro risulta intervistato e/o citato 15 volte. Di contro, imprese siciliane storiche le quali, in questo settore, sono molto più rappresentative del territorio e conosciute in tutto il mondo, peraltro assidui clienti Sipra, non sono mai state neanche citate in alcun servizio, al punto che a qualche ignaro giornalista della Tgr sono pervenute vibrate lagnanze per questa condotta responsabile di una grave distorsione del mercato e della libera concorrenza, oltre che lesiva della credibilità e dell'immagine etica della Rai. E' il caso di Giuseppe Condorelli, titolare dell'omonima impresa dolciaria, cliente storico della Sipra, della quale Rai Sicilia si è occupata, per la prima volta in un servizio d'informazione, solo nel mese di aprile 2011, dopo che il caso Fiasconaro aveva suscitato indignate proteste in redazione e un procedimento dell'Internal Auditing e dopo che il settimanale L'Espresso ne aveva fatto oggetto di un proprio articolo dal titolo "Cannoli e marchette". Ovvio che anche il servizio sulla Condorelli - chiarivo nell'esposto - avente inevitabili effetti di promozione commerciale di un'impresa economica privata, possa non apparire esempio di qualità dell'informazione, ma, chiaramente esso è stato un piccolo, tardivo e fuorviante "risarcimento" finalizzato a tacitarne la denuncia. Anche nel caso della Fiasconaro, sulla base dei prezzi di mercato, lo spazio di promozione commerciale, offerto da Morgante all'interno dei tg e delle rubriche d'informazione, equivale, com'è intuitivo, a milioni di euro. L'esposto descrive poi le connessioni, gli intrecci e i rapporti anche di parentela che si evidenziano in relazione a non pochi servizi realizzati e trasmessi da Tgr Sicilia. L'elenco sarebbe troppo lungo. Tra le tante cose, segnalavo che il 6 maggio 2008 l'azienda Fiasconaro presenta al Cibus di Parma, nella sala conferenze del padiglione 8, un nuovo suo prodotto commerciale, il dolce al radicchio rosso, e lo promuove, legittimamente nell'ambito dei suoi interessi di impresa privata, attraverso un incontro, organizzato in collaborazione con Feedback, agenzia di pubblicità e marketing d'impresa, e moderato da un giornalista d'eccezione... il caporedattore di Rai Sicilia Vincenzo Morgante. Annotavo: "a parte l'evidente scempio d'immagine dell'informazione del Servizio pubblico, dell'intera redazione Tgr-Sicilia e di ciascuno dei suoi componenti - che un intervento di questo tipo del caporedattore, svolto e annunciato nella sua qualità dal sistema della comunicazione commerciale ha comunque provocato - sarebbe utile accertare se Morgante sia stato, e da chi, autorizzato e se, addirittura, abbia reso quella particolarissima prestazione in orario di servizio e a spese dell'Azienda...".
Ne sarà nata un'indagine serrata e rigorosa...
La Rai ha preso per buono che Morgante avesse dichiarato di non avere mai moderato quell'incontro (nonostante ancora oggi in rete sia visibile la locandina dell'evento, se qualcuno avesse ordito un complotto contro di lui,io al suo posto l'avrei denunciato!) e che, comunque, "quel giorno non era in servizio". Poiché può capitare che a qualche pentola manchi il coperchio, un articolo, ancora oggi visibile in rete, pubblicato da un'associazione culturale, racconta che quel giorno una delegazione di tale associazione partecipò a quella conferenza sul panettone al radicchio rosso moderato da Morgante al quale, addirittura, quella delegazione pose alcune domande e le riferisce, insieme alle risposte che diede l'allora capo redattore di Tgr Sicilia. Ma Morgante ha una parola sola, sicché continua a sostenere (ed anzi anche su questo elemento mi ha denunciato per calunnia) che egli non moderò quella conferenza. Ma...
Ma?
In udienza, alla domanda se conoscesse la presidente di quell'associazione che l'aveva interrogato al Cibus di Parma dinanzi ai panettoni in mostra al radicchio rosso dell'azienda Fiasconaro, Morgante rispose di sì. E di averla incontrata una sola volta.
E dove?
Al Cibus di Parma, il 6 maggio 2008, padiglione 8, conferenza di presentazione del panettone al radicchio rosso...
Allora ha ammesso?
Per nulla. Era presente ma - precisò con perentoria certezza in Tribunale dinanzi al giudice e al pubblico ministero - non moderò affatto quell'incontro.
Diceva che sono due i temi dell'esposto...
Si, in effetti il primo, quello sul prodotto editoriale, sarebbe ancora molto lungo e proietta l'ombra di conflitti di interessi e di una forma di "parentopoli" in un certo numero di servizi trasmessi da Tgr Sicilia, sempre sul filo di determinati intrecci, contro il diritto degli utenti i quali, visto che pagano il canone, dovrebbero essere seriamente informati.
Un esempio?
Sono tanti, potrei citare i 23 servizi dedicati da Rai Tgr alla Facoltà teologica di Sicilia nella quale Morgante contemporaneamente insegnava.
All'insaputa della Rai?
No, per niente! O almeno così devo dedurre visto che su questo punto ha rettificato il mio esposto, precisando, al tempo dell'Auditing nel 2011, che "non aveva insegnato" ma insegnava "tuttora" in quella cosiddetta facoltà teologica. Di recente ho rilevato che questo incarico non è indicato nel c.v. disponibile sul sito della Rai di cui da quattro anni è direttore Tgr.
Pentito?
Lui non credo, forse chi prima lo autorizzava si! Ma passiamo al secondo tema dell'esposto...
E quale è ?
La gestione discriminatoria della redazione a danno dei giornalisti "colpevoli" di adempiere ai loro doveri contrattuali in condizioni di critica e responsabile autonomia intellettuale e professionale e indisponibili ad offrire un servile, incondizionato e irresponsabile sostegno al caporedattore in ogni sua scelta o interesse. Elenco diversi casi la cui ratio comune è una gestione non funzionale al superiore interesse del prodotto giornalistico, della redazione, della testata, dell'azienda e della comunità degli utenti ma, al contrario, è asservita ad una logica punitiva verso chi in redazione non si piega o dissente dalle scelte discutibili che abbiamo visto e premiale verso chi invece le sostiene e le asseconda.
Come sta vivendo questa situazione e che riflessi professionali ti ha determinato, al di là del licenziamento?
La vivo con lo spirito delle tante battaglie ideali che nella vita può capitare di combattere ed io purtroppo non so proprio tirarmi indietro. Pago un prezzo molto alto in termini di fatica e di costi personali, ma sono ricompensato dalla soddisfazione morale di non avere mai avuto la tentazione di desistere da una battaglia di civiltà e di dignità che porterò avanti fino alla fine. Ho dovuto vivere anche durissime rinunce professionali perché in questi anni l'editoria tradizionale ha avuto un forte declino e perché questa battaglia, che comprende molti fronti e non solo questo processo, mi impegna molto. Ma va bene così....
Che dire a chi fa giornalismo come proviamo a fare noi? Continui così, sempre di... più-
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