Psi a S. Corona con "Torniamo a scuola": tutti? C'erano Nencini, De Menech, Centinaio, Rossi, Di Riso, Blundo. E tanti precari con Coviello a moderare
Lunedi 28 Settembre 2015 alle 21:31 | 2 commenti
Si è svolto oggi ai Chiostri di S Corona il convegno "Torniamo a scuola" organizzato dal nostro collega (come insegnante) Luca Fantò, che nelle sue vesti di coordinatore regionale PSI scuola del Veneto oltre che di segretario provinciale del Psi PSE di Vicenza, ha avuto il merito di mettere coraggiosamente intorno al tavolo di confronto esponenti di diverse forze politiche su un argomento a dir poco scottante come la riforma della scuola, per alcuni "La buona scuola", per altri la perpetuazione di approcci che non mettono al centro dello sviluppo integrato del Paese l'istruzione e la didattica.Â
Oggi comunque il settore scuola del Psi del Veneto è riuscito a far venire a Vicenza da tutti Italia per affrontare una discussione realmente aperta e democratica "personaggi" come Riccardo Nencini (senatore e vice ministro alle Infrastrutture del PSI), Gian Marco Centinaio (capogruppo al Senato della Lega Nord), Roberto De Menech (onorevole e segretario regionale del PD oltre che componente della VII Commissione, quella dell'Istruzione), Luigi Rossi (segretario nazionale della FLC CGIL Federazione Lavoratori della Conoscenza), Mariateresa Di Riso, responsabile nazionale scuola (SEL) e, pur se arrivata appositamente da Roma ma in forte ritardo, Enza Blundo (senatrice del Movimento 5 Stelle).
Un confronto difficile e per lo più divergente quello affidato al moderatore della serata, il nostro direttore Giovanni Coviello, in cui è parso che si è pensasse più a procedere sulla propria linea politica che ad accogliere spunti e richieste di approfondimenti e chiarimenti su tematiche poste da un pubblico che ha riempito la sala, "arricchita" anche dalle presenze di Giancarlo Volpari, responsabile nazionale scuola del Psi, Chiara Pavan, segretaria cittadina uscente del PD, Ennio Tosetto, consigliere comunale e provinciale del Psi, Gianni Rolando, storico dirigente del Pd, Giuseppe Mattiello, Coordinatore PSI P.S.E. di Vicenza, ecc.) .
Ma il pubblico più interessato e più numeroso era, ovviamente, costituito da insegnanti che sono arrivati a Vicenza non solo dal Veneto ma anche dalla Lombardia (la registrazione completa del convegno dibattito a cura di VicenzaPiu.Tv sarà disponibile on demand entro domani sera per ulteriori riflessioni a freddo su VicenzaPiu.com e sulla pagina FB VicenzaPiù Quotidiano Web, ndr).
Dopo una breve presentazione di Fantò, che ha sottolineato le questioni ancora controverse e irrisolte della legge 107/15, riconoscendo però anche alcuni aspetti positivi della riforma, come gli investimenti nell'edilizia scolastica e l'assunzione dei docenti, dato che «la precarietà del corpo docente è precarietà nell'insegnamento», ciascun relatore si è focalizzato sulle varie tematiche d'interesse proposte prima dal direttore Coviello, poi da una sala sempre più animata (e animosa).
Nencini ha esposto la sua posizione favorevole «sui fondi e le risorse destinate dalla riforma alle istituzioni scolastiche, mai come ora in termini finanziari», così come sull'attenzione riservata ai precari, che si è tradotta in un elevato numero di assunzioni. Un aspetto che, invece, Centinaio ha criticato pesantemente, affermando che «si è trascurata la didattica e si è favorita solo una parte di docenti - intendendo quelli delle graduatorie ad esaurimento, GAE - a scapito di coloro che insegnano nelle scuole da anni - intendendo quelli delle graduatorie di istituto - e che non sono rientrati nel piano straordinario di assunzioni per lo meno in questa fase». Rossi, del sindacato, ha sottolineato come permanga un rapporto sperequato tra istruzione, formazione e lavoro, che questa riforma non risolve, oltre a «contenere elementi anticostituzionali, poiché attacca il contratto di lavoro, i lavoratori stessi, siano precari o stabilizzati, e la collegialità delle attività scolastiche». Inoltre Rossi ha ricordato come il rapporto italiano tra il Pil e le spese sulla conoscenza siano tra i più bassi in Europa. Un aspetto ripreso anche da Mariateresa Di Riso, che ha ribadito la necessità di investire nell'istruzione, soprattutto nei momenti di crisi o staticità economica. Una legge, secondo la Di Riso, «in cui manca il confronto con la pedagogia, se solo si analizza l'approccio sciocco alla valutazione in essa contenuto, che dimentica la formazione degli adulti, la cosiddetta formazione permanente, che non vengono nemmeno presi in considerazione, e che non mette al centro lo studente». A difendere il lavoro del governo ci ha provato, otre a Nencini, soprattutto De Menech, non senza reazioni negative del pubblico in sala poco propenso a ricordare su invito del politico stesso che il governo ha messo mano a situazioni vecchie ed ereditate dal passato. Il deputato del PD ha, infatti, posto al centro del suo discorso il difficile impegno dell'esecutivo nel «mettere insieme l'organizzazione del sistema con la conoscenza e, quindi, l'ottica della stabilizzazione dei docenti come rinforzo dell'organizzazione». Dopo oltre due ore in cui il Psi ha avuto il merito di dare spazio alle voci degli insegnanti e alle varie posizioni politiche e che qui è difficile sintetizzare per cui rinviamo al video completo, è intervenuta anche la senatrice del M5S arrivata, sia pure apprezzabilmente, solo sul filo di lana.
Qualcuno dei presenti, però, alla fine, ha commentato che alle delicate questioni poste dal moderatore dell'incontro e, soprattutto, dai precari insoddisfatti, per lo meno quelli esclusi ma da recuperare al servizio della scuola, non è stata data risposta e che, quindi, rimangono ancora confusioni e incertezze. Forse perché in realtà alcuni esponenti presenti non sapevano bene di cosa si stesse parlando ma forse anche perché, ha osservato De Menech, umanamente presi dai propri problemi, anche gli insegnanti precari presenti non hanno fatto uno sforzo di... astrazione verso il cosiddetto bene comune.
Al nostro direttore è rimasto il compito di chiudere la serata con una triste considerazione: «incapace com'è di programmare l'interazione tra le varie realtà , in questo caso quelle della scuola e del mondo produttivo e scientifico, la nostra Italia si perde ai vertici politici in discussioni importanti ma frammentarie e nel frattempo perde la proprietà e la focalizzazione sulle politiche di sviluppo nazionale di aziende che con le relative tecnologie sarebbero lo sbocco di chi acquisisce conoscenza. Come è avvenuto per la Telecom per la fibra ottica e per la Breda per i treni veloci... E così i cervelli italiani vanno anche loro all'estero rimpiazzati solo molto parzialmente da "immigrati" culturali, in un mondo globale in cui ora siamo in posizioni di retrovia».
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